Critica Sociale - Anno XXI - n. 5 - 1 marzo 1911
CRI'I'ICASOC!ALE 71 invenzioni ed ai perfezionamenti tecnici. Nell'uno e nel– l'altro senso, la Commissione crede di dover far voti presso i I Governo. In alcune regioni d'Italia la fabbricazione è torpida ed i materiali abbondano o potrebbero abbondare. È dovere dello Stato fare in modo che - con una savia politica dei trasporti - possano arrivare a buon mer– cato nei centri di massimo consumo. L'insegnamento tecnico-professionale, che ha rapporti coll'edilizia, è poco sviluppato in Italia e, dove esiste, nou ha indirizzo risponclente ai nuovi bisogni ed ai nuovi ritrovati della tecnica. Il Governo si preoccupi dì perfe– :donare questo lato della cultura popolare. 2° I salar.i: si sono elevati notevolmente anche nel– l'industria edilizia . .Bastino due esemplificazioni: Muratori Apprendisti . Manovali . Badilanti . Garzoni Il caso di Milano: Anno J901 Cent. 36,43 ,, 28,35 " 26133 ,, 24 1 3 l ,, 15,20 ,\ll!JO 1907 (lllilllm!) 43 33 31 2. 20 Nello sciopero del 1910 queste cifre furono lievemente aumentate. Il caso di Torino : Sillar1o ln ce1:t. per ora O\ \a\·01·0 Muratore ManOVl\le Garzone Dopo il 1886 31,3 13,0 10,4 id. il 1902 38,0 23,5 16,0 ià. il 1906 40,0 25,0 l 7i5 Di fronte all'elevazione dei salari, qual via è aperta alla legge? Se questa non interviene· e non può inter– venire quando - approffittando di una fortunata cir– costanza esteriore - un gruppo di capitalisti si pro– caccia larghe e rapide fortune - come è possibile che essa pensi e, pensandolo, possa intervenire quando della prÙspera condizione dell'industria alcuni gruppi di lavo– ratori approfittano per elevare il tenor di vita? Tutto questo campo non può essere lasciato che alle libere contrattazioni e alle forze naturali, spontanee che si determinano nella vita sociale. 3° Sono cresciute le spese imposte o dalla società, per finalità estetiche ed igieniche, o dai privati consu– matori, che ricercano nella casa maggiori requisiti di un tempo. I nuovi regolamenti edilizi ed igienici, banno, è vero, accresciuto il costo di co9truzione 1 sia richieilendo mag– glore area scoperta, sia limitando l'altezza dei fabbri– cati, sia impedendo le camere buie, sia imponendo par– ticolari dotazioni di acqua, di luce e via via. Di questa nuova situazione si lagnano i costruttori e invocano maggiori limitazioni all'iniziativa dei Comuni. Su questo terreno non è possibile scendere. Vi sono, certo, casi singoli di esagerazioni da parte degli enti locali, ma nel complesso, se dobbiamo giudicare da quanto passò t1otto i nostri occhi e da quanto esami– nammo in varie città italiane, non è prudente tornare indietro. Vi è tanta resistenza nella popolazione e nei costrut– tori a far ciò che non è strettamente necessario, vi è d'altra parte un così profondo bisogno di elevare il con– cetto1 la dignità della casa e il tono fisico delle nostre popolazioni, vi è tanto da fare ancora perchè la casa non sia e non divenga semenzaio di infezioni o pericolo permanente per gli inquilini e per la società, che non ci pare consigliabile il u laissez faire, laissez passer ,, di antica memoria. Biblioteca Gino Bianco· Ai tre coefficienti dell'aumento del costo, alcuni im– prenditori e alcuni studiosi ne aggiungono un quarto. Il rendimento del lavoro sarebbe diminuito, coeteris pa• r·ibus. È noto che, in genere, l'aumento della produttività ba riguadagnato, nell'indU:stria, le spese da questa soppor– tate per l'incremento dei salari. Nell'industria edilizia ciò non si sarebbe verificato. La questione è vecchia al– l'estero. Essa fu, di recente, sollevata in Italia. V'è chi afferma, v'è chi nega. Non è possibile entrare nella bella ed elegante di– sputa, in modo affrettato. Ci sia lecito, per altro, ulla osservazione cbe ha o vuole avere una portata pratica. Vi è un periodo della vita industriale dei vari paesi che è caratterizzato da questo fatto: ciascun industriale lavora per proprio conto e cerca di spingere la sua pro– duzioue al più alto livello, conquistando del mercato di consumo la più larga parte possibile. l~ il periodo del pieno individualismo. Succede ad esso un secondo periodo: la concorrenza sfrenata dell'uno contro tutti ha generato disastri. L'in– dustriale si accorge che vi può essere maggior niargine a regolare la produzione e a sfruttare il consumatore, che non a divorare i suoi sim,ili. ]~ il periodo della re– golamentazione della produzione, dell'accorò.o, del trust. Tutto ciò pare - o appare ai più - pienamente le– gittimo e normale. Nel campo del lavoro non succede altrimenti. In un primo periodo il lavoratore non guarda il com.:. plesso della produzione: produce ciecamente, come gli viene ordinato. È il periodo della disciplina perfetta. L'industriale è arbitro della produzione. Ma ad esso uon tarda a succedere un secondo periodo. I lavoratori si accorgono che le criSi si avvicendano colle pletore di prodotti, cbe la disoccupazione è un pe– ricolo degli alti salarì, e trovano preferibile regolare - pm· quanto sta in essi - la produzione. È il periodo dell'iotervento indiretto dei lavoratori nella direzione dell'azienda. industriale. All'assolutismo si sostituisce un larvato costituzionalismo. Contro questa tendenza, quali armi &ODO possibili e quali interventi sono pratici ed ùqui? Se non si impe– discono gli accordi da un punto di vista capitalistico, per limitare la produzione in vista di un probabile danno, come si possono reprimere gli accordi degli operai, per lo stesso scopo e per le mede,;ime <li fese? L'unica valvola di salvezza, non è l'intervento repres· sivo, ma l'educazione sociale dei lavoratori. Concludendo, ìn questo gravissimo problema del co~to di costruzione, r..oi non poniamo grande fiducia che nel perfezionamento della tecnica. Sta allo Stato di stimo– ìarne l'intervento fecondo, con ogni possa. Denaro a buon mercato. Alto costo di costruzione non vuol dire ancora alto affitto. Due nuovi elementi int~rvengono: ·.l'interesse che il costruttore o padrone di case vogliono ricavare dal proprio investimento di capitali,. le spese generali di esercizio che sulle case pesano o possono pesare. Su questo terreno lo Stato può fare molto. Il denaro a buon mercato e . il credito largo sono i. più grandi bisogni dell'edilizia popolare. ' La larghezza e la facilità del credito non debbono avere che un limite: la sicurezza degH investimenti. -l La legge si è studiata tli riRolvere, tali q\lesiti, aµto– rizzando un certo numero di istituti a far Credito, a de .. terminate condizioni. Le somme messe, in questo modO-,'i
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