Critica Sociale - XXI - n. 12-13 - 16 giu.-1 lug. 1911

CRITICA SOCIALE 207 a vicenda di menzogna; ora i liberi credenti fanno blocco, proclamandosi scambievolmente rappre– sentanti della verità. E' la suprema resistenza di– sperata contro il nemico comune che tutti li di– strugge: il libero pensiero. Ma costoro non son più cristiani: un cristiane– si mo così volatilizzato ha ripudiato se stesso. Pro– clamare dio superiore a tutte le religioni; preten– dere di salvare la religione, anche a spese delle chiese; non è più essere cristiani. Negano ora ogni distinzione di razze e di confessioni, afferm.ando che Cristo è tutto in tutti. A pari titolo potrebbe nn brahmanista affermare che Brahma è tutto in tutti, che perciò è eterno il brahmanismo; un buc\– dista che Budda è tutto in tutti, e che è eterno il buddismo; un maomettano che Allah è tutto in tutti e che la sola religione eterna è l'islamismo. Percbè un Cristo preyarrà sugli altri.. .. Cristi, e il suo verbo su quello, ben più antico, della umana saggezza? La religione è oggi il fossile di un mondo e di 1111 clima superati e scomparsi. Perciò o si adatta alla vita moderna, ch'essa òovrebbe ailattare a sè, 1l rimane campata in aria, senza più alcun ra.pporto con la realtà. " O la vita reale dee potersi adat– tare alla dottrina di Cristo - scrive Tolstoi - ò la dottrina di Cristo è falsa ,,. Nel s.econdo corno del dilemma ·ò la verità. Le religioni son passate, e la vita vi ve e trionfa. Trionfa la vita, ed è gran ventura. In fatto 1 ha sempre trionfato. La religione, logicamente, con– durrebbe alla teocrazia più assoluta. Ii buon senso - che è irreligioso - ha sempre resistito ed ha villto. La vita fu possibile, la civiltà fu possibile, solo per qtresta umana incoerenza. Si crede, si prega, si spera in un dio, rnagari onniveggente ed onnipotente; ma si apprestano.farmaci contro i ma– lanni, si oppongono ·congegni difensivi ai fulmini, agli incendi, alle inondazioni, si organizzano eser– citi contro i nemici, si creano - contro l'infor– tunio - i presidii della previdenza, si debella, con la scuola., la beata ignoranza, la sancta simpti– cilas che dovrebbe aprirci il paradiso. Come la donna pubblica, ricevendo il cliente, Yela talvolta Fimagine sacra. che sovrasta al suo capezzale, così l'uomo, per salvarsi, per vi ,·ere, per progredire, sempre ha dovuto velare e dimen– ticare i suoi numi. Fu una doppiezza necessaria. Il libero pensiero, la verità atea, rende inutile quella doppiezza. G. BONAGIUSO. FRA LIBRI E RIVISTE La fine clel socia,lisnw crist'iano in Aust,l'ia. Ollo Bauer pubblica, nel Kampf del giugno, un ar– ticolo sulla « fine del socialismo cristiano», in cui ri– leva le origini di questo strano partito, sorto come movimento di difesa delle classi minacciale e pre– mute del capitalismo; movimento promosso dal libe– ralismo, che, dal 1861 al 1878, fu il partilo dominante in Austria. Quel liberalismo - che era il principio politico della grande borghesia e che significava, politicamente: Governo parlamentare, accentramento della forza dello Stato, lotta contro la Chiesa, ed economicamente: libertà commerciale, manchesterrianismo, non inter– vento dello Stato a favore dei più deboli economica– mente - era anche più antipopolare del liberalismo inglese e francese. Impopolare per le basi stesse della sua natura, esso lo era anche per le persone dei suoi rappresentanti, in buona parte ebrei dell'alta Banca; e il disastro finanziario del 1873 scosse la posizione dei liberali. Da ogni parte sorse l'opposizione, le cui correnti principali si fusero insieme nel Partito cri– stiano-sociale. Anzitutto, cominciò ad agitarsi la piccola borghesia, danneggiata dai grandi magazzeni e ridotta a pas– sare, dalla classe degli artigiani indipendenti, a quella dei lavoranti a domicilio ai servizf del capitale inter– mediario. Perduta la fede nel « libero gioco delle forze economiche», l'artigiano vide la propria sal~ 1 ezza nella abolizione della libertà industriale, nella ricostituzio– ne delle corporazioni, nell'esame