Critica Sociale - Anno XXI - n. 6 - 16 marzo 1911
CRITICA SOCIAU ciante. Mentre le caratteristiche principali del brac– ciante sono di non posseùere il capitale occorrente al proprio lavoro e di non essere interessato al pro– dotto, è chiaro che egli, in qw·11Jto diventa socio permauente di una affittanza collettiva, si forma, attraverso alla associazione, il capitale che gli è ne– cessario, e diventa senz'altro interessato al prodotto. Ciò dirnostra che la realtà della vita s'irnµone fino al punro da far agire gli uomini in modo diverso da quello che pensano in a::1tratto. Sembra, in teoria, che si voglia g-enernlizzare il bracciantato e com– battere l'interessenza al prodotto·. Invece, si oµera in nn senso, che fa.rf 'bbe cessare senz 1 altro il brac– ciante come tale, e che allargherebbe e consolide– rebbe l 1 iuteressenza al prodotto, sia pure trasformnn– dola.1 - ed è, certo, cot)a jmvortautissirna - da in– dividuale in collettiva. Volere, dunque, µraticamente la trasformazione del bracciante nel socio della affittanza collettiva, ci,,è in un interessato al prodntt.o, significa a,nrnet– tere che, se non esistesse l'i11fluenza Jell'organizza. - zione e se fosse utile introdurre la 111ezz1-1drh-i :111che là dove le condizioni le son11 meno ravorevoli, sa– sebbe già un bel progresso per i1 hra1.;cia11te sa.lire a quelld for111a, sia pure µili rudimentale, di ince– ret-t)enza al prodotto agricolo, che è appunto la. mez• zadria. · La realtà della vita capovolge cosl complet.::rniente quella che, ancor og~·i, è la co11cezio11e teoric~i pre– valente fra la 111ag~iura11za dei iwcialbti Rumag11oli e degli orga11izzatori dei bn.tcchrnti. Lungi dall'e:s~ere la mezzadria che deve scompa– rire nel liraccii:tntato 1 è il liraccit-rntaro che deve ele varsi ad una f'ol'rna più alca della stessa mezzadria attuale. Lungi <lai cessare, l'interessenza al prndotto agricolo - che oggi trova uua delle sue manifesta zioni nellfi. mez;zadria - deve tnu~formarsi a favore del bracciante (come, del resto, a favore dello strsso mezzadru) iu uua furma più pl'Ogredita. e eonqJleta. ( Continua). ANTONIO GBAZIADEJ. Il PROHZIOHl!MO P[RAIO f ln POllTlrn mm delle orgnnizzuzioni proleturie (A proposito d'una pubblicazione del dottor Giuserpe Pratu) Mentre le correnti migrn.lorie, che si sprigionano dai più umili strali delle plebi delle vecchie socielò, seguitano ad ingigantire, a fluire verso il nuovo mon– do, a cercare nostalgicamente un domani meno lt·isle - spesso, invece, più doloroso ciel passalo, che pure era insopportabile - mentre questo meraviglioso fe– nomeno di flusso e riflusso sta evolvendosi· e rego– larizzandosi, le classi operaie dei paesi nuovi e nuo– vissimi, e non solt.anlo di questi, per il timore cli veder compromessi, dall'immigrazione, i loro alli salarì, il loro relativamente invidiabile ,tenor cli vita, costringono o per lo meno sospingono i poteri costi~ luili sulla via dell'intervenzionismo e della protezione della mano d'opera indigena, tentando limitare od anche escludere il lavoro straniero. Da questa tendenza,· che matura ai danni delle na– zioni esporlalrici cli merce-lavoro - e quindi anche ciel nostro paese - da questo contrasto impressio– nante nascerà indubbiamente - per le razze gialle è giù sorto - uno dei più grn\"i problemi internazio– nali; un problema che - oltre i rapporti fra le varie nazioni - invertirù anche la politica est.era.. delle organizzazioni proletarie. Studiare come nasca questo contrasto, esporre quali fu,·ono le diverse fasi della politica dell'immigrazione nei paesi nuovi prima di giungere all'attuale, porre in luce i caratteri e gli effetti economici del prote– zionismo della mano d'opera e i limiti dell'interven– z.ionisrno cli Stato in leqia di emigrazione: ecco il Biblioteca Gino Bianco c6mpilo che si propose il Doli. Giuseppe Prato. Egli lo assolve, ora, con un diligente studio e una pa– ziente raccolta di documenti, nel suo libro il prote– zionismo ope,-,aio, uscii.o recentemente sollo l'egida Llel Labornto1·io cli