Critica Sociale - Anno XXI - n. 6 - 16 marzo 1911

ll2 CRITICA SOCIALE versilà Popol,,rc del Varazzani. Il sommario ci mo– ~lra già la quintuplice divisione delle materie: 1° La politica della collurn popolare; 2° Opere integratrici <Jclla scuola; 3° Biblioteche Popolari; 4° Università Popolari; 5° Scuole professionali. Ma, nel fascicolo, rilegato, con copertina e fogli aggiunti, di 50 pagine, c1 sembra vedere che il con– tenuto giù scoppia, e sarà presto indispensabile au– mentare lo spazio (I). ella prima parte, la più generale, troviamo, fra l'altro, una interri:-;ta col ministro Credaro, che è veramente incoragglnntc per l'rdl.ivilù dell'Unione e per la Rivista. - Nella seconda, si tratta di Asili, di Colonie climatiche, ccc. - « Come si trasforma una Biblioteca co111unalc in un organismo di collura mo– derna» di Zaira Vitale; « Libri di bestie» di_ Anna Errera; « Vila interna di Biblioteca»; « L'allività delle nostre ·Federate», danno il contenuto alla terzo.. - Nella qu,arta parte, Varazzani ci na1Ta « Che cosa sono le Univcrsilù Popolari in llalia »; seguono «Un'inchiesta» e « Per la diffusione delle lproie.kioni luminose». -- « l progetti di legge per l'iilsegnamenlo professionale»; « L'istruzione professionale in Prus– sia», sono i temi dell'ultima parte. Ogni Sezione ha uno speciale notiziario italiano ed estero. Riproduciamo il primo articolo, che ha per titolo: La coltura, problema di vita. Pino a ieri era wl indice· della ciuillà d'un paese: generoso desicler·io cli lelterati, cli patrioti, di filan– tropi; presidio, anche, alla for,;a, alla ricchezza, alfa dignità cli un popolo. Si disse - csaoerando - che le guerre le vincevano i maeStri di scuola; che l'ab– becedario avrebbe :;111wllcllulo le carceri ... Ma la vita delle grandi collel!ività 11a,;io11ali procedeva sopra– tulto da altre cagioni, per all,·i assilli, che non fos– sero il bisogno e la chflusione della coltura. E si poteva disputare, se valga meglio, per domare la sto– ria, una vasfrl mediocri/a prona, dominala da pochi fw·i supe,·bi, o un vr1slo deva111e11to uniforme di fui/i gli spiriti; se l'aflipiano ùztellellu1ale, o non piullosto la penombra delle valli, çui sovrastino, dardeggiando scùzlille, le 1,lolomili ciel genio. Oggi, non più. La fatalità economica, il demiurgo occulto clell'evoluzio11e, ha risoluto il problema; lo ha capovolto. L'ornamcnlo dive11lò 11cccssità imprescin– dibile; il problema di civiltà, problemu di vita,. Far-se ~ patite la beslemmia! - il genio solilario si av1J,ia ad essere superfluo; ma i popoli a coltura depres_sa, certo, morran110. Non più, quasi per trauma storico, fr•cwolli dal plulonisino dell'invasione barbarica; 111,a vinti, esinaniti dalla lenta alluvione, dalla {il/razione assidua dei più. i11lellellualmente agili e miwiti; con– tro cui non è più riparo che valga, di dogane, di quarantene, di muraglie cinesi. Perchè ormui lo spirito umano, di qualunque li– gnaggio, non ha più che una patria: dove più splende la luce. Perchè la vila, la polenia, che ~caturirono 9ià dalla gara delle armi, si sprigionano dalla lizza - letctle essa pw·e, ma quanto più complessa! - delle i11clllsfrie sapienli. Perchè il nervo, che uibta, ha spo- (1) L'n1>1>01rnmcntonormnlmcntc costa L. IO nll':mno, L. 6 al se• mcstrc (estero L. 12 e I,. 