Critica Sociale - Anno XXI - n. 6 - 16 marzo 1911
CRITICA SOCIALE 87 si può calcolare che gli uomini vi lavorino da 200 a 250 giornate all'anno. La massima anormalità del Ravennate appare anche evidentissima se, per questa zona e per la zona opposta dell'Imolese, si faccia il confronto tra mezzadri e braccianti. Nel Comune di Ravenna, sempre secondo la citata Inchiesta della Umanitaria, nel 1902-903, si avevano 9352 braccianti atti al lavoro e 12.646 componenti di famiglie coloniche. Invece, nell'Imolese, contro 1700 braccianti atti al lavoro, si avrebbe una popo– lazione colonica di un 10.000 individui. Calcolando le donne cbe non lavorano, i vecchi ed i bambini, la totale popolazione bracciante, nel Comune di Ra– venna, dovrebbe superare la totale popolazione co– lonica, mentre, nell'Imolese, le resterebbe sempre inferiore. A parte il caso eccezionale e limitato della ter– zeria e a parte il caso delle affittanze collettive, i braccianti, in agricoltura, sono chiamati a compiere lavori puramente sussidiad o puramente stroràinarì. Il loro numero, quindi, in una condizione sana di cose, deve rimanere sempre molto inferiore a quello di coloro, ai quali, come ai mezzadri, sp.etta la u grande massa del lavoro principale ed ordinario. Quando, invece, il numero dei primi aumenta a segno da uguagliare o superare il numero dei &e– condi, è evidente che ci si trova dinanzi ad un fe. nomeno patologico. In complesso, se le cifre della pubblicazione della Umanitcwia sono esatte, sembra potersi concludere che la disoccupazione dei braccianti, nel basso Ra– vennate, è collegata col fatto, che una parte di essi rappresenta, nelle attuali condizioni, una vera e pro– pria sovrapopolazione, mentre, nella Romagna alta, rappresenta in prevalenza un semplice fenomeno stagionale. Esamineremo a suo tempo i var'ì mez~i, coi quali il bracciante Romagnolo può migliorare la propria condizione. Ci basti per ora aver messo in rilievo che il problema del bracciantato Romagnolo è in gran parte un problema di disoccupazione, connesso colla mancanzft di una emigrazione adeguata. Il bracciantato r ppresenta u categoria intrasformazione e destinala pergran parte a scomparire. La scarsa preparazione tecnica e la passione po– litica hanno indotto Ja maggioranza dei socialisti romagnoli a giudicare il valore economico dei brac– cianti e dei mezzadri in un modo opposto alla realtà. Poichè i mezzadri - e non a torto - erano e sono poco accessibili alla propaganda come finora è stata fatta loro dai nostri, mentre invece i braccianti, per la maggior parte, seguivano ·e seguono 1'indirizzo delle vecchie idee socialiste; i nostri amici hanno finito per esagerare l'importanza economica e sociale di questi ultimi, e quasi per considerarli come la categoria-tipo, verso la quale tutte le altre categorie di lavoratori agricoli avrebbero dovuto confluire. Praticamente, i braccianti, lungi dall'essere una categoria già formata, rappresentano, pur troppo per loro, una categoria ancora in formazione; lungi dall'essere una categoria che abbia ottenuto il suo assetto, sono una categoria che lo cerca; lungi dal– l'essere una categoria che abbia già raggiunto una specializzazione, non hanno, ancora in molte zone, acquistata una sufficiente coltura tecnica. In com– plesso, si tratta di una categoria, che non è ancora in equilibrio economico, che lo sta cercando affanno– samente e che noi dobbiamo aiutare a trovarJo con amore e con fede, servendoci intanto dei soli me:1,zi oggi economicamente possibili. Abbiaino visto che i I bracciante Romagnolo trova BibliotecaGino Bianco· nella disoccupazione uno de' suoi mali più gravi. Inoltre, sia per la semplicità di molti dei lavori agricoli a