Economia Politica di Torino. Ci pare ulilc soffermar-ci sulle conclusioni dell'Au– tore, oggi, dopo i risullamenli, a lulli noti, dell'in– chiesta sul iVlezzogioruo, dopo le inlerpellanze Ca– brini, Turali .. e la discussione del progetto di _legge Di San (;iu!iano per l'emigrazione; mentre non è spenta ancora del lutto l'eco dei banchetti e dei brin– disi, che accompagnarono Samuele Gompers nel suo \-iaggio a traverso l'llalia. Di più, ci sembra cloYeroso esporre, su queste co– lonne, in un rinnovato periodo di si.udì sistematici sull'cmigr-azione, le argomentazioni d'un liberista con• vinto e, ritenendole, nella loro essenza, come eque, data l'ampia e chia1·a dimostrazione a base cli- falli, indurre conseguentemente quale clovr·cbbe essere, se– condo il nostro modesto parere, il contegno e la lol– tica del Partito Socialista e delle organizzazioni ope– raie italiane. *.:f:* Esposizione materiata cli falli, non di vélate liri– che, raccolta chiara - non è cosa trascurabile, men– tre sono in :wge i filo$ofì neo-idealisti ~. clcll? nume– rosissime disposiziolli legislative, che imperano ne– gli Stati, ver·so i c 1 uali si rivolge la con-ente migra– toria. Persistente il disprezzo per !:i democrazia; un concetto - talvolta diviene un preconcetto - domina l'inlern trattazione, ul quale però il lettore è portato :1 t1·averso la conoscenza delle molteplici leggi, ten– denti acl escludere il lavoro straniero: ecco i pregi e i1!sieme i clifet.li ciel lavoro di Giuseppe Prato. l\1a osserviamo lo sviluppo logico di questo studio nelle sue tre parli essenziali. ., * * Prima parte. Ttoviamo poste !n luce le tre fasi della politica del– l'immigrazione nei paesi nuovi. Nel nuovo e nel nuovissimo mondo, nella prima metà del Secolo XIX, prevale il concetto cle/l'ulilità incontestabile di un forte incremento clemografìco. A lai uopo sì lenta favorire e promuovere l'immigra– zione, per popola1·c terre incolte o abbandonale e per superare In crisi della mancanza di mt.11rnd'opera, crisi scoppiala violentissima in seguito allo. repentina soppressione del lavoro sc!1iavo; siamo nell'epoca, in cui si pr?c(ama - a prop~silo, altro che tramonto dei princ1p10 del cleterm1111smo economico! - che (< e un diritto naturale ed inalienabile dell'uomo il cambiar sede e cilladinnnza ». l\lella fase successiva, entriamo nel periodo in cui si tenta 4i esclllclere l'immigrazione cli colore. 1 pri– mi colpitt sono i cinesi e i lavoratori della Polinesia. ln Australia, le misure proibizionistiche si aggravano sempre più, fino a che si arriva alla legge del 31 di– cembre 1906, colla quale si obbligano gli stranieri ap– partenenti alle razze gialle a lasciare il continente australiano. Negli .$tali Unili i Cinesi -per i, primi sono falli 'segno ad avvisaglie; seg,ue una serie im– pressionante di persecuzioni selvaggie; alle quali la Cina risponde con il boicottaggio del 1905. Queste misure provocarono l'atnusso dei giapponesi, contro i quali si è chiesta, or non è molto, l'estensione delle n;isure anti-mongoliche. Se ciò non av\'enne, si deve all'interve.nlo minaccioso del Governo giapponese. Questa or1entofobia - che ricorda le persecuzioni con– tro gli Ebrei, i l\1ori in Ispagna e gli Ugonotti in Francia - ama ammantarsi d'un concetto morale, di considerazioni etniche, di preoccupazioni sessuali ... Ma non sono che lustre. La vera ragione determinante la pressione esclusionistica dn parte delle classi opc– rnic americane ed australiane è essenzialmente una ragione economica-- come spieghereste, nel caso con– trario, le limilozioni poste anche contro i bianchi?-: il timore reale cioè di veder diminuire i salarì per la concorrenza spietata degli uomini cli colore, e di ve– der compromesso l'alto standar"d of life, che fa, di queste classi, vere e proprie aristocrazie operaie. .11pericolo è re~t!e e giustifica in parte il violento protezionismo op0rt1io, propugnato da quelle orga– nizzazioni. !'l'la è vano opporsi: innanzi tutto perchè
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy