Critica Sociale - XXI - n. 12-13 - 16 giu.-1 lug. 1911
190 CRITICA SOCIALE d'anco le riserve locali e del ramo-vita non bastassero, soccorrerebbero, poichè unica è l'azienda e la respon– sabilità, gli utili di altrove e degli altri rami. Gli assi– curati nulla hanno da temere. Pericolo v'è per gli assicurati alle Compagnie nazio– nali più giovani e deboli, o esercenti il solo ramo vita, cui la ghigliottina della legge, precludendo ·gli sviluppi sperati, spingerà al1'agonia. Queste, tanto più se i sinistri spesseggiassero, difficilmente vi fa– rebbero fronte; frattanto si affretteranno a stornare le polizze dei morosi, cui non spetti ancora il diritto di riscatto o di riduzione. Saranno annualità di pre– mi, divorate dagli azionisti (1). La Commissione c1·ecle riparare coH'arL. 24-ter, per cui l'ls,litulo nazionale accetterà cli rileYare, a richie– sta, il portafogli delle imprese, che gli cedano una riserva matematica ben costituita, corrispondente agli impegni. Ma, per noi, non è una soluzione. Le Com– pagnie (ve n'ha pur tra quelle che van per la mag– giore), le cui riserve sono defìcenti, non possono ce– dere il portufogli. Alle altre, codesto non giova; pre– feriranno ridurre le spese, e proseguire, nella spe– ranza che i sinistri siano mili; alla peggio, liquide– ranno senza perdila. Meglio, a senso nostro, in analogia a quanto di– spongono gli art. 20 e seguenti per le lonlinarie, le quali vengono soppresse, concedere agli assicurali il dritto, non cli recesso - poichè qui l'ente non si sop– prime - ma di opzione; di passare, cioè, se lo voglia– no, all'Istituto nazionale, con la riserva matematica corrispondente alla loro polizza. Ciò non salva, è vero, l'assicurato, quando la ri– serva matematica sia deficiente; egli sconta il 0o, in tal caso, della sua scelta imprudente. Ma, negli altri casi, non lo abbandona al libilo delle Compagnie, sole arbitre di cederlo o no. ART. 24. - Entro due anni sarà proposta la riforma de1la Cassa Nazionale di previdenza. Qui è l'interesse supremo pei socialisti. Quali che siano per essere le fortune finanziarie del monopolio, in questo impegno solenne - che, se il proletariato e i socialisli sian vigili, non può venir disdetto, e, per esser serio, significa assicurazione obbligatoria operaia a breve scadenza (la previdenza libera per la vecchiaia non ba più difensori) - in questo impe– gno irrevocabile è l'altissimo valore polilico, economi– co, morale, sociale della legge. II monopolio è il manico, le pensioni operaie sono la frusta. E il feudalismo finanziario e il misoneismo reazionario, sotto la c!uplice frustala, s'impennano, son coslretli a denudarsi, strillano a perdifiato. Stril– lano, comunque truccati: o in tuba liberalesca, o in berretto frigio. L'ASSICURATORE N. l. (1) Quest.o pericolo negò recisamente Il :Ministro on. Nlttl, nel suo discorso del 2fldi giugno, asserendo, In sostanza, che tutte le società, 11 che fu1·ono onestamente amministrate '" devono avere Il\ riserva matematica In regola, possono, qu!ndl 1 o, per l'art. 2.J-le,· concor– dato, C',edcreIl portafoglio all'Istituto nazionale, o, comunque, rar fronte a tutti I propri Impegni verso gli assicurati. - t questo uno del _punti pllt gravi e più disputati, sul quale cl professiamo non abbastanza tecnici per seriamente pronunciarci; meravigliati solo che la contabilità e la scienza nttunrtnle siano discipline così II oc– culte ,, o così })OCO esatte, do. rendere possibile, fra tecnici, un dis– senso a questo proposito! - U Ministro dimostrò Inoltre, con cifre, eome Il capltnle assicurato a queste posslb1ll società pericolanti sia una relativamente eslguisslmn. quota. (Nota dei.la CRJTIOJ.). UNA RIFORMA MATURA LO ZUCCHERO A BUON MERCATO III. Gli ·sgravi e i loro effetti. Il quesito pratico, che noi dobbiamo porci, per rimanere sul terreno della realtà e per effettuare la riforma tributaria degli zuccheri a breve sca– denza, è questo: È possibile ridurre sensibilmente il prezzo di vendita dello zucchero, portandolo - ad esempio - dal prezzo attuale al dettaglio, che oscilla at– torno a L. 1,50 il chilogramma, ad una ·Era o poco più, senza urtare i grandi interessi, artificiali o na– turali, che potrebbero far naufragare ogni buon proposito riformatore? Credo fermamente di sì, e non in base a vaghe impressionì, ma per i risLìllati di un'indagine mi– nuta della questione. Prima però di addentrarmi nella dimostrazione di questa asserzione, non sarà male formulare alcune leggi, che possono riscon– Lrarsi esatte analizzando gli effetti cli LuUigli sgravi dei generi di grande consumo, cli tuLti gli sgravi, naturalmente, che hanno notevole o sensibile inci– denza sovra i prezzi. O.gni sgravio di importanza sovra larghi consumi popolari non ha, per effetto immediato, lanlo un risparmio nella spesa del conlribucnle, quanto un miglioramento ciel consumo. li consumaLore cioè, a sgravio effettualo, tende a spendere la medesima somma che spendeva prima, solo la utilizza per inLensificare il suo tenore di Yila. i\ifa avviene cli più. li consumatore, stiniolato dal basso p1·ezzo della merce che gli è offe1·ta, dopo anni di asti– nenza o di uso rislrello, non larda a spendere per essa più che non spendeva prima. Dimoclochè il legislatore, partendo da una premessa di basso co– sto della vita, giunge ad un consumo più intenso, con vantaggio non dubbio clell'alimenlazione o, co– munque1 del tenor di vita delle classi più numerose. L'esallezza di queste leggi può essere verificala csnminnndo gli sgravi', che siamo venuti compiendo negli ultimi anni. Lo SGRAVIO SUL CAF.FÈ (1) Uno sgravio cli non grande importanza, sia perché riguardava una merce di consumo non necessario e non popolare, sia pcrchè era di poca entità in sè e in rapporto col valore della merce sgravata,, fu quello che riguarda .il caffè. La riduzione avvenne mercè la legge ciel 15 luglio 1900, che « auloriZ7.ava il Governo a ridurre da L. 150 a L. 130 al quintale il dazio sul caffè naturale, in vista cli eventuali ac– cordi col Brasile,,. I risullati furono ollimi, anche perchè la dimi– nuzione di prezzo, ottenuta mediante la riduzione del dazio doganale, fu accresciuta dal rinvilìo della merce sul mercato internazionale. Alcune ci– fre daranno la prova dei felici effelli della riforma. Dal 1890 al 1896-97 il consumo del caffè era ri– masto pressoché strazionario in Italia. Il dazio do– ganale era, in quegli anni, di L. 140-150 al quin– tale e,. pe,· di più, il. prodotto offerto sul mercato a prezzo elev.ato (230-240 lire il quii1tale): Le en– tra.le .dell'Erario si muntencvano stazionarje, anzi, quando l'alto prc2:zo cojncicleva con l'alla dogana, l'entrala subh 1 a contrazioni sensibili. · Nel 1897-98, il caffè fu offerto sul mercato ad un (1) ?tiJNISTF.RO DELLE FJr{A.NZB: Relaztone sult 1 ÀII//Jl/.lltstrazlone deUe Gabetie, 1909-1110, pag. s2 e seguenti.
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