cui il bracciante è chiamato, sia perchè il sistema dei turni - diretto appunto contro la disoccupazione -- porta ciascuno dei braccianti a compiere i lavori più diversi, è innegabile che, per lo più, il bracciante romagnolo è, come lavoratore agricolo, un lavoratore non specializzato, unshilled (1). Il mezzadro invece - pur soffrendo di una dis– occupazione o, meglio, di una discontinuità di la• voro, che è puram·ente stagionale ed inseparabile dalla natura delle sue funzioni - ha in realtà una occupazione sicura e, se non continua, certo conti– nuata. Inoltre, egli rappresenta agr_icolmente un la• voratore abbastanza specializzato. Bastano queste due differenie per assicurare ai mezzadri una note– vole superiorità economica, tecnica e sociale sui braccianti. Del resto, tutto il movimento di resistenza e di cooperazione dei salariati industriali non implica forse il presupposto di operai stahilmente occupati e specializzati? Pet· l'operaio dell'industria la disoc– cupazione è un fatto straordinario, che si verifica ogni tanti anni ìn momenti di crisi, non ogni anno e per la metà de' suoi mesi. La diversa forza reale delle due categorie, dei mezzadri e dei braccianti, si rileva anche dalle con– seguenze politiche del loro conflitto. Per ragioni politiche - come abbiamo detto - si è esagerata l'importanza effettiva del bracciantato. Orbene, siccome il politicantismo è una cosa e la realtà politica un'altra, il risultato politico, che, alla lunga, si verifica, è proprio questo: che il partito, che si basa sui mezzadri, appunto perchè si appoggia ad una forza normalmente più salda e continua, fi. nisce per prevalere sn di un partito, il quale com– metta l'errore di fondarsi in modo troppo esclusivo sopra una forza sostanzialmente meno solicta, come quella dei braccianti. t questa una delle cause principali, per cui - malgrado i suoi gravissimi difetti e le sue responsabilità - il partito repub– blicano, in Romagna, non solo non scompare, ma. ha di molto accresciuta la propria influenza, dopo la lotta acuta fra braccianti e mezzadri. Quando, dunque, si abbandoni il vizio di alterare la realtà della vita economica attraverso il prisma delle preoccupazioni politicantiste e si smetta di con– siderare i lavoratori come il corpo vile su cui eser– citare gli esperimenti che piacciono ai nostri gusti estetici e letterari, è d'uopo riconoscere che il brac– ciantato, se deve migliorare stabilmente la propria condizione, deve cessare alla lunga, almeno in gran parte, di rimaner tale. Il nostro dovere di uomini onesti e di amici siuceri della classe operaia' è pro– prio quello di aiutarlo in siffatta direzione. Il bracciantato soffre di disoccupazione e di insuf– ficiente specializzazione, appunto perchè ed in quanto si conserva bracciantato. Se, dunque, i mezzadri devono trasformarsi pel tramite della cooperazione, a ben maggior ragione deve trasformarsi, e cessare di esser tale, il brac– ciante. Anzi, .l'urgenza tecnica e sociale della tras– formazione del bracciante è - a parte gli interessi del politicantismo - molto maggiore, che non quella della trasformazione ciel mezzadro. Del resto, i migliori organizzatori dei braccianti, per elevare stabilmente la condizione di questi ul– timi sul terreno agricolo, hanno propugnato e pro– pugnano le affittanze collettive. Ora, quando un bracciante diventa socio stabile cli una affittanza collettiva, perde, per ciò solo, la qualità cli brac- ( 1) La vera speelallzza,;ione del brf\celrllltl 1·omag11011,e soin·atutto <Ilquelll (lei Ravennate, ò nel ht\'Ol"I di bonifica e di a1•gJnntnra del tluml. :M1t è un1t ~pcclllcaz1011e in lavori non Rg1·tcoll.
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