Critica Sociale - Anno XXI - n. 4 - 16 febbraio 1911

ùRI'l'IèA S◊CIAÌ,È la riforma elettorale, ma a favore di qualche altra grande riforma, o qualche altro gruppo di grandi riforme, degne di essere tenacemente e insistente– mente volute nell'interesse dell'intero proletariato. Da un'azione d'insieme per la conquista di grandi riforme utili a tutti; azione che non si fermi prodi– toriamente a un tratto per contentarsi di un piccolo· frammento di riforma utile solo ad alcuni, da un'a– zione di questo genere, anche se non riguardasse la riforma elettorale, la stessa idea della riforma elet– torale avrebbe tutto da guadagnare; perchè ben presto si vedrnbbe la impossibilità che una grande riforma, richiesta dai bisogni dell'i □ tera classe Javo– ratrice, sia conquistata, mentre è esclusa dal voto quasi tutta la classe lavoratrice. E le delusioni, che il Partito incontrerebbe in, questa via, sarebbero la migliore propaganda, che si potesse fare per il suf– fragio universale. Ma, aflìnchè queste delusioni sieno utili, affinchè il tempo perduto per la conquista di altre riforme nou sia del tutto perduto, occorre che definiamo bene quel che vogliamo essere e quel che vogliamo fare, che ciascun gruppo si assuma nettamente le proprie responsabilità, che usciamo una buona volta da questo giocare a mosca cieca, che sembra divenuto la quintessenza della nostra tattica ufficiale. Discutendo, insomma, di quanto debba fare il Par– tito socialista di fronte alla riforma elettorale, oc• corre che tutti sentano il dovere di 11 definirsi ,, con assoluta chiarezza di fronte ai due problemi fonda– mentali, da cui Ja discussione nasce: uno più ge– nerale, uno più speciale: I. Il Partito socialista neve continuare ancora nel metodo della sollecitazione delle riformette omeo– patiche, affastellate senza orùine e senza coordina– zione, imposte dai gruppi proletarì più influenti a seconda dell'accavallarsi dei .loro bisogni immediati; - oppure è opportuno che esca bruscamente da questa via, che lo conduce al disonore e al preci• pizio, e riprenda ]a tradizione dei grandi sforzi d'in– sieme in vista di grandi riforme utili a tutti? ( 1 ). li. -- Posto che il problema precedente sia riso– luto nel senso di questa ultima alternativa, quale grande riforma deve raccogliere su di sè iJ nuovo sforzo del Partito? La riforma elettorale? o qualche altra? oppure .la riforma elettorale associata a qual– che altra, e di cui la riforma elettorale sia conside rata come lo strumento indispensabile? Nell'ultima sua riunione il Consiglio direttivo della Confederazione del lavoro ha deliberato come capi– saldi della nuova opera il suffragio universale e la lotta conti·o il protezionismo agrario e industriale. E Rinaldo Rigola scrive sull'Avanti I del J 3 gen– naio: (1) r.. •avere, earo Turati, nel programma d'azione lmmecl!ata una grande Idea centrale, non lrnp11ca che l'azione sl consumi tutta 111- torno a questa sola Idea, e c11e uo1 si debba andare avanti senza guardare uè a destra nè a manca. Nessuno cl vieta d! chiedere una leggina, magnrl microscopica, amnchè, per es., sleno curati I calll d.el la,·oratorl del comunello dl Vattelapesca a spese dell'ammlnlstrfl• zlone comunale: se questa "riforma" è gjust1i ed è utile, srorzla– moc! pure di conquistarln, me11tre conduciamo Innanzi l'opera più vasta. (;hledere che un Ol'ganlsmo abbia un cervello ed una spina dorsale, non vuol dire pretendere che non abbia nè gambe ne brac– cia: vuol dire desiderare che I movimenti delle gambe e delle brac– cia non avveugano Jnutllmente e a caso, mn, sieno coordinati <lai cervello e dalla spina dorsale. Il male an-leue quando per I calli di YattelapeSOI\ d\ment1chlamo I guai ben più gravi d\ tutta l'ltalla, perchè questo rarebbe dispiacere al Governo, 11 <Jnttle è "democra• tleo ~, tant'è vero che vuol cnrnro I calli di vattelaposca. Coonll– nA.ro e subordinare non vuol dire sopprimere. Queste cose, dieci annl fa, erano !I nostro abtccl. Da quando cl slamo mes,il per le "vie nuove del socialismo,,, ce ne .slamo dimenticati. Poco male se si riconoscesse che le vle "nuove_del socialismo,, altro non sono che le "vlo vecchio do! conservatorismo, non privo di qualche velle!ti~ riformista~· Biblioteca Gfno Bianco_ " Il suffragio universale-non potrà essere conseguito da una sola categoria di .lavoratori o da·· una sola fra– zione politica. Purtroppo noi abbiamo attraversato un lungo periodo d.i tempo, in cui le lotte determinate da interessi locali e particolari ebbero il sopravvento sugli interessi generali. Bisogna che questo stato di cose abbia alfi.ne una tregua. " Sacrosanti i diritti dei gruppi e delle categorie, spie– gabili le gare locali fra partiti affini; ma è indispen– sabile che tutti questi fenomeni non escano dai loro naturali confini e non diventino questioni assorbenti. :i Noi non domandiamo ai partiti e alle categorie di rinunziare alle proprie peculiari battaglie; domandiamo soltanto che l'interesse particolare non travolga e som– merga sistematicamente l'interesse generale. " Leviamo in alto, più in alto, gli ideali e le spe– ranze. Non è retorica la nostra. Nella lotta per la con– quista del suffragio universale senza adulterazioni, c 1 è posto per tutti gli uomini dal cuore intrepido e dalla fede secura, qualunque sia la loro bandiera po.litica. E i lavoratori organizzati devono riflettere che con la lotta per il suffragio uniVersale mirano, nel contempO, al cuore del sistema, che perpetua la loro miseria, ed aiu– tano il Mezzogiorno a riscattarsi dalla servitù politica e dall'obbrobrio dell'eccidio quotidiano. ,, Benissimo. È questa, e non può essere che questa la vera via! Ma... siamo tutti d'accordo? - Tutti, dico, non i componenti delJa massa, che occorre mettere in moto, ma noi, che dobbiamo dare lo slancio? Mentre il Rigola scriveva sull'Avanti! del 13 gen• naio un articolo per il suffragio universale, Ferruccio Ancilotti -..., che appartiene, se non m'inganno, anche lui al Consiglio direttivo della Confederazione del lavoro - scriveva sul Lavoro di Genova del 12 e l7 gennaio 1911 due articoli sulla riforma elettorale, aventi per base il rifiuto netto, assoluto, del diritto di voto agli analfabeti. E l'on. Bonomi scrive sul· J'AvanU! del 24 gennaio un articolo, iu cui si legge che iJ suffragio universale potrebbe dare il predo– minio politico in Italia alla reazione, nientemeno, di Fra Diavolo. Era da sperare che, nella recente riunione del Consiglio direttivo della Confederazione del lavoro e dei deputati sochilisti e repubblicani, si venisse una buona volta ai ferri corti, e si decidesse ben chiaramente che cosa dobbiamo volere. Invece, si ha l'impressione, dopo due giorni di discussion·e, di es– sere rimasti al buio più di prima. La riunione, infatti, si è chiusa con un ordine del giorno) presentato dall'on. Bononii e votato all'imani~ 111ità, che dice: " I Gruppi parlamentari socialista repubblicano, adu– nati per iniziativa della Confederazione del lavoro; consentendo nella doppia agitazione della Confedè· razione, diretta a combattere i dazi che rincarano i con– sumi popolari e a conquistare il suffragio' universale; deliberano ·di portare in Parlamento le richieste della classe operaia organizzata, nel senso e nella diret– ti va indicata dalla Confederazione del lavoro,,. Quest'ordine del giorno, in quanto è commentato dalla firma dell'on. Bonomi, non dice assolutamente nulla. Atfinchè dicesse qualche cosa, sarebbe stato necessario che l'on. Bonomi e tutti quei deputati, che consentono con lui, avessero votato .... contro. La unanimità significa solamente questo: che. ci sono deputati, i quali, invece di dire chiaro e tondo: " Noi siamo avversi al suffragio universale, e vo– gliamo una riforma elettorale a solo uso e consumo

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