di abilità, nella eli– minazione del commercio intermediario e, colla legge industriale del 1883, che pure non poteva difenderlo dalla supremazia ciel capitale, egli trovò nell~ co~po– razioni una forte organizzazione, che lo fece 11 primo puntello del Partilo cristiano-sociale. Un movimento cli reazione simile si iniziò contem– poraneamente tra i contadini. rovinati dall'usura e dagli intermediari, spossessati dallo spezzettamento dei fondi, minacciati dalla concorrenza del grano ame– ricano e russo. Contro il commercio intermediario e l'usura, vennero create Cooperative agrarie, special– mente Casse Raìffeisen, che organizzarono il nuovo movimento, anch'esso fìnito nel vasto nume. del Par– tito cristiano-sociale. Il movimento spontaneo degli artigiani e dei conta– dini trovò i suoi dirigenti nella nobiltà e nel cle.ro , entrambi detronizzati dal liberalismo e decisi a ser– virsi degli artigiani e dei piccoli proprietari come di mezzi per abbattere il liberalismo e riafferrare il potere. La nobiltà si pose alla testa; i conti Hohenwart e Belcredi, il principe Lichlenstein, il barone Vogel– saug svilupparono l'ideologia del socialismo cristiano, formulando l'atto d'accusa contro il capitale mobilia– re e coordinando a sistema economico e politico le 1·ivendicazioni degli artigiani e dei contadini. Fine del manchesterrianismo, ricostruzione della società sulla base di organizzazioni .di caste, una gerarchia di organi21.azioni, la cui vasta base doveva essere formata dalle corporazioni obbligatorie dei contadini e cle~di artigiani, e il vertice dalla nobiltà: una rico-' struzione, insomma, secondo il modello della Società feudale, distrutta dall'assolutismo e dal liberalismo; ecco le idee propugnate specialmente da Vogelsang, il vero fondatore della dottrina del socialismo cri– stiano in Austria. Il cle;·o mise a disposizione di que– ste idee di riforma la propria organizzazione. Dagli scritti di Vogelsang risulta come egli, nella critica del capitalismo, fosse un vero discepolo di Marx, che egli cita spesso. L'atto cl'_accusa contro il capitalismo è la parte più essenziale del programma del' socialismo cristiano; ma la sua critica non mira in avanti, ma indietro; il suo sogno non è il socialismo proletario, ma il feudalismo e la corporazione; esso combatte il- capitalismo, non in nome dell'avvenire. che deve superarlo, ma del passato, che esso ha su– perato. Però la sua critica non fu sterile; portò nella vita politica, per la prima volta, grandi masse popo– lari, abbaltè il liberalismo antipopolare, scosse la fede nel capitalismo, mise all'ordine del giorno i grandi proble:oii sociali. Questo è il suo merito storico. Arrivato al potere sulle sp:ille dei contadini e degli artié}iani, il Partito, però. ha mutato natura. Anzi– tutto, vi si associarono nuove truppe dal campo bor– ghese; piccoli e medi fabbricanti e commercianti. medici, avvocati, impiegati, maestri, lutti attratti dal– l'impeto popolaresco del giovine movimento. Ma la loro adesione ha cambialo radicalmente il partito de– gli artigiani. Le accuse contro il capitalisnio non gar– bavano a questi nuovi gregari. Ciò che essi cercavano nel partito non era la sua nota aspramente anlicapi– talista, antiborghese, la lotta dei lavoratori contro il capitale: per essi il partito era nulla più di un partito della borghesia viennese, che intendeva libe– rare il paese e il Comune dal regime dei liberali im– migrati, antipopolari, corrotti ed ebreizzati. Ouanto più strettamente si strinsero al nuovo partito gli strati medi e superiori della borghesia cristiana viennese, tanto più esulò dagli scritti e dai discorsi dei suoi dirigenti la frase anlicapilalista. Ma non soltanto l'adesione di nuovi stral.i agì contro le tendenze anticapitaliste nel partito cristiano-sociale; nelle stesse classi che lo portarono in alto, avvennero, a poco a poco, mutamenti, che ne modificarono la dottrina e lo spirito. Sopratutto, esso fu influenzalo dall'ascesa della

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