Critica Sociale - Anno XXI - n. 10 - 16 maggio 1911

, 152 ChlTlCA SOCIALÉ navansi dietro un semplice proclama o un più semplice scampanio. La esasperazione era tale, che il Presidente dei Ministri e lo stesso Presidente della Repubblica furono portati in processione - in effigie, s'intende - fra le urla e i dileggi, e - in effigie sempre - giusti– ziati. Più ancora. Non si permetteva ai pompieri di avvi– cinarsi alle fabbriche incendiate, tanto che parecchi cadaveri furono trovati completamente carbonizzati. Mi• gliaia di ettari di vigna fnron dati preda alle fiamme. Ancor oggi, a un mese di distanza, l'agitazione cova sotto le ceneri. Il Governo teme nuove esplosioni, i fabbricanti di vino hanno armato i propr'.:'.operai e si annunciano pronti ad opporre ai vignaioli la più stre– nua delle difese. * ** Un simile movimento non potrebbe non avere vaste e profonde cagioni. I giornali conservatori cercano, na– turahnente, il u sobillatore ,,. Anche certa stampa no– strana, per una vaga nostalgia del '98, discutendo su– perficialmente il fenomeno, ha scopedo la coda del– l'anarchico o il naso d~l ·socialista. L'Avanti!, in una breve nota - che ebbe il torto di esser rimasta la sola - credette intravedere in quel moto agrario una speèie di contro-rivoluzione clerico– reazionaria contro la repubblica laica e democratica. Ma neppur questo è esatto. L' Aube e la Marna, la terra classica dello Champagne, ha da tempo abbando– nato i clericali e, nelle ultime elezioni, si è data un.a 1appresentanza parlamentare, nella grande maggioranza, socialista, o radico-socialista. Il canto di battaglia fu l' "Internazionale,,; la bandiera rossa delle rivendica– zioni proletarie precedeva i cortei e sventolava sugli edifici pubblici conquistati dai vignaioli. No, no. Ton le turbe fanatiche della Vandea, che affrontano, salmodiando, i soldati della Rivoluzione e muoiono per la gloria del Signore e la salute dell'anima. Canta oggi il vignaiolo dei BalaiUons de fer: Le diable est dans ma hourse F:t,a.ussi, dans ma hotte; Diable aussi .ie serais Si la misère m'y force. E il diavolo non è ancora sugli altari della chiesn. Nessuna filtrazione clericale, dunque. Anzi il deputato socialista, e buon agrario, Compère•Morel, parla, tout court, di un fonnidable mouvenient socialiste. A snbsLrato di questa grandiosa agitazione del pro– letariato agricolo, che non ha riscontro né in Frn.nciR, nè in altra nazione - gli steRsi nostri scioperi del Par– mense, del Ferrarese, delle Romagna ebbero un ritmo ben diversamellte rivoluzionario - sta una gravissima questione economica. È la lotta fra i lavoratori della vigna, produttori deilFuva, e i fabbricanti, produttori <lello Champagne. L'esorbitante prezzo di questo vino non arricchisce che il fabbricante, mentre chi sgobba sui tralci - su ciò non v'è contestazione - langue nella miseria. 'rutti i giornali - anche qnelli cbe si dilettarono alla ricerca degli B untori 11 - Io documentarono. Carlo Marx, dalla soffitta in cui, prima ancora di Giolitti, Io relegò e lo conserva l'unilateralismo concettuale dfli nostri rivolu-· zionarì; può constatare, una volta di più, il trionfo delle ... armonie sociali! Lo Champagne batte il 1'ecm·d del prezzo, fra i vini a largo coIJsumo. Si calcola che il consumo ne oscilli st1i 50 milioni di bottiglie all'anno e il prezzo è tale che, negli anni di crisi, i nJstri vignaioli avrebbero Biblioteca Gino Bianco cambiato volentieri con un litro di Champagne un et– tolitro del nostro vino. Quella plaga dovrebb'essere la terra promessa per i lavoratori della vigna. Viceversa lo è puramente per i fabbricatori, per gli industriali, per i capitalisti. Pierre Hamp - nell'Humanité, 4 aprile - ne dava una luci– dissima dimostrazione. u I vignaioli dello Champagne - scriveva egli - " sono semplicemente dei produttori di uva. Essi non " possiedono nè torchi, nè botti, nè ·cantine adatte. 