Critica Sociale - Anno XXI - n. 6 - 16 marzo 1911
-ss CRITICA SOCIALE A questa causa g enerale, da cui dipende l'esistenza di un braccianto.to permanente - più o meno nu– meros o - in tu~t o il piano Romagnolo, si aggiunge una causa speciale, la quale spiega perchè nella piaaura più bassa e, più precisamente, nel' basso Ravennate, i braccianti siano tanto piì1 numel'osi che nel _resto deHa ~omagna. Essa è rappresentata dalla esistenza d, vaste terre in via di honificazione. Da un lato, la bonifica ha richiesto un "rande nu– me~-odi_salariati, favorendo, anche per effetto della ._em1graz1oneda zone vicine, Ja formazione di un largo bracciantato. Dall'altro, i terreni che nrnn mano si bonificavano, creavano per i braccianti du– rante la primavera e l'estate, un nuovo collocam~nto in lavori agricoli. :ÌiJ però evidente che l'azione di questa causa andrà col tempo sempre più restringendosi. Basti riflettere che, nella vasta e media pianura Ravennate - co– stituita dai Circondarì di Ravenna e di Lu"o - le terre di recente bonifica abbrac~iano 19.841 ettari, menti·e tutto l'altro terreno, cli cui solo una parte potrà essere bonificata, non comprende più che et• tari 14.604. 81atciantato edisoccupazione. Abbiamo eletto che la permanenza, in Roma"na di un bracciantato più o meno numeroso clip~,d~ da due cause, di cui la più generale è la mancanza cli emigrazione. C'è ora da domandarsi se l'emigrazione dovrebbe essere fatta dai braccianti, perchè essi costituiscono in _tutto od in parte, una vera e p1•opria sovrapopo'. laz,one assoluta, oppure soltanto perchè essi soffrono di una disoccupazione che, pur essendo semplice– mente stagionale, riesce per essi ben più lunga e piì1 grave - per le ragioni esposte a suo tempo - che non quella che presentano anche i mezzadri. Per rispondere con sicurezza al primo dei due quesiti, bisognerebbe possedere molti dati che non abbiamo. In generale, se si considera la popola,ione nel suo complesso, escludendone soltanto la parte che _abita nei centri maggiori, sembra potersi dire che 11_ suo rap1>orto col territorio non è, in Romagna, supenore n quello che in altre regioni d'Italia. Vi sor~oanzi r_egioni_, in cui l'addensamento della popo– l~z10ne agr,col_a e notevolmente maggiore, sehbene .I agricoltura v, sia molto meno pl'Ogredita. Se, invece, si consideri la sola cate~oria dei brac– èianti, e si paragoni il suo sviluppo 0 numerico con quello della popolazione restante, allo1·a pare si possa concludere che, in certe zone della Romagna, e spe– cialmente nel basso Ravennate il bracciantato costi– tuisc~, almeno in parte, una. ve~a e propria sovrapo– polaz,one. Secondo una pregevole pubblicazione ciel– i' Umanitcwia di Milano: La disoccupazione nel Basso Rmilictno (Milano, 1904), la popolazione totale sarebhe cresciut~ in 40 ~uni_dell'8 ¼ ed in 20 anni del 4,8 '/ 0 ; mentre 1 braccianti sarebbero aumentati del 30,9 ¼– Nel memoriale presentato dalla Associazione Agraria Ravennate alla Commissione J'arlameutare d'inchie– sta, si afferma che, nel Comune di Raveuna i brac– cianti erano 9689 nel 1881 e 12.170 nel 19Òl. Oggi sarebbero circa 14.000. Comunque, è certo che, specialmente là dove i braccianti sono piì.t numerosi, la loro disoccupazione nel complesso dell'anno, è tale, che il numero cieli~ giornate lavorative annuali risulta assolutamente in– sufficiente. Mancano dati precisi per il ,·esto della Romagna. Ma, per la parte più bassa della provincia di Ra– venna e per l'anno 1902-903, la citata Inchiesta del- 1' Umanitaria ci offt·e le cifre seguenti in cui il nu– mero delle giornate