Critica Sociale - XXI - n. 12-13 - 16 giu.-1 lug. 1911
CRITICA SOCIALE 187 talune delle insulsaggini più grossolane, poste in giro speculando sull'ignoranza del pubblico 1 precisa– mente come, nei primordì del pai•lito socialista, lo si accusara di voler abolire la famiglia, la patria, ecc. La questione del personale. Il personale, occupalo presso le Compagnie, si dice, lavora, fa aflari e rende, percbè sorvegliato e assil– lalo da queste; passalo alle dipendenze dello Slalo, diverrà fannullone cd improduttivo. In veri!:), la corrispondenza postale o lelcg-rarìca e i treni non si ancstarono, passando in mano di ngenti dello Staio. Ma ri è ben altro eia obiellare. Le Compagnie fissano una percentuale per il costo della produzione: suppongasi il 50 % del primo pre– mio riscosso sui nuovi contralti. Così, ai produttori, che s'impegnano per una produzione mensile di 200 lire, accordano 100 lire cli emolumenti; 200, se pro– ducano 400: e così Yia. Con un sistema onalogo, lo Stato non potrà subir danni; un personale lazzarone non ricc,·erebbe com– pensi di sorta. Sollanlo lo Stato eviterà l'ocliosità. cui ricorrono le Compagnie, di falcidiare l'assegno, ri– ducendolo nella proporzione degli afTari proclolli, e guardandosi poi bene di ele,·arlo, se, invece, il cu– mulo degli affari sorpassa lo stabililo. Il cattivo affare. Negli allegali al disegno di legge, l'on. Nilli dimo– strò che il costo reale dell'assicurazione sulla vita è ben miaore cli quello che, al s~ggio di interesse del 3,50 %, lo fanno pagare le Compagnie, da un mini– mo ciel 29 % a un massimo ciel 46. Una ripro,,a è nella prima pagina dell'opuscolo Confronlo-lariffe dello Stucchi, dove, per la stessa forma ed età, da un minimo di 15,40 % (Generali di Venezia) il costo sale a un massimo di 18,80 (Basilea), con una dilTerenza del 23 %. I difensori delle Compagnie aggiungono che il co– sto dell'assicurazione, sopratutto per effetto della concorrenza, era così basso, che alcune Società sono in perdila. Basti un rilievo di fallo, senza acldcnll'arci in troppi esami cli l.al' iffe e di cifre, ostici nl più dei lettori. Quando, nel 1898, fu resa obbligatoria l'assicura– zione contro gli infortuni degli operai, si ebbero Società che olTrirono, agli industriali reluttanli al nuovo onere, la partecipazione agli utili, e con ciò la lusinga di un rimborso parziale di quola, a eser– cizio alli vo. Ma 1e ripartizioni cli ulili, discrete nei primi anni, andarono via via decrescendo fino a scomparire; e, mentre le azioni salivano coi grassi dividendi, i ri• sullati industriali cli questo ramo speciale appniono in perdila. Per converso, i Sindacati di assicurnzionc mutua contro gli infortuni del lavoro, diedero risultati ot– timi. Il prof. Einaudi, che, dal Corriere della Sera, spez. zò lanlc lancio contro il monopolio, anche, crediamo, armandosi di dati, non tutti ricavabili ,dai libri o bilanci delle Società, pote,,a, senza uscir eia Torino, compulsare i bilanci ciel Sindacato Subalpllio; e avrebbe trovalo, a pag. 10 ciel bilancio 1909, che, dal 1905 in poi, fu poluto sempre accordare il 40 % di Sconto o rimborso sui contributi netli, depurali dalle indennità di infortuni e spese; che, nel 1907, fu resti– tuita larga parte delle cauzioni; che, nel 1908, il Sin– dacato si sostitul, per le cauzioni legali, ai consociati e le restituì integralmente ai clepo itanti; e che, nel 1909, l'assemblea deliberò, a favore dei soci anziani, un premio del IO% sui loro contributi dei primi sei anni, ossia un ulteriore· rimborso di premi di lire 74.864,90. Tullo ciò con larilTe ben al di sollo di quelle delle Società p1•ivatc, non vessando nè operai nè indu– striali, accorciando anzi molli olt.ri va,ntaggi, come l'assicurazione a premt minimissimi concessa al SotLo-SindacaLo serico, riuscendo a costituirsi ua fon. do di riserva di oltre mezzo milione! Altro magnifico campo di studio avrebbe trovato l'Einaudi, semrre restando a Torino. se esaminava i bilanci della Reale Mutua contro ~li incendi, la quale, pur con tariffe inferiori e con provvigioni agli agenti superiori a quelle delle altre Socict.ù, accantona ogni anno discreti fondi nella riscrrn e distribuisce agli assicurati una percentuale cli utili, che sale talvolla, al 25-29 %. Appt'ofondisca questi dati e consideri, il dotto professor torinese, che codesti due esempi si riferi– scono a due rami di assicurazione ben più colpili da sinistri, mentre il ramo vita è il più lenue, il predi– letto alle Società, il più immune da sorprese o di- sastri. , L'a!--sicurazione-vila, esercitata dallo Sia.lo, costerà assai meno e consentirà condizioni di polizza molto più umane e liberali. A nuol:rndo un personale pro• cluttore abile, probo, persuasivo, può ripromettersi risultali brillanti sin dai ·primi esercizi. Se poi ammellesse tutti gli :1 sicurali alla parteci– pazione agli utili in misura del 50 %, si garantirebbe un successo rors'anche maggiore. Già le Società praticano questo, ma esigendo allora un soprapremio; e gli assicurati debbono accettare la quota cli partecipazione fissala dalle amministrazioni, senza controllo possibile. Lo Slnto., al contrario, po• trcbbe offrire ogni garanzia di giustizia. E cadrebbe anche l'obiettala ingiustizia che g-li utili i de\'olvano a esclusivo benefizio degli operai. Se lo Stato face!--Sel'assicurnzione: a) con maggiori garanzie delle Sociel.à; b) a condizioni assai più liberali; e) a tarilTe più m6diche: d) con partecipazione agli utili del 50 %; chi potrebbe ancora sollevare eccezioni? Riscatto o polizza liberata? Molli giornali, e lo sles o Avanti! (N. 61), avver– tono che cx gli attuali assicurali chiederanno il riscat– to dei loro contl'nlli in grandissimo numero e corre– ranno ad inscriversi all'azienda dello Staio». Ma l'on. Pescetli teme la ro,•ina dei lrecenlomila attuali padri di famiglia assicul'nli, e l'on. Rondani dà anch'esso su la \'OCe all'Avanti! ammonendolo che il riscatto delle polizze può danneggiare gravemente l'~ssicuralo. Questi nostri amici avrebbero dovuto apprezzare ancor pili la saggezza e l'urgenza del monopolio. Data un·induslria, come questa, in ci·cscenle sviluppo, che avverrà Se lo Stato non previene pronlamenle i peri• coli che noi stessi temiamo diventino col tempo irre– parabili?
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