Critica Sociale - Anno XXI - n. 4 - 16 febbraio 1911

58 CRITICA SOCIALE La fatalità della rovina appare dunque evidente: non così il processo mentale cli Marx, che, quasi oscuro com'è, rende più suggestivo il suo pensiero, più imperiosa la sua forza di convincimento. E tale ineluttabilità storica assume caratteri addirittura fisico-meccanici in quest'altro brano, che segue a poca distanza i precedenti: " .... la produzione capitalistica genera essa stesoa la propria negazione con la fatalità che presiede alle me– tamorfosi della natura. È la negazione della negazione ... 11 A chi conosca intimamente il pensiero di Marx apparrà senza dubbio rilevante la divergenza, che talvolta diviene antitesi, tra la concezione e la ter– minologia di lui. Questa è evidentemente fatalistica, esprime una meccanicità non ammessa dal cervello di Marx. Il quale invero, pur disprezzando gl'idea– listi, cade formalmente nei loro errori, quando tra– duce in parole, espone, comunica il proprio pensiero. Stando a ciò ch'egli dice, la stol'ia - nota il Sorel - avrebbe come la missione di eseguire i decreti della ragione. u Quando si tratti dJ guardare al passato, la termino– logia marxista è inutile,' poichè niente aggiunge alle nostre cognizioni; quando invece si guardi anche al– l'avvenire, essa c'induce sofisticamente a credere che lo si possa prevedere per analogia col passato, come se vi .fosse una legge fisica che imprimesse al movimento una medesima andatura in tutti i tempi. ,, · Ed invero un'indagine interessante sarebbe quella di assodare quanta parte abbia avuto, per analogia, la storia della rivoluzione francese sulla formazione ed espressione delle previsioni marxistiche intorno alla rivoluzione proletaria. Il linguaggio ed il modo di esporre di Marx pos– sono, com'è evidente, indurre in gravi e frequenti errori. I seguaci qi lni hanno infatti esasperato sino all'inverosimile \'apparente fatalismo della sua con– cezione; sì che hanno determinato nel pubblico, ch'è il più numeroso ed il più petulante, di quelli che conoscono un autore attraverso ciò che ne ha. detto uu altro, la ferma convinzione che, per M:arx, la storia si riduce ad un meccanismo regolato da leggi terribilmente ineluttabili. La " scienza " di tali se– guaci s'è fatta mussulmana, ed ha proclamato il suo verbo. L'~.'"'-ì''-'~ sollecita senza scampo l'umanità. Questa niente può, fuor che subirla. Ad ogni svol– tata della storia, la Nemesi vendicatrice, sotto le forme della classe rivoluzionaria, abbatte ed inabissa l'impalcatura sociale dominante. Così fu. Così sarà. Il Fato domina sovrano. - E la metafisica pure. * * Ma è dunque davvero la concezione di Marx, anche nella sostanza, una specie di astronomia storica? Ha egli davvero ridotto, come molti vogliono, la evolu– zione stol'ica ad una specie di " fisica sociale ,,? C'è proprio bisogno che il novissimo sindacalismo vada iniettando forti dosi di " volontarismo " là dove, nella salda compagine del pensiero marxista, non scorge altro che la raffigurazione di movimenti riflessi? C'è proprio bisogno che, contro gli avvertimenti dello stesso Sorel, debba essere ritenuta sostanziale quella che non era se non la fallace espressione d'un pro– cesso cerebrale, che amava la parola dogmatica e ·quasi biblica, l'incesso dialettico e l'austero paluda– mento della "rivelazione,, scientifica? Chi guardi a fondo vedrà il pensiero di Marx ri• comporsi in nuove e più veraci linee. Esso si denuda e si mostra genuino nella vita vissuta e negli im– provvisi sprazzi rivelatori, di cui è popolata la pro– duzione " minore" del pensatore di Treviri. Il quale, BibliotecaGino Bianco con la sua esistenza contesta tutta di febbri e di battaglie, con l'incitamento perseverante e la parte– cipazione attiva ad ogni forma di agitazione operaia, smentisce recisamente ogni interpretazione mecca– nica del suo concetto storico. Come il filosofo antico, a chi lo accusa di aver formulato una dottrina bud– distica, egli può rispondere provando di essersi mosso. M:a, oltre a ciò, egli, in alcuni suoi scritti - dalla prefazione alla Criticadell'economiapoliticct sino alle Glossesul Feuerbach - dà prove indubbie della pro– pl'ia avversione a considerare sotto l'aspetto mecca– nico il movimento storico. E le esplicazioni,cheEngels, non sempre invero correttamente, ha date del pen– siero di lui, potrebbero costituire addirittura la prova decisiva. Marx, in realtà, non attendeva dal cieco svolgersi degli eventi, dal fisico sferral'si delle forze sociali, la conversione della produzione capitalistico. in pro– duzione comunistica. Per lui la storia è l'opera del– l'uomo, in quanto questi modHìca condizioni., ch'egli stesso ha poste in antecedenza. In tal senso egli di• ceva che l'emancipazione dei lavoratori dev'essere opera dei lavoratori stessi. Ciò, mentre esclude la mecçanicità, non induce, d'altra parte, ad ammettere l'arbitrio nella storia. Il moto di questa, il suo in– timo contenuto sono anzi cli solito essenzialmente ignorati dagli uomini o dalle classi nella storia stessa operanti: " Così come non si giudica un individuo secondo ciò ch'egli pensa di essere, non si possono giudicare le epo• che di sovversione sociale dalla coscienza ch'esse si for•• mano di se stesse; anzi si deve dichiarare questa co– scienza dalle. contraddizioni della vita materiale e dal conflitto esistente fra le forze produttive sociali ed i rap– porti di produzione. ,, (') Da ciò deriva al pensatore rivoluzionario la quasi esclusività del potere di critica sociale; e con ciò si riafferma la essenziale struttura economica della società. L'economia è infatti come la spina dorsale della storia. Questa n'è tutta compresa e sorretta, e resta pur sempre una nel suo insieme, senza dirompersi iu elementi costitutivi o fattol'i, come vorrebbe una superfiriale scuola sociologica. Orn, qual'è la natura del processo economico? È questo assolutamente meccanico, necessario, estraneo ad ogni influenza della volontà umana? In ogni atto economico l'agente si propone consapevolmente dei fini, da raggiungere con determinati minimi mezzi. Ciò include la volontà di porre in moto certe atti– vità, per raggiungere certi risultati. Il determinismo ammette tutto questo, cioè non nega la consapevo– lezza nè la volontà; ma si limita solo a dare un " ambiente " all'una ed all'altra, ad affermare imma– nente la legge di causalità. La teoria del mezzo so– ciale è tutta qui ('). Essa non nega la scelta, ma le impone condizioni e limiti: più ancora, date certe cause e circostanze, la prevede in una certa dire– zione. In ciò è il carattere di necessità. Così, l'atto economico può, a rigore, dirsi libero solo nei limiti in cui l'agente può non fare il proprio interesse; e l'homooeconomicus è edonista per definizione. Se così 11011 fosse, la scienza economica - la. scienza, in ge– nere - sarebbe impossibile. Solo dalla necessità si esprimono le leggi; la libertà non ha leggi. Qllindi, nella massa degli atti economici, il pro– cesso diventa più complesso, ma non muta sostan– zialmente. La compagine economica - in altri ter– mini: la " Economia " -· non è, in fondo, che il ( 1) MARX: Prerazlone alla C1·J.ticc1aell' Economia polWca. - Roma i Scrlttl di Marx, Engels, Lassnllc. (!) SELIGMAN: op. cit., pag. 96 e seg,

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