Critica Sociale - XXI - n. 12-13 - 16 giu.-1 lug. 1911

CRI'fiCA SOCÌJ\LÈ 183 il risultalo «naturale>> cli codesta successione, più o meno coordinala, di conquiste operaie, detenni– nate sern pre più da piccoli bisogni reali o da vaghe ansie utilitarie, ma sempre meno inspirate a un'in– tensa fede di rinnovamento sociale. Pure. tuffandosi nell'azione e trasformandosi così intimamente, il socialismo non ha dimenticato tutto il frasario che raccolse in eredità eia Marx. Ma la sua parola non corrisponde più al suo pensiero. È un'etichetta che copre tutt'altra merce. Noi seguitiamo a parlare come l\ilarx parlava, e non ci accorgiamo che il mondo è mutato e che siamo mutati noi stessi; che, per di più, le organizzazioni operaie hanno tras.for– mata e rimpicciolita la vasta anima che un giorno le unificava in un palpito concorde di vita e di pro– positi. Certamente, tullo ha contribuito, in questi ullìmi tempi, a precipitare il socialismo nelle anfrattuosità e nei gorghi dell'azione, che può, da sola, creare, e crea senza dubbio, feconde opere di vita e <li storia, ma che, pure senza dubbio, non conduce, da sola, alla mèla. Il dissolvimento delle teoriche cli Marx, e quindi la mancata base « scienlifica ll del socialismo, le non avveratesi previsioni storiche, che Marx aveva formulate con tanto suggestiva esat– tezza, la crescente docilità degli organi statali a comprendere e a soddisfare le nuove forze prole– tarie, l'irrobusLirsi stesso cli coleste forze, che dalla contemplazione del sogno radioso son passale, a poco a poco, e con vigoria ed intere?se sempre maggiori, alla conquista di- utilità immediate e bene– fiche, i facili allettamenti delle lotte poliliche e della schermaglia parlamentare, che smussano, quando non logorano e polverinano: tutto ha eccitato e sospinto il socialismo a una pratica senza spirito, nella quale soltanto esso ha scorlo la risoluzione di tutte le crisi che lo travagliavano: dalla crisi dot– trinale alla crisi di crescenza del movimento pro– letario. E si disse.perciò che il socialismo, pur esu– lando dagli spiriti, si rifugiasse nei fatti; ma non si avvertiva che questi, benchè propizi alla classe lavoratrice, non avevano col socialismo nessun rap– porto necessario, non ne erano la premessa, e mollo meno il preludio. E la illusione si faceva gigante; e le industri formiche lavoravano, miopi ma volon– terose, a un socialismo che si scolorava e dile– guava nel sogno, ma che pur ieri si imponeva co– me fulgida e imminente realtà. Chi ha pensalo a un movimento socialista eia cui sia ciel tutto bandito ogni ideale, a un socialismo da conquistarsi mediante la prassi ope'raia, priva di anima e di ogni luce spirituale, ha sicuramente inteso male, o non ha inteso affatto, fessenza più riposta del socialismo e, in genere, cli ogni pro– cesso sociale, di cui sia protagonista cosciente un gruppo, un popolo, una classe. E io non so come egli possa, allorchè abl,ia indagalo ed esaltato le vlrtù teleologiche e gl'inclubbi pregi della quoti– diana, faticosa necessaria azione proletaria, far a meno dal chiedersi con sorpresa: « Ma, il socia– lismo dov'è? Bisogna ancora parlarne? Siamo noi ancora socialisti, o possiamo senz'allro confonderci con quel qualsiasi uomo o partito, che riconosca l'utile dell'organizzazione e del movimento operaio, economico e politico insieme? >L Il socialismo, come oani idealità sociale, spezza violenten1enle ogni vincolo con l'azione che ad esso non s'inspiri e con l'uomo che di esso non saturi il proprio spirito. Allora quell'azione diventa UA brancolare nelle tenebre, e quell'uomo un sonnam– bulo, che parla e si muove come se fosse desto. Proiettare nel futuro, mediante utili e molleplici riforme, le forze oggi esìslenli nella classe lavora– trice, fortifìcarle e porle in valore, signiGca soltan– to, e nient'altro, predisporre e collaborare all'av– venire, al migliore avvenire proletario, ma non mai preparare e volere e dar principio di vita al socialismo. Le condizioni di forza e cli capacità, cli importanza somma, non sono che le imprescindi– bili condizioni esteriori del successo, ma non ne costituiscono l'intima molla e la magica virtù, che può esser solo l'espressione rivoluzionaria terini– nale cli una volontà ferrea, che tulla si sia votata all'ideale, e ne sia dominata, e ne sia sorretta e guidata per le vie cleJ!a vittoria. Se, dunque, il movimento operaio vuol essere socialistico e vuol riuscire al socialismo, ha bisogno di possedere un ideale, che sia il socialismo. Ma l'ideale ciel socialismo non è dato dalla prova teorica del suo avvento, non è fornito dalla dimo– strazione matematica del suo effettuarsi, quale poteva derivarsi dall'opera di Marx. Non è legalo e soggiogato alla scienza, ma sta nel fantastico regno della fede; non si argon1,enla col pensiero, ma si intuisce con l'anima commossa; non si evince dalle indagini astratte, ma si compone ne' cieli coi voli degli spiriti anelanti. Il socialismo non può essere una verità dùno– sf,-ala, rna solo una verità rivelala. Marx così si trasfigura: assume una veste essen– zialmente etica, quasi religiosa. Il suo verbo, an– nunziante la nuova società alla classe lavoratrice e incitante le cellule disperse ed ignare all'associa– zione e alla lolla per lu conquista clell'icleale, è l'unico verbo imp.erituro e fecondo della sua opera immane. Marx ha continualo la missione degli uto– pisti; ma ha parlato al proletariato, e gli ha for– nilo le armi per la baltaglia. Ha anche preveduto; ma in ciò ha errato: e non poteva non errare, per– chè articolava la storia in un tr6ppo semplice giuo– co di eventi. Non esiste alcun metodo, pel quale noi possiamo ! )rev~de_re con cert_ezza l'avye_nire, o solo scever3:re a m1ghore e la più attencl1bile fra molte profez10. Pure, la raffigurazione dell'avvenire è una necessità della nostra azione, sia singola, sia collettiva. Con lince grossolane e rapide, noi possiamo solo pro– durre in sintesi i trulli car"'Ueristici, le tendenze particolari, le aspirazioni specifìche d'una gente o di una classe. L'ideale, che così ci rappresentiamo, è l'ideale in cui si proietta l'anima cli quella gente o di quella classe, quello a cui essa s'inspira, di cui vive e per cui può morire nell'estasi dell'eroi– smo .... L'ideale, così, acquista una funzione incitatrice di azione, sLimolatrice di 01:>ere.Noi lo riconoscia– mo e lo adoriamo come il nostro motivo interno, co– me l'orig-ine e la mèla d'ogni nostro atto. Non è necessarw che esso si effelLui: anzi, non è fatto per. effettuarsi: il suo potere magico è nel deter– minarci ad affrontare la realtà, a tentare di con– vertirla al nostro sogno. L'ideale ha va_lore, se Sug-– gerisce tale tentativo, e si concreta nel risultalo di esso. Diverso è l'accadimento della volontà. Altro voglÌamo e altro avviene. Pure: non ci asleniamo dal formulare propositi e dal volere attuarli. \Vunclt ha notato l'elerogeneità tra i fini voluti e i fini .rag– giunLi: in ogùi nostra azione possian10 constatarla. L'ideale è un fine, a cui sappiamo a priori che potremo avvicinarci, ma non mai dar piena vita .. Ma esso vive lultavia: vive fecondo nell'opera no– stra quotidiana, che dalla sua luce infinita tragga insaziabile il proprio alimento spirituale. Espresso dal dolore incoercibile cli tutto un mon– do, proiettato in un futuro cli sogno, quest'ideale asswne così il potere e i fascini, l'essenza stessa, del mito.

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