Critica Sociale - XXI - n. 12-13 - 16 giu.-1 lug. 1911
194 Cl'lITlCA SOCIALE teoria marxista della concentr~zione capitalistica, sa– rebbe forse meno vera la miseria di cotesti lavoratorl, e verrebbe forse meno la necessità tattica, pel partito socialista, di aiutarli e di spingerli nell'arena della lotta di classe? - Scri:;se 1 rurati che il revisionismo della dottrina si impone a un partito che .non voglia cristal– lizzarsi, e osò aggiungere che lo stesso Carlo Marx 1 se oggi vi.vessa, lo avrebbe propugnato e sviluppato da par suo. Chi vive nei centri urbani, a contatto del solo pro– letariato industriale, mal riesce a concepire le difficoltà che si incontrano presso il proletariato rurale, dove si ba da contendere il terreno non solo all'ignoranza delle plebi, ma al dominio del prete. Ma guai se ci impe– gnassimo a foudo in nn'azione, che domani il partito sconfessasse. Meglio, piuttosto, l'attesa. Purchè però non sia t~oppo lunga. L'azione nostra svegliò i clericali. I parroci, convinti che non basta il pane dell'anima a mantenere in servitù i lavoratori della terra, già ci precorrono facendo quello che noi ci limitiamo eternamente a proporci di fare. Fra breve, se noi ci contentiamo di cantare alla luna, troveremo, come avvenne nel Belgio (l), che Società cattoliche e Casse rurali avranno ingombrato e ipotecato tutto il no.Stro terreno. 2° I1npo1·ta,nza <lel1n·obleuia. Il problema è ~olto complesso . .AlCongresso di Asti, Samoggia e i due Casa.lini prospettarono la que.slione in tesi generale, preoccupandosi anche della piccola proprietà nell'Italia Centrale e Meridionale; e non a tutte le loro conclusioni noi, socialisti settentrionali, potremmo aderire. Troppo, ad esempio, il Samoggia si mostrò favorevole al progetto Luzzatti per la Conser– vazione e fo·rmazione della piccola proprietà 1·ustica e del bene di famiglia. Gli è che il problema ml1ta aspetto a seconda delle condizioni culturali del terreno, in cui la piccola proprietà prospera o si mantiene. Per questo, e per essere pratico, io mi stringerò a considerare quelle regioni collinose, che, dalPOltrepò pavese, si estendono) per Alessandria ed Asti, sino alle Langhe Albesi, lanciando propaggini verso la Lomellina con le colline di Valenza e Casale 1 e verso la Liglnia con Novi) Ovada ed Acqui. Pur in questo ridotto con– fine, il problema abbraccia una troppo vasta famiglia di lavoratori, perchè, non solo al partito, ma alle stesse organizzazioni economiche, sia lecito disinteressarsene. Chi guardi i diagrammi della Federazione Nazionale dei lavoratori della terra) la più forte delle nostre or– ganizzazioni proletarie, vedrà subito che, in cotesta re– gione, la sua diffusione é assolutamente nul1a. Nel Mon– ferrato non v'è organizzazione di contadini. E perchè? Ma appunto perchè ai problewi, che interessano i nostri vignaioli, la Federazione non pre~ta nè lnteresse nè soluzioni. Di qui un marasma, insieme, economico e politico. Scarse le industrie e il proletariato industriale; perciò tisiche le Camere di lavoro. Nelle Sezioni del partito, fra quei pochi professionisti e pochissimi· lavoratori, imperversano le piccole competizioni personali. Abboz– zato a mala pena il programma politico, mancante in– teramente il programma amministrativo, anche nelle lotte elettorali il partito vive piuttosto sfruttando i J.Ilalumori e le divisioni dei partiti avversari, che non spiegando una propria azione specifica di classe. Onde, - (1) Dott. MARlO CASAL1Kl: Le .;;l.ssociazLonl agricole 11elBdgio. ~– Torino, casanova (L. 5). da un anno all'altro, il numero dei voti or sale, or scende nel modo più strano. A Roccasciancata - comunello di mille anime a ri– dosso di un colle - sono indette le elezioni comunali. Credete voi che quei compagni si occupino dei bisogni del paese? Manco per sogno! Il Comune potrebbe aiu– tare i vignaioli, creando magazzini per concimi e se– menti, provvedendo macchine agricole, favorendo il sorgere di Cooperative o Mutue contro i danni dell'in– cendio, o della mortalità del bestiame. Chi dei nostri ha la mano in queste cose? Il partito se ne è sempre -disinteressato. Invece il maestro, vecchio e buon compagno, segre– tario magari della Sezione, sta al corrente ·dell'azione dei grandi centri. Ha letto l'ultimo op'uscolo di Turfl,ti · e di Schiavi, sul programma dei. socialisti al Comune di Milano; ha riletto il prezioso stndio del compianto Caviglia, sul bisogni urgenti di Torino. Sui due testi traccia il programma per Roccnsciancata; dove non esiste neppure farmacia, dove sono quattro fanali, la cui manutenzione è affidata a un simpatizzante. Che vorrete 1111.micipalizzare? E si vota per un tale pro– gramm8, astratto, inaltnabile, senza rispondenze reali, come dei credenti in un mistero della fede. Ma in tal guisa nè partito nè organizzazione economica possono formarsi e vigoreggiare. *** Ma, in Italia, di fronte a 750 mila operai('), abbiamo ben 8 milioni di contadini, un buou terzo proprietari della terra che lavorano. In Piemonte Ja proporzione è anche più Rita. Giusta una statistica, riferita da Schiavi e Pinardi nell'Italia Economica del 1901, su 1047 ad– detti alla terra, ben 556, ossia più del 50 Ofo 1 coltivano terreni propri; e sono poveri cristi, che &gobbano da mane a sera per male sfamare la fainiglia, che ingras– sano i polli e producono il vino generoso per altri, e serbano per sè vinello e polenta; i più disgraziati, in realtà, fra i lavoratori, perchè contro cotesto autosfrut– tamento non possono uè resistere nè protestare. Sarà cieco e sordo e' muto il socialismo per tutti co– storo? .... 3° La qnestione te01•ica. Ma è poi verità di vangelo che la teoria socialista ci. vieti •di occuparcene? In Francia, saranno vent'anni, fu un gran discutere: fra collettivisti ed individualisti, sul famoso accentramento capitalistico. Questi ultimi 1 le statistiche alla. mano, dimostravano come la piccola proprietà, nonchèscomparire, si moltiplicava ogni giorno. I primi torcevano le cifre per dimostrare il contrario. Ancor oggi Compère-Morel (2) afferma la concentrazione nella proprietà terriera. Ma pel nostro problema tutto questo ha poco inte– resse. Carlo Marx, quando teorizzava, si riferiva all'in– dustria e supponeva la macchina. È questa che tras– forma Fartigianato in salariato 1 e assorbe nelle grandi le piccole imprese. E i fatti, nell'industria, superarono anche le sue previsioni, mercè quei trusts colossali, che, sopprimendo la concorrenza perfino fra i grandis– simi stabilimenti, impongono generi e prezzi al con– sumatore. E alla concentrazione non si sottrae la proprietà ter– riera, dove appunto, con le macchine, l'agricoltura di- (1) l<'acctamoogni riserva au questa cifra, tro1>po minore del •ero. Ce Io dirà, rro. bre,•e, Il censimento Jn corso. 0 (Nota aeua CRITICA). ( 2 ) CoMPÈRE-'MORi-:L: 'Exploitatlon agrtcol.e et sociaUsme: Le pi-opoll · d'un nwai.
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