Critica Sociale - Anno XXI - n. 7 - 1 aprile 1911

llO CRITICA SOCIALE Se è vero che la istruzione veramente utile è quella che si assorbe pazientemente dalla lettura, è anche vero che ai più occorre la parola viva. E, per vincere il torpore del pubblico proletario, si dovette in certa guisa rincorrerlo, peregrinando per i vnrii rioni e toccando argomenti la cui utilità. immediata fosse più evidente. Ma, sopratutto, occorreva conquistare la campagna. La nuova istituzione " viaggiante ,,, non mirando a essere una scuola, che fornisse di speciali, abilità pra– tiche, ma :~ formare, con la coltura, la coscienza del– l'uomo e del cittadino, :-i,dottò i seguenti criteri: Nessun ordine di cognizioni sia interdetto; nessuna restrizione o riel uzione cosidetta popotm·e. La scienza é quello che è, ed è una per tutti. È solo questione cli nietodo. Pei giovani, si tenga conto della loro immaturità, per graduare la materia e le difficoltà. Negli adulti ciò che manca è la pre.pardzione; lo strumento cerebrale è maturo, ma non rotto alFuso. Non valgonu quindi i procedimenti delle scuole medie, non q11elli delle superiori, non gli scolastici in genere; ma occorre qualcosa che abbia un po' di tutto ciò e altro a11cora. Il metodo deve, infine, tener conto del fatto che tutti gli argomenti sono accessibili, purchè presentati in modo opportuno. Niente, quindi, astrazioni, di cui prima non siasi chiarito il contenuto; insegnamenti concreti per via d'esempi, tratti dalla vita pratica degli ascoltatori; riassunti frequenti; l'inizio di ogni lezione ricapitoli la precedente; larghezza di domande, schiarimenti 1 con– versazioni. In città, il primo anno, le lezioni furono staccate, per meglio stimolare, mutando titolo e materia, la curiosità degli ascoltatori. Poi si osservò che il frequente mutare non era nè facile - data ]a penuria di insegnanti specializzati - nè molto proficuo. Se una persona, di media preparazione, ritiene, di nn discorso 1 cento idee, una mente rozza ne ritiene dieci. Con vien quindi ritornare sul temA, lumeggiarlo da più lati, associarvi trn numero di concetti sempre maggiore. Si tennero corsi di due o più lezioni, per se stanti e coordinate al tempo medesimo. In campagna, dapprima, lezioni staccate e varie; poi, avvezzati gli ascoltatori I\ qualche disciplina mentale, raggruppate in corsi. In genere, i corsi riuscirono dove si poterono tenere due lezioni settimanali. E furono, nella mist1ra del possibile, fra loro coordinati, volendosi la coltura formativa, md– turatrice di anime. Disciplina, questa, che, osservata con rigore, recò grandi benefizì, e che poi, per la diminuita necessità e per le mutate condizioni, fu in parte deliberatamente attenuata. Venuta meao la novità, si ebbe presto un ristagno; i contadini, gli operai in genere, non agitati da grandi idealità, assorti nella lotta economica quotidiana o paghi dei miglioramenti già conseguiti, incapaci di sforzo protratto, dediti spesso al bicchiere, si dirada• vano. Occorreva trovar del nuovo. Ed ecco, uel 1907, la macchina per le proiezioni, che doveva fare la concorrenza - proprio così! -· al cine– matografo di puro diletto. Le pr0ieziooi, che indubbiamente recano un sussidio preziosissimo col fissare l'attenzione in immagini vive e riposatrici, sono un bene e un male. Il pubblico ne fu viziato. Sopratutto in campagna, se mancava quel– l1a1lettamen to, diserta va la sala. Biblioteca Gino Bianco Si decise di introdurlo nel maggior numero· di inse– gnamenti1 ma con molta cautela, togliendogli il carat– tere caleidoscopico, e servendosene, anche in forma di disegni e di quadri grafici, a integrazione del discor'so. VI. Lo 1lifficoltà. Le difficoltà non scarseggiavano. In città, molti coef. ficienti aiutano: lo spirito democratico, un'atmosfera di coltura, ecc. Ma in campagna! Dove l'elemento colto si riduce al medico, al maestro, al segretario comnnule, a qualche profesl:iionista o funzionario disperso, e i contadini sono dei perfetti " assenti intellettuali m la lotta è quasi disperata. Concorre un nemico, che pochi imaginer6bbero. Dove la propaganda socialista è penetrata con le sue con– ferenze rumorose e concitate, e si è avvezzi alForntore tribuno che scnote la passione politica, Finsegname1ito pacato è una delusione; presto le anle restano deserte. Solo persisten<lo a lungo, si ottiene qualche resultato. Aggiungete li:, resistenze delle Autorilà e dei Muni– cipi. Le richie:-:te del1 1 aula scolastica dapprima non ebhero che poche risposte favorevoli. I eonservatori te– mevano la sovversione larvat:1. Questa diffidenza, av– valorata dalla rara ospitalità 1 conces~a dai Comuni democratici, si va dissipando: ma a stento. Un Comune, di cui vogliamo incidere il nome, Al– buzzano (Pavia), dopo concessa 1 a malincnore, l'aula scolastica, tolse pretesto, a ritoglierla, dal rovesciamento di una bottiglia di inchiostro; e la Giunta Provinciale Amministrativa - degna essa pure di passare ai po– steri - cancellò L. 20 dal bilancio, non conse11teudo la legge tale "spesa facoltativa,,! Ove prevalsero i clericali, trovando il sussidio già da tempo assegnato 1 110n osarono caucellfll'lo, ma po– ~ero delle condizioni: aver Jo zampino nel Sotto-Comi– .tato Jocale; esclude!'f~ certi temi, pretenderne certi allri .. Le maggiori opposizioni vennero dai preti. Nel Cre– monese, ai vecchi preti di campagna si van sostituendo, mano mano, certe figuro attive e battagliere di giovani, tntti fuoco, 8entinello avanzate del clericalismo, furiosi cli fnr argine ai pal'litl estremi, alla organiz1.azione proletaria, alla educa1i;ione popolare. A Gussola uno di questi entrò nel Sotto-Comitato, e la " Coltura,, si spense. A Cingia dei Botli il prete polemizzò e sco– municò dal pergamo. Altrove, seguendo il noto pro– cesso di mimetismo già adottato per la organit.z1tzione e per la propaganda, per strappare uditori alla diabo– lica "Università popolare", contra.ppornro una loro Coltura popolare, ad usum ... ecclesiae. Qua.sto a Ostiano, a Vescovato, a Casrdbuttano, a Cingia de' Botti e p.er- fino - si noti - nella stessa Cremona. • Altra difficoltà fra le più gravi: la ricerca degli i~– seguanti. Già in parecchi nostri Congl'essi (Parma, Mi– lano) si lamentò l'infiltrarsi del dilettantismo, e si rac– comandò di rivolgen1i a insegnanti specialisti. A Cre– mona. questa fase fu SU(Jerah1, dacché, costituitosi iL (l Comitato autonomo ,, alla vecchia Università popo– lare, il lavoro rude, non rumoroso, intrapreso per con-· quistare gli uditori più modesti, svogliò i facili cerca– tori dì popolarità a buon mercato. rruttavia l'impresa non è agevole. Pochi sanno piegare il temperamento intellettuale alle fatiche che richiede Faffiatarsi con un pubblìco di scarsa e molto varia. preparazione. Per lo più, meglio riescono coloro, che hanno familiaritè. con la 1-cuola, gli insegnanti in ge– nere; ma quanti,· fra questi, anche valenti, o si sen-

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