1 ' Vendono il loro prodotto ai negozianti, che lo riven– u dono ai fabbricatori. Il prezzo dell'uva è stabilito u ogni anno dal Sindacato dei negozianti. I vignaioli 11 devono passare sotto le forche caudine. L'uva è nera, u e <leve dare vino bianco; di qui l'urgenza di pigiarla, " liberandola dalla buccia, perchè non annerisca il mo– u. sto. Non avendo torchi, i vignaioli devono vendere u subito, al qualsiasi prezzo· fissato dal Sindacato. 11 I fabbricanti sfruttano il fatto che lo Champagne non è un prodotto specializzato della vigna, ma un trionfo della tecnica enologica. Il produttore - per lo più piccolo proprietario - non ha né i mezzi, nè i ca– pitali necessari: por trasformare da sè la propria uva, che non ha qualità peculiari, in un vino d'alto costo. Sono quindi legati mani e piedi ai fabbricanti. Finchè i fabbricanti non furono sindacati, i prezzi delle uve o dei vini da" sciampagnizzare" era,110saliti enormemente. Nel'89 la misura di 220 litri valeva 1200 fr. Ma i fabbricanti compresero come la concorrenza fosse loro rovinosa. E non solo si sindacarono: ma, per ren– dersi anche più indipendenti <lai vignaioli e dominarli, acquistarono, nella plaga, vaste tenute di vigna. In previsione, infine, di possibili crisi, munirono le loro botti di vini bianchi di rrurenna, acquistati a vilissimo prezzo. Assicuratisi così pel presente e per l'avvenire, gio– car0no al rialzo ..... sulla pelle di quei buoui vignaioli, che docilmeute t'li prestarono. E chiesero le famose 11 delimitazioni,,; ossia, valendosi della mirabile orga– nizzazione dei vignaioli - dovuta ai nostri ccHnpagni e che, nella sola Aube) comprende 102 Sindacati - im– posero al Governo una legge, che dà ai soli fabbricanti dell'Aube il diritto di pone sulle etichette il nome di Champagne. La legge entrò in vigore il 17 dicembre 1908. Chi ne ha approfittato? Non certo i• vignaioli, perchè, come prova·l'Hamp, sono le etichette che aumentarono di prezzo, non l'uva. Senza dire che la 11 delimitazione,, fece scomparire tante piccole fabbriche, che facevano una certa concorrenza. In questi due anni i grossi fabbricanti cavarono dalla legge tutti gli utili possibili, vendendo come Cham– pagne genuino il vino della 'l 1 urenna acquistato in precedenza. Ora fanno il gioco inverso. Vogliono allar– gare le regioni u delimitate,,. La Marna non era com– presa i bisogna includerla. Passata la crisi di abbondanza, esaurito, o quasi, Io stock di vino, imbotta}o prima della legge, oggi hanno interesHe che il territorio approvvigionatore si estenda, per aumentare la coneorrenza dei vignaioli produttori. Perciò, mentre fanno proporre dal deputato Lefèvre la soppressione delle" delimitazioni 11 , eccitano la J\1'arna a sollevarsi per es.-;ervi inclusa. ILdiavolo, che, in luogo di danaro, riempie la borsa dei vignaioli dell'Aube e della Marna, ha compiuto l'opera, chiamando a congiu- • rare i più diversi interessi. I vignaioli dell'Aube si sollevano per difendere il loro privilegio, quei della

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