Critica Sociale - Anno XXI - n. 14 - 16 luglio 1911

CRITICA SOCIALE 223 possibile controllare quanti di questi organizzali stia- no veramente sul terreno della lotta di classe; i dati per gli Stati Uniti, l'Ungheria, la Serbia, la Roma- nia, la Spagna non riguardano che gli organizzati aderenti alle rispettive Confederazioni nazionali del lavoro, e sono inferiori al vero. Il movimento sinda- cale non è, infatti, uniforme nella maggior parte dei paesi; nei Paesi Bassi, in Danimarca, in Isvezia, in Finlandia, in Germania, in Austria, in Ungheria, in Bulgaria, in Isvizzera, in Italia, in Spagna, negli Stati Uniti, accanto all'organizzazione nazionale, ade- rente al Segretariato internazionale, esistono altri Sindacati e centri nazionali, il più spesso antagonisti a quella, e designati nei Rapporti coi nomi di Sin- dacati cristiani, cattolici, liberali, anarchici o gialli. Gli operai organizzati nelle rispettive Confedera- zioni del lavoro erano oltre 6 milioni nel 1909, contro 5,94 milioni nel 1908, esclusa la Romania; nel 1904' erano stati soli 2,33 milioni (per 12 paesi). Il mag- gior numero di confederali è offerto dalla Germania (1,8 milioni), dagli Stati Uniti (1,7 milioni), dall'In- ghilterra (703.091), dall'Austria (415.256), dall'Italia ‘(359.383), dalla Francia (357.764), dalla Svezia (108.079), dal Belgio (102.511), dall'Ungheria (85.266). Il Rapporto fornisce anche i dati sulle finanze dei Sindacati di 15 paesi (14 nel 1908), per un numero totale di 5,12 milioni di organizzati (5 milioni nel 1908). Mancano i Rapporti della Francia, del Belgio, della Romania, della Spagna, degli Stati Uniti. Ne- gli altri 15 paesi, le organizzazioni ebbero, nel 1909, una entrata complessiva di oltre 165 milioni di franchi (158 milioni nel 1908), una spesa di 149 milioni (137 milioni nel 1908), e, a fine d'anno, possedevano com- plessivamente un patrimonio di circa 230 milioni di franchi (223 milioni e mezzo nel 1908). La Germania, l'Inghilterra, l'Austria rappresen- tano la maggior parte delle entrate, delle spese e del patrimonio. - Le organizzazioni tedesche ebbero 74 e mezzo milioni di entrata, 67 di spesa, e ne hanno 65 di patrimonio; le organizzazioni inglesi (le 100 principali soltanto) un'entrata di 62 milioni; una spesa di 51 e un patrimonio di 141 milioni di fr.; quelle austriache, rispettivamente, 8,8 milioni, 8,6 milioni, 10 milioni di franchi. Seguono la Svezia con 6 e mez- zo milioni di fr. di entrata, la Danimarca con quasi 5, la Norvegia e i Paesi Bassi con meno di 2, Un- gheria e Svizzera con circa I e mezzo milioni di franchi d'entrata. Anche questi dati non sono, però, affatto completi. Circa le spese, che sono un indice degli scopi, che le organizzazioni si propongono, risulta dal Rap- porto che. i detti 15 paesi spesero, nel 1909, comples- sivamente, più di 72 milioni di franchi in sussidi, e, tra questi, quello di disoccupazione assorbì quasi 28 milioni e quello di malattia più di 26 milioni di franchi. Gli scioperi costarono, nello stesso anno, alle organizzazioni di 14 paesi — esclusa cioè, oltre agli altri 5, anche l'Ungheria, — quasi 26 milioni di franchi: la stampa professionale e le biblioteche (14 paesi) 5,36 milioni di fr.; la propaganda, i Congres- si, ecc. oltre 17 milioni: l'amministrazione più di 26 e mezzo milioni di franchi. L'organizzazione operaia internazionale ha fatto, dunque, un nuovo passo nel 1909, e la « Nuova In- ternazionale n estende sempre più la sua sfera d'in- fluenza e conquista sempre nuovi paesi. E, per quan- to, come si è ricordato, esistano, nella maggior parte dei paesi, correnti ostili, il movimento operaio segue, in grande maggioranza, certe direttive comuni e una determinata tattica; nella maggior parte dei paesi, si riconosce la necessità di un sempre crescente ac- centramento della organizzazione operaia, e già ora gli organizzati, nei vari paesi, si raccolgono in or- ganizzazioni nazionali di mestiere o di industria e in organizzazioni generali nazionali, simili alla no- stra Confederazione del Lavoro, a Inc volta raccolte intorno al Segretario Internazionale. Certo che que- sto processo di unificazione nazionale e internazio- nale del proletariato è ancora lontano dall'essere compiuto. Però, secondo il Rapporto, degli organiz- zati nel 1909, 8,76 milioni erano soci di Federazioni, e i soci paganti al Segretariato internazionale, che ammontavano a soli 2 milioni nel 1903-904, sono, nel 1909-910, saliti a 5.664.000. Il 1909 fu anche un anno che mise fortemente alla prova la solidarietà internazionale. Il grande sciopero generale di Svezia indusse il Segretariato a promuo- vere, il 3 luglio 1909, una sottoscrizione internazio- nale a favore dei colleghi svedesi. Le somme raccolte toccarono i 2,66 milioni di corone, di cui, come è noto, 1,16 milioni dati dalla Germania, 484.525 dalla Danimarca, 384.317 dalla Norvegia, 237.630 dalla Sve- zia, 174.252 dagli Stati Uniti. L'Italia, colle sue 773 corone, viene dopo la Spagna e appena prima della Russia, della Bulgaria, della Rhodesia, del Oueen- slanci! L'Internazionale operaia ebbe dunque, nel 1909, la sua sanzione positiva, la quale ha dimostrato co- me il movimento operaio — per quanto, in qualche paese aderente al Segretariato Internazionale, come in Austria, sia diviso, in questi ultimi anni, in Gruppi nazionali ostili — si sente sempre più internazionale e mira sempre più all'emancipazione di tutto il pro- letariato. L'esercito della nuova Internazionale non è arri- vato però tutto alla medesima tappa, e il Rapporto è interessante come documento storico delle varie fasi percorse dall'organizzazione operaia. Mentre, nei paesi del Nord, l'organizzazione ha raggiunto un alto grado di sviluppo e ha superato le malattie infantili; nei paesi industrialmente nuovi, essa si dibatte ancora nelle incertezze dell'inesperienza sin- dacale. E, in questi paesi, l'autorità interviene di regola apertamente in difesa del patronato e ai danni della organizzazione proletaria, come già in Inghil- terra all'epoca dell'infanzia sindacale, e da noi pri- ma del '98. Così in Ungheria, mentre alle organizza- zioni operaie si vieta di pagare sussidi agli operai scioperanti o serrati e di intervenire nelle trattative per la fissazione delle condizioni di lavoro, « salvo che il Consiglio della Lega sia a ciò autorizzato, per lettera, dai soci e dai padroni e previa comunicazione alla polizia »; mentre il Governo autorizza la polizia a entrare, in ogni momento, nei locali del Sindacato, a controllare la contabilità e la Cassa, ad appurare se l'attività delle Federazioni e delle Sezioni sia strettamente conforme agli Statuti; mentre il Mini- stero del commercio impiegò tre anni a esaminare gli Statuti dei Sindacati operai sottoposti alla Sua approvazione, per ritornarli con domande di modi- fiche, nel senso più sopra accennato; le organizza- zioni padronali, in base ai loro Statuti, immediata- mente approvati dal ministro, hanno la facoltà di dettare a volontà le condizioni di lavoro, di orga- nizzare serrate, di creare Casse di resistenza contro gli scioperi e di imporre gravi penalità ai soci che non eseguiscano tutti i deliberati e i provvedimenti anti-proletari, presi dalla Centrale padronale. Il Rap- porto della Romania parla esso pure di persecuzioni del Governo contro le organizzazioni operaie e di fe- roci repressioni del movimento dei contadini nel 1907, durante il quale anno vennero uccisi, secondo il Rapporto, 15.000 contadini. Anche il Rapporto del- . la Spagna ricorda le feroci repressioni del Maura la eterna paura del Governo, che vede in ogni mo- vimento operaio un movimento rivoluzionario. Nei paesi, invece, dove l'organizzazione operaia • è più progredita e si è conquistata il diritto legale o di fatto alla vita, anche il patronato è fortemente or- ganizzato e i conflitti economici, come in Svezia, in Germania, in Inghilterra, sono vastissimi. Ma, anche in questi paesi, le classi capitaliste cercano di col- pire le organizzazioni, o attraverso ai giudici, come negli Stati Uniti, o mediante riforme della legge penale, conio quelle proposte in Germania e contro le quali ha protestato il recente Congresso tedesco della Resistenza. La storia del movimento operaio dimostra che le repressioni e le violenze non pos- sono arrestare questo fatale movimento del prole- tariato; ma la storia non è affatto maestra della vita e, ogni volta che l'organizzazione operaia si inizia in un nuovo paese, o quando l'azione diretta padro- nale non basta a vincere la resistenza operaia, si ri- pet.ono gli stessi inani tentativi da parte delle classi dirigenti, che pensano di distruggerla o di domarla, servendosi della forza dello Stato di classe. Di ciò è nuovo documento interessante questo 7° Rapporto del Segretariato Internazionale. P.

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