Critica Sociale - Anno XXI - n. 8 - 16 aprile 1911

CRITICA SOCIALE 127 cralico >J. La r1uale non può voler indicare, se non un capitale fornito di un'abbondante dose di puura .. inlelligenlc e preveggente, che altri preferiscç cfi chiamare « civiltà il. E basta. Di questa situazione, che non è .nuovissima neppure, il proletariato non può ~interessarsi che mediocremente. Potrò., nessun club• bio; variare i p·roprì metodi cli lotta, ma con ciò esso ·non avrà varialo affatto la ragione e lo scopo della lol• La·stessa. La coin'ciclenza degli interessi verrà poi, da sè, come fallo riflesso; ma la classe 1::tvoralrice non dovrà proporsi, lottando, di 1cnel'si in certi limiti di ... convenienza, che non .siano quelli che tornino, e soltanto, a proprio benefizio. Nè, del resto, il co.pi • talismo conosce altra eliche I.la : l::t sua civiltà è nel suo interesse. Perchè - cd è inutile dissimularlo - quando si dice «lolla)>, si dice tendenza a soddi– 'sfare pienamente il proprio egoismo, sia pure crean– do una coinciden1.a d'interessi: ma questa può essel'C un incidente, una ripercussione;, non può essere un ·fine: una Lappa, non la mèla: e Lappa fugace, desti– nala ad essere superata in breve ora. I -rapporti tra capitale e lavoro non possono circo– scriversi e cristallizzarsi in formule, da cui sia as– sente ogni concetto dinamico; al.trimenli. tali formule appaiono tutte come l'antitesi d'una rea!Lù vera e viva: la lolla di classe. E l'antitesi della lolla sono le armonie economiche, le quali non furono se non un bel sogno di Bastial, e ora sono la mi'ra obliqua di quanti vogliono, con la maschera sorridente della pace disarmala, camuffare ed assicurare un reale rapporto di sfrullamenlo: le Leghe miste ne fanno piena fede. Penhè, dunque, posta come fine dello Stato, non diventi una formula mela-fisica; pcrchè, posta ~ome fìne delle classi, non si converta in una formula sta– tic:1 e pacifìcah·iC:e, la coincidenza degli interessi de– v'essere inle:m, in entrambi i casi. come una vuria– zione della generica legge dell'equilibrio sociale: fa– vorita ed integrala, nel primo, dall'opera dello Stato; rinessa, nel secondo, da un semplice, illuminato, leale calcolo edonistico. Solo chi così intenda la coincidenza degl'inlercssi non calpesta, insieme, il principio della lotta cli classe. TULLIO COLUCCI. FRA LIBRI E RIVISTE La critica sindacalista, della denwcrltzia. Hubert Lagard~lle: nel ·111ouvmnenlSoèialisle del feb– braio, pubblica un articolo sotto questo t.itolo, ricor– dando jl turbamento prodotto in qualche anima dal– l'annuncio della Citè .Française, la abortita Rivista mo1rnrchico-sindacalista. Si videro monarchici scontare il concorso dei sindacalisti e sindacalisti esaltare la alleanza coi monarchici. Sono, dice LagarcleUe, veri pa– radossi, e c'è voluta la credulità provinciale di qualche giovane scrittore italiano, amatore di novità, per dar loro l'ospitalità di un giorno. Però, questa inattesa conclusione del processo sindacalista contro la demo– crazia induce il Lagardelle a richiamare i termini esatti della critica &indacalista alla democrazia. Il punto di partenza del socialismo sindacalista è stato, secondo Lagardelle, un capovolgimento dei ter– mini del socialismo tradizionale. I socialisti avevano sempre dato H I)dmo posto al partito politico e il se– condo al.le.istituzioni operaie. Il Sindacato era la scuola elementare e il Partito la SC1Jola superiore. Il primo aveva per oggetto i miglioramenti immediati e il se– condo la_trasform~zione soçiale. Biblioteca Gino Bianco Su qnesta gerarchia non c'era disaccordo 11el campo socialista .. I riformisti e i rivoluzionari attendevano egualmente dalFazione coercitiva dello Stato il rinnova– mento del mondo. La conquista del potern era per tutti Finjzio e la fine del socialismo; le divergenze non ri– guardavano che i mezzi. I riformisti intendevano im– possessarsi del meccanismo statale per via pl'Ogressiv:a e parlamentare; i ri voluziona.ri volevano seguire la via dittatodale e insurrezionale. Le divisioni socialiste si riducevano, dunque, al conflitto di due metodi: il fram– n;ientario e iJ globale. 