Critica Sociale - Anno XXI - n. 5 - 1 marzo 1911
CRITICA SOCIALE cli efficacia: da un primo e rudimentale grado di attività quasi riflessa e di sterile consapevolezza ad uno ultimo e compiuto di azione voluta, concorde, piena, vittoriosa. Psicologicamente diversissime sono state infatti le va,·ie classi nel corso della storia, ma pure diversa da se s~essa è ciascuna classe ne' vari momenti della propria esistenza. In questa materia il generalizzare o il com ..parare è, oltre che jnfrut– tuoso, facile causa di errori: ma è certo, ad esempio, che grandi sono le divergenze di struttura tra hor• g·i-iosiae proletariato, e degne di osservazione. La borghesia si ergeva, di fronte al sistema feu– dale, come un ciclopico ariete contro una trincea da abbattere. TI feudalismo era una casta, una fortifi– cazione da smantellare e diroccare. Sl'o ndarla d a un lato, in un punto solo, era il principio del.la certa fine, era lo stesso che farla minare. Ec co perchò il còmpito della nuova classe si limitava a questo: infrangere barriere economiche, spezzare gerarchie e vincoli sociali. Era rin còmpito essenzialmente ne– gativo: il verbo, io nome del quale la borghesia nasceva, era la libertà più assoluta di tutti i coeffi– cienti della produzione, e quindi delle industrie e de' commerci. lt'[a non bisogna confondere gli ele– menti costitutivi d'una classe rivoluzionaria. col còm– pito storico ch'essa si assume. Altrimenti, il pro– gramma di liberismo individualistico, con cui labor– ghesia venne al mondo, avrebbe dovuto impedirle di essern classe e di agire come classe, prima contro la feudalità, poi di fronte al proletariato. Invece, pure sfrenando nel proprio seno la libera, gara fra le proprie cellule economiche, classe ella fu, atti va e ribelle, fiera ed aggressiva, con i suoi centri di organizzazione e con i suoi interni nuclei di inner– vazione. Ma non ebbe, nè potè avere, la struttura del proletariato, perchè il suo ufficio era di pene– trazione e di corrosione, anzichè di audace e faticosa· costruzione, lmla doveva fare da filtro di dissolvi– mento. Ecco perchè cominciò con Pappropriat·si in– sensibilmente gli istrnmenti ed istituti della stessa società che voleva abbattere. Formazione cittadina, nata. dalla camp~1gna 1 contro la camµHgna s'afferma, e reagisce. Negazione delle Gilde de' mestieri, ac– quista dapprim>t la forma di Gilda dei rnercanti. Liberista, crea frattanto alla propria sete di espan– sione cornmi-,rciale il ponte del mercantilismo e del colhertismd. Nemica d'ogni sorta.d'intervenzionismo, all'aiuto dello Stato ricorre per tutta la sua opera di lenta escftvazione. Solo allrt fine del secolo XYlU:, qun.nrl.o il macchinismo snoda le sue membra d'ttc– ciaio, qua.udo perciò la grande industria s'avvia a diventare un fatto compiuto, solo allora ella ha fre– miti ardenti di liberazione e, all'appressarsi dell'ora trngica di tormenta rivoluzionaria, si converte in un'immane combustione, che, divorando Je basi del privilegio, ne provoca la catastrofe cruenta. Ma la borghesia, come ogni classe che giunga al potere, ha, dopo il proprio trionfo, mutato aspetto ed insieme le forme della propria azione. La feb– bre pur latente dell'assalto s'è trasformata nella ne– cessità della resistenza; l'eroica ebbrezza della lotta ha ristagnato nell'astuta macchinazione della difesa; la scapigliata sveltezza del movimento si è raffrenata nella grave e misurata prudenza dell'azione. La classe, che diviene dominante, resta pur sempre classe, di fronte alla nuova avve,·saria, che le muove guerra; ma acquista una funzione essenzi;ilmente negativa: la salvaguardia di se stessa, cioè dell'or– dine economicamente e politicamente costituito, sia ne' rapporti di produzione e di distribuzione, sia nella drappeggiata austerità di tutti i suoi "poteri»· Le condizioni, invece, della classe soggetta, della classe su le cui braccia è l'avvenire, sono del tutto differenti, per la vita, per lo spirito, per l'azione. Per ragioni molteplici, il proletariato ha, in alto BibliotecaGino Bianco grado, senza dubbio più d'ogni altra classe storica, la capacità e la possibilità del senso di se stesso, della propria cenestesi, e quindi i coefficienti d'una volontà inflessibile, generatrice d'azione feconda. E, il modo stesso della produzione horghese - la grande industria - che. aumentandoli di numero ed adden– sandoli in grandi masse, fascia e stringe i lavoratori; è la macchina, che, adeguando dovunque il lavol'O e il salario, livella ed accomuna gl'inte.ressi operai; sono i crescenti mezzi di comunicazione, che, rime– scolando in se stessa la folla lavoratrice, ne dilatano ed unificano l'anima, le lotto, .le nspira:doni; sono i contlitti interni della borghesia, che, inscenando nel mondo politico, muta e docile comparsa, il proleta– riato, ne purificano Ja visione, ne snebbiano il cer– vello, ne suscitano ed infiammano Jo spirito ... E', in tal modo, il gioco stesso delle forze economiche, il quale evoca, dalle 1Hofondità dell'inconsapevole, il p1·oletariato come classe: ed è oell'al'Clore della lotta e nel fuoco della battaglia, che questo epico com– battente si fucina ed irrobustisce la propria anima rivoluzionaria, ed acquista Ja nozione di se stesso e quella. del proprio avvel'sat'io: così l'arena diventa il ·suo ~fondo naturale, la guerra la sua ragion di essere. Nella classe soggetta è, quindi, l'iniziativa, l'at– tacco, l'offesa; è la coordinazione del processo edo nìstico d'un vel'o e possente h01noceconom-icus; è il germe d'una nuova formazione sociale 1 che aspira al dispiegamento e all'esistenza più piena; è il pt'in– cipio concreto e volontario d'una novella istoria. E in questa implicita affermazione è la piì1 grande e l'imperitura scoperta di Marx ed insieme la base solida del socialismo. *•::-* Raffigurarsi la classe - e la classe rivoluzionaria - sotto un diverso aspetto; scorgere in essa un'i– nerte ed inutile somma numerica d'individui, anzi che un ideale organismo vivente, attivo e fattivo, sìnteE1i, valorizzazione e meizo d'appagamento del– l'edonismo delle sue innumerevoli cellule: significa non averne com[H·eso o averne mal compreso l'es– senza, e mentire a se stessi ed agli alLri nell'ado– perare a.nc6ra il, nome di " classe ,,. La premessa individualistica altera, comunque, la esatta visione della realtà. Non occorre proprio conchiudere con l'immancabile e cliscretamente futuro trionfo del pro– letariato; basta riconoscer'-' la. non nominai.e esistenza della classe. Il Pantaleoni, ad esempio, non tiene cont-o di ciò, allorchè - come in uno de' suoi sirn– p-,tici accessi di rabbia sotto forma di articoli (Tri– buna, 30 dic. 1910) - scrive che il proletariato non potrà debellare la borghesia, come questa debellò il feudalismo, perchè, " mentre il feudalismo era una casta chiusa, la borghesia è una classe aperta a chiunque si distingue con l'efficacia del suo lavoro, la superiorità della propria intelligenza e l'energia nel risparmiare, ecl è una classe che ricaccia dal proprio seno coloro che falliscono in questo genere di gara ,,. Ora, è chiaro che l'angolo visuale dell'ioclividua– lismo beo può giustificare questo rag·ionameoto; ma che la realtà non lo giustifica affatto, perchè io nessun modo tollera la considerazione parziale o preconcetta di se stessa. Il Pantaleoni non conosce o non vuol conoscere che i dati della sua teoria pura: gli individui, i quali, in verità, singolarmente presi, salgono e scendono, in perenne flusso e ri– tlusso, nella curva del benessere, mutando continua– mente cli podto nel variabile " casellario ,, econo– mico di ciascuna delle classi sociali e passando senza posa dall'una all'altra di esse. OrbenP, questo fatto - già scolpito nella legge di capillarità sociale del Dumoot, per cui ciascuna molecola sociale, guidata
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