Critica Sociale - Anno XXI - n. 14 - 16 luglio 1911

21{i • CIAITICA SOCIALt è estremamente malagevole fra i piccoli proprietari, che l'indole individualistica del lavoro separa, isola, rende indipendenti fra loro. La maggiore difficoltà dee soltanto persuaderci a una altrettanto maggiore intensità di sforzi. Anche qui l'organizzazione è il porro unirai imprescindibile; solo da essa si formerà l'humus, in cui la propagan- da e la coscienza di classe possono attecchire e dar frutto. Se ogni propaganda socialista dee tendere a dare alle classi interessate la possibilità di una politi- ca loro propria, come riescirvi senza un organismo che, dai cozzanti interessi dei singoli, susciti e faccia trionfare l'interesse di tutti? Un lavoro paziente vuol essere, tutto d'ago, desti- nato pur troppo a fallire, se non lo fiancheggi e fran- cheggi la fiducia, che i compagni, luogo per luogo, sapranno inspirare e mantenere. E non abbiamo mo- delli, su cui ricalcare. Dicevo in una mia Relazio- ne (I), destinata a un Congresso... ancor di là da venire: « il mio schema non ha altra pretesa che di avviare, fra socialisti, una discussione concreta ». • L'organizzazione, è intuitivo, non può essere di resistenza. Contro chi la farebbero i piccoli proprieta- ri? Contro sè stessi? contro lo strozzinaggio? contro il Governo? Nel primo caso, l'assurdo è palese; la seconda ipotesi è un'ingenuità: la terza esorbita dal quadro, rientra nell'azione generale politica. L'organizzazione economica fra vignaiuoli deve, di necessità, per formarsi, prescindere da pregiudiziali politiche e religiose. Se farà una politica socialista, riprodurrà in se stessa la rachitide dei Circoletti. Pu- re, un'anima politica, deve pure averla, se non vuol essere condannata alla sterilità. Qui è il groppo da superare. E non si supera, dovunque, ad un modo. Ogni plaga ha sue esigenze peculiari. Le condizioni reali della piccola proprietà, varie da regione a regione, quasi da Comune a Comune, sono avvolte dal buio. Chi ci darà una statistica semplice, esatta, completa? Non certo il partito socialista; non ne avrebbe i mezzi. Quanto è il debito ipotecario che schiaccia la piccola proprietà? come ripartito? Perciò Francesco Anialeis, nella Stai Relazione al «IV Congresso dei lavoratori delta terra », invocava l'istituzione, presso la sede 'est ali' della Federazione, di un Ufficio speciale, che ,illestisse e elaborasse tutti gli elementi onde si compone il problema della piccola proprietà terriera lavoratrice. Fu un cantare ai sordi! Eppure vi è un'istituzione che potrebbe tentare: alludo all'Umminuriu. Per farlo, ella ha un gran motivo: la disoccupazione, nelle nostre piaghe, non nasce da mancanza di lavoro, ma da insufficienza di guadagno. Il salariato industriale migra da paese a paese; la thiidilà del suo lavoro crea l'equilibrio. Il lavoratore piccolo proprietario è legato al suo pezzo di terra, come all'utero il feto. Per esso l'e- migrare è fuggire, è rinunciare alla patria per sem- pre; per la patria, è perdere definitivamente un figlio, un lavoratore. 30 Conclusione. E chiudo ringraziando ancora una volta Filippo Turati di aver dato — coll'aprirmi le colonne della sua Rivista — consacrazione ufficiale all'importanza di un problema, che a me sembra fra i più vitali. (1) Pubblicata nel 0011000 di Asti. I piccoli proprietari lavoratori — falange innume- revole — vogliono vivere; hanno diritto di vivere; e non come bruti. -Il partito socialista li ascolti; non tema di offuscare la vergine purezza dei principi. Se questo esso non sa osare, i preti mieteranno il suo campo; il Belgio è là, che ammonisce. E il proletariato industriale rifletta che il /crumiro — quello indigeno, almeno — è dato quasi sempre dalla piccola proprietà; ed è naturale. Finchè essa non riesca a sfamare chi la bagna (lei suoi sudori, finchè nessuno vi educhi i sensi di solidarietà di clas- se, che essa, abbandonata a sè, non può germinare, il krumiro sarà il suo frutto naturale; gli incettatori di krumiri vi faranno cuccagna. É la vendetta delle cose! Mescoliamo, confondiamo anche questi lavoratori con tutti i lavoratori; anche questi sfruttati con tutti gli sfruttati del capitalismo. Infondiamo a tutti un'a- nima sola. (Male opera più schiettamente socialista di questa, DOtt. GIULIO PUGL1ESE. Postilla. Il dott. Pugliese lui perfettamente ragione di rammentare e di lamentare. .Le parole, con le quali -- è quasi un ventennio! — illustravamo quel pro- gramma francese, di origine ortodossa non sospet- ta (le bozze ci erano mandate da Paolo Lafargue), se oggi le riproducessimo, forse parrebbero nuove; così poco fu corrisposto a quei desideri. Ercole quasi per intero: Sembra .che, di regola, il movimento socialista si sviluppi dapprima nelle nazioni e 'nei centri indu- striali; il suo incremento segue l'incremento delle industrie, ed è solo quando la propaganda s'è for- tificata in mezzo agli operai, ch'essa volge l'ecceden- za, a così dire, delle sue forze alla conquista dei la- voratori dell'agricoltura. Questo avviene oggi parti- colarmente in Germania ed in Francia. Ma, in paesi dove l'economia rurale conserva la prevalenza sulla economia dello fabbriche, la pro- paganda socialista può anche tenere un cammino, se non inverso, diverso. L'America del Nord, l'Irlanda, sotto qualche rapporto la stessa Russia, l'Olanda e la Rumenia, ce ne danno, a loro volta, la prova. La teoria della nazionalizzazione del suolo s'è diffusa rapidamente nel continente- americano, e di là é rim- balzata pure in Inghilterra, dove acquista ogni gior- no nuovi e più animosi apostoli. Non già che il « socialismo agrario » — come lo si qualifica — sia qualcosa di diverso, in essenza, dal socialismo che chiameremo industriale. La ra- gione, il fondamento, dell'uno e dell'altro, è, in so- stanza, uno solo. L'antagonismo delle classi, lo sfrut- tamento e il parassitismo non mutano di ststanza perché si presentino in forma di salario in natura, anziché di salario a giornata; di mezzadrim o di af- fitto, anziché di salario. La metà •del raccolto, tri- buto del mezzadro, equivale perfettamente alla quo- ta-parte di lavoro non pagato, che va ad ingrassare i profitti dell'industriale, gli interessi del capitalista, i dividendi di un azionista qualsiasi. I « due sociali- • smi » non sono che un solo socialismo, e l'antagoni- smo che lo genera non può essere, in ambo i casi, eliminato, se non eliminando l'uno dei due termini che lo costituiscono — precisamente quello dei due, che non è- necessario, nè utile alla vita sociale — la classe e la funzione parassitaria. Soltanto, il socia- lismo agricolo si differenzia dall'altro, per la diversa psicologia e le diverse •condizioni di vita della classe che lo ha da ricettare; per la differenza, quindi, dei metodi di lotta, degli scopi immediati di agitazione, ecc. ecc. Queste diverse modalità gli danno un co- lore speciale, gli creano anche speciali vantaggi e speciali difficoltà. Sulle difficoltà fu assai insistito da vari scrittori socialisti. Si notò la miseria fisiologica del prole-

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