1\fa gli uni e gli altri afferma– vano la loro credenza nella virtù creatrice dello Stato. I sindacalisti hanno invertito l'ordine dei fattori. Essi Jianno _visto nel Sindacato, cioè nelForganizza.;,;ione au– tonoma della classe lavoratrice, il centro di gravità del1 1 azione sociallsta. ]Dssi hanno ri1.;onosciuto valore creativo solo alle costruzioni positive del proletariato; però solo alle istituzioni originali, create Slt un. tipo inedito, e non alle semplici copie delle creazioni bor– ghesi: perchè le istituzioni operaie non hanno valore socialista se non q,nando organizzano regole di vita contrnrie alle regole del.le istituzioni bo1·ghesi. Ed è questa concezione di una pl'alica socialista, che ha se• parato il sindacalismo dal riformismo. Ma, mettendo l'accento sul valore del Sindacato, i sjndacalisti non hanno negato il còmpito del Partito socialista, a cui venne data una funzione limitata: ri– conoscere la priorità delle formazioni operaie nell'ela– borazione dei valori socialisti, e pl'Oclamare la relati– vità della sua propria ftrn½ione; limitare Ja sua azione al dominio della politica pura, che non riguarda il sin– dacalismo; ridurre la potenza dello Stato, riorganizzando i servizì pubblici su basi sindacaliste. Per via logica, i sindacalisti hanno esteso alla de– moci-azia la critica del socialismo tradizionale, passando dalla parte al tutto, dalFingranaggio isolato allo studio dell'intero meccanismo, dal Partito socialista al regime -di tutti i partiti. E a ciò il sindacalismo giunse attraver:;o ?lla espe– rienza della democra;,;ia e del socialismo in ]'rancia e alla crisi della democrazia e del socialismo francese, il quale aveva posto tutte le sue speranze nel.l'utilizza– zione del meccanismo democratico - voto, apparato legislativo, sistema parlamentare, colpo di forza poli– tico - come strumento necessario di ogni trasforma– zione. Bastò l'ei'-perimento, per mostrarne Ja fragilità. :ì\fa nessuno ha potuto equivocare sulla critica fatta dai sindacalisti: ciò, che essi. hanno denunciato nella democraz'iia e nel suo succedaneo, il socialismo parla– mentare, è la fiducia superstiz'iiosa nel Governo po.li– tico. Giammai, però, essi atfermarono che la democrazia fosse loro indifferente; anzi, Fhanuo sempre data come la• condizione del sindacalismo; perchè essa democrazia è, secondo la parola di Nietzscbe, H terreno della de· composizione dello Stato, in quanto, nulla per essa es– sendo sacro, essa mette a nudo cinicamente l'apparato politico. La democrazia è veramente l'ultima incarnazione dell'idea governativa. Questi vantaggi, per quanto negativi, costituiscono l'incomparabile .superiorità della democrazia sngli altri regimi politici. E dunque solo il feticismo del regime rappresentativo, che i sindacalisti hanno combattuto. Poichè il sistema del mandato generale ed illimitato concorre ad organfazare la jgnavia delle masse j poichè tutto si fa mediante l'azione indiretta di persone jnter– poste, non c'è da stupirsi se un tale sistema, ignorando lo sfor.zo individuale e l'energia co1Jettiva, abbia messo capo al fallimento morale. Ma i sindacalisti socialisti non hanno condannato, con una negazione radicale 1 ,il principio della rappresentanza, perchè, cosi facendo, avrebbero. negate le es.igenze più elementari della di– visione del lavoro. Vi sono còmpiti che nno solo non può compiere al posto di tutti; il problema sta nel _pre– cisare quali, e il torto della democra,zia fL1 diinon aver fatto questa limitazione. S.i tratta, dunque, di ridurrè progressivamente il dominio della politica a.lle'"sue pro• porzioni normali. Il sindacalismo ne ha dato il mezzo: accrescere il volume della vita sociale. La questione è di mettere ogni cosa al suo posto e di adattare ogni organismo a.Ila sua specifica destinazione. La -politica sindacalista non ha altro scopo. " Ù!;lrto, conclude LagardeJJe, questa delimitaz.ione nqn avv.Qrrà_senza difficoltà. Ln, politica, lo Stato, i par;

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