7 , e ver c1uu:1t'anno, dn mnn:o A ,1IC'cmbre, S->lu L. 6; ma ~ ,•Jctotlo A. L. G (eia! m,.rzo ul <IICt>ml)rc 11111,L. 5) per ! sue! ctcl!'Uni:une e Clcllc H;tituzloril anues,rn. Il numero sepnrnto . cent. 75. Gli umr1: Mila110, via s. 1Jarm1b(11 88. Biblioteca Gino Bianco destalo il muscolo che si contrae; e chiede per sè l'ali– mento che lo regya e rinnovi. li questo non è più. la teo,·ia, la disse1'tazione. l!. già il senso delle cose, l'espe,,ien.:a, l'i'stirito. Dalle terre meno benedelle cli coltura - dentro e di so– p,·a - la superstite orda umana migra via, sperduta, valica gli oceani, come se una mefìte la cacciasse dai nidi, e già ivi, anlivene,zclo i millennii, · il sole si sca– lorisse, si ayghiadassero i fonti. E, al di là dell'Allan– tico, sequestrala negli ultimi ghetti della civiltà, sente ancora librarlesi sopra la sorda minaccia ... Il sociologo si chiede: questo mal'tirio migrante avrà esso r11z domani? *.::..,,, E a quest'ora, piena di dramma, che noi ci affaccia– mo alla storia, e tenliamo di accoglierne i mòniti nel.le pagine brevi cli unu effemeride. Alla quale non cerchiamo programma di frasi so– nanti. Progmmma sono le cose, che piangono. Quc– slo popol9 (.( _rtso_rlo ~ 1 .ch,e, b1ggc d.alle s,eqi a[l_tiçfic~., questo ·,so'polo ·«redento» nel nome, nei confini, nelle leggi, che reagisce alle insidie del fato - il p,·ogram– ma è questo; ed è la bandiera. Sorgiamo nel cinquantenario; ma per dù·e alle furbe, per di,·e ai soddisfalli: - qui non si chiude; qui si inizia 11rz'i!ra. Si inizia, nelle opere, ciò che fu nelle sole parole. La libertà, che fu un tropo; l'unità, che fu un mito; la democrazia, che /11 anch'essa 1.rn miraogio. Quesle cose non potevano lib,·arsi st1 lulli, se non p,·ima e,·ano calale dentro ciascuno. Non v'è na::ione, senza il cifladino; non umanità, senza l'uomo. Sor·giamo, quando un alito insolito cli speranze, di iniziative scorre la penisola, e pare spoltrisca i diri– genti, snodi il Parlamento e la legge, suscili nelle moltitudini aneli/i nuovi. l'opera s'è inaugurala, qua e là, per fra1J1menti, dall'apostolato oscur·o cli uomini oscuri; i frummenli si cercano, proliferando; costel– lazione madreporica, che affiora per nomarsi arci– pelago, per diventar continente. I nuovi isololli di– soricnluno il vecchio lupo di mare, scaltrito delle sil'li cons11ele. Ma, dalle ::allcre onuste, vaganli al la,,go, si protendono, alle fresche rive, brac_cia invo– canti di giovani, sguardi e rammarichi stanchi di genti canute: tulio l'inno e li.Ilio il singhioz,;o della vasta vita plebea. Appr·ocleranno? Noi gridiamo ai volonterosi: - remiganti, a voi! . • * 1 « Per la lllce; per lulla la luce: per la ,luce a tuffi» - ,] il mollo·,' l'impresa, lo slemma. Le men::ognc crollano ad una ad una; colle menzogne fi111cslc, crollano quelle che parvero provvide - argini erclli a difesa dal flullo maligno - al cinico praqmati-smo delle civiltà superale.· E i ruderi sparsi inceppano il passo ai soprauvegnenli. Fatuo il rimpianlo! Meglio accelerare {Jli sgombri, accendere tulle le lorcie, sul lavoro nollurno, fra le rovine. La luce non può darsi a sprazzi, a /ìolli, a barbagli., Lesinala, Hbbaqlia e tradisce. Perciò, anche. per questa, fra le menzogne vacil– lanli, invochicu~w il piccone: la superstizione della scuola. Della. scuola ricovero; della scuola te/lo e pareli; tempio senz(l prece, rito senz'anim11, cullò sen.:a fede. Della scuola isolata in se sléssa, senza urz prima cd un poi, strumento di un'arte cui mancheranno (}li artieri; fu,,cJnatrice .di (.(alfc,beti.» a1w(l1Y1fìci 1 ct,: .c[ct~

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