comprende solo qu~lle impiegate nell'agricoltura: BibliotecaGino Bianco . E-~tornate di occupazione In un anno Numero COMUNI del In complesso J)er Individuo br&C· chmtl uom1n1 donne Totalt um1n1 donoel Tolalt Alfonsme ~~ --_- --_- ~-=- -=-17r Conselice 1980 - - 152.647 - - 77 Havenna 9352 301.517 326296 627.813 62 4~ 5:, Al conto bisogna aggiungere le giornate di lavoro neHe _opere pubb!Jche, che, secondo .la stessa pub– b!Jcaz10ne, sarebbero, in totale e per individuo 21 ad Alfonsine, 13 a Conselice e 31 a Ravenna. ' In complesso, tra giornate a salario nell'xuricol– tura e giornate a salario nelle opere pubbli~he si avrebbe, per individuo, un totale cli 97 giornate' al– l'anno ad Alfonsine, di 90 a Conselice e di 86 a Ravenna. Dalla medesima pubblicazione sembra anche po– t~rs1 lllferire che, nel basso Ravennate, se la orga– n.1zzaz1one.non avesse crnato tutto un complesso e r~gor?s~ sistema di turni, un certo numero di hrac– c,anti rimarrebhe clis_occupatoanche nei mesi della ma~s,ma _domanda d1 lavoro da parte dei proprie– tari e dei mezzadri: e cioè nei mesi di luglio e di agosto. Per avere un quadro completo, bisogna però tener conto del fatto che, oltre ai salari monetarì delle g10rnate lavorative sopra riportate, molti braccianti del Ravennate godono anche di un salario in ua– t~ra (1), rappresentato dal terzo dei prodotti che ncavano dai terreni che lavorano a terzeria. Come accennammo a_suo tempo, _la terzeria esiste sopra i l 9.841 ettan d1 recente bonifica del basso Ravennate. Però non tutti i prodotti che si ottengono in questa zona sono dati a terzeria, nè quelli che vi sono dati a terzeria lo sono su tutta l'estensione di essa. La terzeria prevale pe1· i cereali e per la barbabietola: culture che, _insieme ad altre minori, occupano circa 1 due q umti della superficie indicata. Gli altri tre quin.ti . sono a foraggio, e vengono quasi sempre con– dott, 1ll economia o ceduti in affitto. Ci mancano i dati per stabilire il guada"no che la compartecipazione a t,Lii prodotti rappres.;'uta per i bracc,aut, ravennati. Ma, per quanto si vo"lia essere ottimisti, la triste eloquenza dei dati su11.;' "ioruate lavorative, che abbiamo esposti più sopra, ;on può essere attenuata se non molto scarsamente. La resi– stenza potrà elevare, fino al massimo compatibile col prezzo dei prodotti e colle condizioni economiche "0· n_eraH, le tariffe; la cooperazione potrà rendere m:s– s,mo 11guadagno che si ricarn da quel tanto per cui s1 lavora; ma, finchè la disoccupazione sarà. così arave la condizione dei braccianti non potrà mai migliorar~ 1n modo molto sensibile e stabilmente. Abbiamo insistito sulla cifra della disoccupazione dei braccianti del Ravennate, sia perchè il fenomeno ~aggiunge colà la sua intensità massima, sia perchè mtorno ad esso si hanno i dati meno incompleti. Nel resto della Romagna, i braccianti sono molto meno numerosi, e quindi la loro disoccupazione pur restando sempre grave, si presenta meno acuta'. Le condizioni dell'[molese e del Faentino sono c~ratteristiche. Riteniamo che queste due zone co– stitmscauo quantitativamente l'altl'O estremo della scala; otfi·ano, cioè, un numero di braccianti infe– riore a quello cli tutto il resto della Romagna. Nel– l'[molese, i braccianti inscritti alla Camera del La– voro sono circa 1700 fra uomini e donne. In media, (') Questa rormn lmportrmtls11hnn di salnrlo In nntur11. è però esctn- 141\'n ))Or I bracclnntl d<'1basso Ravennate, gln<'Cllè 14010tn tale zona della Romagna vige Il contr1uto di terzerln.
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