Critica Sociale - XXI - n. 12-13 - 16 giu.-1 lug. 1911

CRITICA SOCIALE 185 tissimo studio, cerl:unente dalla massima parte dei nostri lettoTi ignoralo. Tanto più che l'anno e mezzo decorso dalla prima pubblicazione - non essendo, nel frattempo, inter– corse altre elezioni generali politiche - non può averlo punto invecchialo. I dali, sostanzialmente, so– no sempre quelli; solo, di renderli noti ed illustrarli, son cresciuti a dismisura l'opportunità e l'interesse. Noi non crediamo che !'on. Giolitti accetterebbe ora di complicare la sua riforma, con aggiungervi lo scrutinio di lista; anche perchè, come qui fu altra volta not.alo, gio, 1 a a tutti che lo sperimento di una riforma così ardita, come quella che egli ha propo– sto, si com'pia in tali condizioni, da vedersene niti– damente gli elietti politici; la qual cosa mal riusci– rebbe, quando di essì non fosse univoca l'origine, e si potesse sofisticare sulla loro derivazione. Ma, poi– chè habenl sua /ala anche i disegni di legge, e i dissimulati nemici del suffragio allargalo si giove– ranno, senza dubbio, di tutti i dispareri., per tentare, con ogni più coperto accorgimento, di mandarlo a picco; accorgimento, fra i più consueti e furbeschi, <Juellodi insistere pc! più e pel meglio, guadagnando insieme fumo di ultra-liberali e arrosto di conser– Yatori - di conservatori sopratutto del Collegio fin qui ad essi infeudato; così non sarà inutile accor– rere fin d'ora a tutti i possibili riparì. Già lo avvertimmo altra volla: se la proporzionale, in Italia, fosse matura, o quasi, nel praticismo dei congegni adalli al paese e nel convincimento dei più, non temeremmo i lenocini della propaganda anliu– ninominalislai sebbene - e lo notava qui lo stesso Bandini - in un primo sperimento di q·uasi-sufTragio universale, il pilJ intimo e vivo e suasivo contatto che il Co11egio uninominale consente, nel periodo elet– torale, fra candidalo ed eleLlori, lo riabilita notevol– mente, almeno per quel quarto d'ora. 1\·Iala propor– zionale, che certamente, anche tra noi, farà il suo cammi110, e giungerà alla sua mèta - e il doLlo volume, che il Bandini Yi ha testè dedicato (]), è de– stinato ad aiuLarla formidabilmente - è ancora, per troppi motivi, troppo sospesa fra la terra e il cielo. Propugnarla per 11alluazione immediata, non ci po– trebbe condurre che a quella risultante meccanica, che il Bandini appunLo combatLe, e che della auten– tica proporzionale non è un'applicazione, comunque, . attenuala o meno perfetta, ma ne è, recisamente e unicamente, la caricatura insieme e la negazione. E diamo al prof. Bandini la parola per incomin• LA CRITICA. I. La e01•1•uttela elett01·ale. - Collegio unino– minale e Colle(Jio pliwinominale. Da vari e significanti indiz"i appare ben chiaro che va divenendo ogni giorno più urgente e più grave, in Italia, una importante questione: quella della 1·iforma elettorale. Ma, poichè tale questione, più che da discussioni scientifiche o da preoccupazioni teoriche, nasce da uo malessere spontaneamente diffuso e, perciò, ri– sponde a. un sentimento a.nco1·aindetermjnato, mi sembra utile ogni contributo, sia pure modesto, che (1) La Rlfonua eteftorale coii la Rapp,·esentcrnzapropo,·zio11ate: }!oma 1 S04?ietà llbrarla. edtt. naz. 1 1910 (L. 6), valga a trarre la que tione dal campo delle aspi– razioni nebulose a quello della realtà. Come sorge e si diffonde questo malessere? Dai frutti si giudica l'albero e, poichè i frutti sono cat– tivi - e su questo punlo i convincimenti sono quasi dirci un..lnimi - si fa strada la persuasione che anche l'albero, che tali frutti produce, non possa che essere malefico. Anzi, questo ragionamento troppo semplicistico fa forse dimenticare che il male, invece che nell'albero, può si.are nel terreno che lo alimenta e dalle cui profondilù le radici del– J'albcro succhiano vila e nutrimento. fuor di metafora, il malcontento e la sfiducia ver– so la Camera dei deputati sono diffusi nel paese, diffusi forse fino all'ingiustizia, cd è un dello or– mai comune che la Cnmera è assai peggiore del paese che la elef(gc; e da ciò si arguisce che il lambicco elettorale, attraverso il quale si disLilla la ,·olonli1 ciel paese, deve essere guasto cd infetto. Orbene, questa disposizione dell'opinione pub– blica può essere benefica e pericolosa al tempo stesso: benefica, perchè da essa deriva un deside– rio cli mutazione e cli miglioramento; pcrico1osa, perchè essa può indurre a credere che, purchè si muli, qualsiasi cambiamento nel nostro rcg-ime elet– torale sia da preferirsi allo stato presente. Analizziamo anzitutto le cause ciel malcontento. che, come suole sempre accadere, si è manifestato più vi\'o dopo l'ultimo esperimento cli elezioni ge– nerali. li primo moto cli ribellione è diretto contro la corn1zione, i brogli, le violenze, che troppo spesso inquinano le operazioni elettorali. li pubblico, che ha notizia ciel modo col quale certe lotte elettorali si svolgono; il pubblico, che specialmente dalle Relazioni della Giunta delle ele– zioni, apprende la compra e vendita dei voti, i morti ed assenti fatti volare, i verbali falsificati. le urne manomesse, l'opera Yiolenta, sopraffattrice. camorristica dei segf(i, ]e mancate proclamazioni e le svariate ed ingegnose iniquità perpetrale per adulterare in o,rni maniera la volontà del Paese; si domanda se ·sia r>ossibile che una legge eletto– rale. in uno Stato civile, possa consentire una tale condizione cli cose. "E, vol«endosi poi ad osservare la Camera uscila eia questa densa nube cli illegalità e cli sospetto, osserva che il lirnllo dell'Assemblea tende ad ab– bassarsi, che gli interessi locali prevalgono su quelli generali, che il deputato si cambia troppo spesso - anche contro la sua volontà - in soste– nitore d'interessi privati e in procacciatore di fa– yo1·i personali. E, quel che è pcµ;gio, si dice e si scrive che il deputato, anche se lo vuole, a g-ran fatica può sot– trarsi alle esigenze li coloro che. dandogli il pro– prio voto e procurandogli i voti di amici e di clienti, si sono convinti di aver diritto a valersi dell'opera sua a proprio vantaggio. E allora il grido cli disg-uslo e cli rivolta si con– creta cosi: - aboliamo il Collegio uninominale, spezziamo i vincoli di campanile e cli clientela, che legano il deputato alla circoscrizione ristretta che gli collfcrisce il mandato! Ed io pure - come ho altrove dichiarato /1) - sono profondamente convinto dell'efficacia purifi– catrice dell'allargamento delle circoscrizioni elet– torali. A parer mio non v'è dubbio che le ragioni, che si adducono a sostegno della circoscrizione ri– stretla, non possono a,·er peso alcuno, cli fronte ai vantaggi ed alle garanzie offerte dalla circoscri– zione più ampia. (1) Ctr. la mia Relazione, eul teme. d<>JlaRltorma elettorale, negu ÀlU. det I V Cot1gressodel partito t·aakale, Roma, 1909. *

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