Critica Sociale - Anno XXI - n. 8 - 16 aprile 1911
CRITICA SOCIALE 117 il bestiame ha cure migliori); terze classi in tutti i treni diretti, senza esclusioni; facoltà, nei casi di man– cata coincidenza, di valersi del treno immediatamente successivo, senza ulteriore pagamento, anche per le comitive attualmente escluse (art. 31 e delle Tariffe, violato dall'ordinf\ di servizio n. 82, 1908) i soppressione dell'ingordigia dei bu/fets, mercè le Cooperative o l'As– sociazione movimento dei forestieri ; appoggio al me– moriale del Touring per i passaggi a livello, in quanto la strada comune (direbbe il questore germanico Ja– goff) deve servire al traffico, ed è prevalentemente usata dai proletari; istituzioue di ricoveri per gli emi– granti nelle stazioni j 10° Salario più rimunerativo agli ;vventizì, anche nei casi di eccessiva coDcorrenza per disoccupazione i ,tagione.le ; riconoscimento, da parte dell'Amministra– zione ferroviaria, della tariffa pei lavori industriali concordata fra le Leghe Terraioli di Bologna e Comuni limitrofi e l'Associazione dei capimastri ed imprendi– tori (Fon. Calda s'interessò a questo, presso il Ministero dei LL'; PP., ~ulla fine dell'nnno scorso); contratti per facchinaggio e manovra, nei principali scali terrestri e marittimi, da stipularsi con Società cooperative legai• monte costituite; per il mantenimento e per i lavori, accordare preferenza alle 1200 Società cooperative di produzione e lavoro, inscritte nell'elenco generale delle ditte ammesse agli appalti; sopratutto e anzitutto, una savia politica p1'oletm·ia dei t1·•asporti ( 1 ), tale che serva da calmiere nel p~oblema della casa mercè l'invio a buon mercato dei materiali da costruzione, ai centri di maggior consumo, dalle regioni che ne hanno abbon– danza, e tale che agevoli i trasporti delle sussistenze, favorendo il rapporto diretto fra consumatore e pro– duttore, anche pei mercati più lontani, eliminando il bagarinaggio e altri parassitismi locali, anche con treni annonarì progettati e aiutati dal Governo. Bolog11a. LUJGJ ZECCHJ. (1) GIULIO CASAL!rn, In Critica sociale, 1° mnrzo 1911. MfllADRIA f 8RJl[[IAHIDrn 1H R~MAfiHA III. I problsmi delbracciantato. (Continuazione) , l'agricoltura colbracciantato è tecnicamante impossibil_e. L'erroneità della credenza che i mezzadri siano destinati a trasformarsi in braccianti e che il brac– ciantato debba diventare la forma tipica pei lavora– tori agricoli, risulta anche da nn punto di vista strettamente tecnico. Premettiamo che l'aspetto tecnico è fondamentale nei problemi economici. Qualunque tendenza o solu– zione, che trascuri le esigenze tecniche o che, peggio ancora, vada contro di esse, è destinata al fallimento. La realtà della vita - questa inesorabile giustiziera di tutte le avventatezze e di tutte le impreparazioni - non è altro, molte volte - almeno nelle questioni economiche - che la realtà tecnica. Orbene: i braccianti, appunto perchè tali, e finchè restano tali, costituiscono una categoria tecnicamente inadatta per l'agricoltura. I braccianti, essendo disinteressati al prodotto, cercano di guadagnare molto e di lavorare poco. Questa tendenza è naturale in tutti i salariati. Ma, nella industria propriamente detta, la ma,igior faci lità della sorveglianza e sopratutto la ferrea neces- Biblioteca Gino Bianco sità dei procedimenti meccanici obbligano gli operai ad una intensità di lavoro predeterminata e non molto variabile da individuo ad individuo. 1uvece, nell'agricoltura, l'uso dèlle m~cchine è ancora assai limitato, e la maggior parte di quelle che vi si ado– perano sono· mosse dalla mano stessa dell'uomo. Di conseguenza, il rendimento del lavoro - dipenden• dovi in misura beu maggiore dalla volontà indivi– 'ctuale - diventa troppo scarso, se il lavoratore si trovi in condizione di non dovere, o cli non potere preoccuparsi della quantità del prodotto. Il l'atto è tanto più grave in quanto si danno molte coltiva– zioni che dchiedono un .lavoro accurato e minuto. L'esperienza, compiuta dalle Cooperative agricole degli stessi braccianti, è al proposito decisiva. 11 Bernaroli, che non è un politicante, ma un organiz– zatore di altissimo valore intellettuale e morale, scrive in una sua recentissima Relazione su " la cooperazione agraria in provincia di Bologna ": ti Mentre le organizzazioni di resistenza sono contrarie a.I cottimo, le Cooperative b:l.nno invece applicato il cot– timo al più gran numero dei lavori che si fanno in ri– saia. Si sono clovute convincere che, col sistema del sa– lario ad ora od a giornata, il lavoro dei loro soci non sarebbe stato re,lditizio per la Società. ,, Inoltre, i braccianti, per la loro qualità di sala– riati e per le abitudini contratte nei lavori pubblici, vogliono praticare anche nell'agrico.ltura gli orarf fissi e brevi. L'orario fisso è possibile nella industria propria– mente detta, perchè essa, elaborando materie prime, .che sono già state prodotte e raccolte, e che ven– gono conservate nei luoghi e coi mezii più oppor– tuni, si trova spesso in grado di sospendere perio– dicamente la propria attività, Renza incontrar gravi perdite nè sulle materie stesse nè sul loro prodotto trasformato. Si danno, sì, iudustrie nelle quali - come, per esempio, le siderurgiche, le ceramiche, ecc. - l'arresto, a troppo brevi periodi, della lavorazione, cagionerebbe, per il raffreddamento dei forni, un aumento ecce.ssivo nel costo di produiione. Ma, in tali casi, il rispetto agli orarì fissi è reso possibile dal sistema delle squadre; e quest'ultimo, alla sua volta, è praticabile, perché h limitazione dello spazio consente il lavoro notturno. Invece, nell'agricoltura, H carattere stagionale della produzione; la necessità di approfittare, in mezzo alla variabilità degli elementi, delle congiunture favore– voli e l'impossibilità quasi assoluta del lavoro not– turno, importano che le varie operazioni vengano eseguite improrog abilmen te in momenti determinati, pena la perdita tota.le o parziale del prodotto. li che, mentre rende impo ssibile, l'applicazione assoluta degli orarì fissi, agisce, per la, stessa ragione, nel senso di dare al lavoro una durata, e quindi anche una penosità, maggiore. Infine, l'agricoltura, non meno della industria, ri– chiede un lavoro specialiizato. Certo, se nella indu– stria Ja specializzazione è massima, in quanto l'ope• raio si addestra a un solo genere di lavoro; nella agricoltura. la specializzazione è meno individualiz• zata, in quanto, per il carattere stagiouale che le è proprio, un solo individuo deve saper compiere, ·in momenti diversi dell'anno, funzioni diverse, a se– conda della varietà dei prodotti, e, per ogni pro– dotto, a seconda delle differenti cure che esso 1·i– chiede. Ad ogni modo, entro questi limiti, anche la agricoltura richiede un lavoro specializzato. Lo ri– chiede anzi con maggior intensità, per il fatto che la minore applicazione delle macchine dà un mag• gior valore al lavoro personale. Il bracciante, invece - eorne osservammo a suo tempo - è poco o punto specializzato anche in n•rri-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy