Critica Sociale - Anno XXI - n. 2 - 16 gennaio 1911
24 CRITICASOCIALE braccianti. Augura poi - più o meno confessata– meute - che questa trasformazione dei mezzadri in braccianti avvenga al più presto, in quanto pensa che sarà questo l'unico modo perchè i mezzadri, o meglio gli ex-mezzadri, ·adottino i sistemi di lotta propri dei braccianti. Ora, poichè la media dei mezzadri si trova in con– dizioni economiche molto superiori a quella della rnedirt dei braccianti, queste opinioni si riso] vono nel desiderare che, in nome del sO'cialismo, una nume– rosa categoria di lavoratori autentici vada a stare non già meglio) ma peggio. Ricompare così, sotto forme larvate, l'antico, funesto ed antimaterialistico pregiudizio, secondo il quale l'elevamento dei lavo– ratori. verrebbe facilitato .... dalla loro miseria cre– scente. E perchè allora non si dovrebbe domandare una diminuzione di salario dei tipografi o dei mac– chinisti delle ferrovie, visto e considerato 5che essi non soffrono la disoccupazione cronica propria dei braçcianti? Evidentemente, si tratta di una di quelle tante aherra.zioni a tipo religioso, per le quali, pur di salvare le anime del prossimo, non ci si peritP:– reiJbe dal bruciarne il corpo. Basta enuncia.rla, per capire che questa speranza· dei sociaJjsti è la causa prima dei loro insuccessi coi mezzadri. I mezzadri hanno delle cose economiche una visione dstretta, ma lucidissima. E' dunque·, ben naturale _che ad: essi repugni irreduttibilmente la prospettiva •di diventare semplicemente dei brac– ,~ianti, cioè di andare a star peggio .... nell'interesse di un malinteso socialismo. L'opinione che i mezzadri siano destinati a prole– tarizzarsi corrisponde _poi alla realtà? Abbiamo dimostrato più sopra - parlando dei caratteri differenziali dei mezzadri e dei bracciauti - che i primi migliorano le loro condizioni in mi– sura molto magg-iore che i secondi. Ci troviamo dunque di fronte, non ad un processo di proletariz– zazione. ma di arricchimento; e, quel che è più sin– tomatico, ad_ u_n processo di arricchimento che di– pende dalla natura stessa del contratto di mezzadria, dal fatto cioè che la posizione iuiziale, il punto di partenza dei mezzadri è llppunto quello di ·essere .... mezzadri. Le condizioni economiche dell'Imolese sono tipiche per Ja media della Romagna. Orbene, sopra cima 9 milioni di depositi giacenti presso la Càssa di Rispar– mio di [mola, più di un terzo appartiene ai mezzadri. Iaoltre, se si può approssimativamente calcolare che il valore del bestiame bovino esistente sui 1200 fondi dell'[molese ammonti a 5 milioni, più di 2 di questi milioni appartengono ai mezzadri. Infine tutti i·notai e gli uomini di affari dell'Imolese testimoniano che aumenta. notevolmente il numero dei terreni che i mezzadri acquistano dai proprietarì. Dunque, se una previsione è possibile, essa va fatta in senso opposto a quella che oggi erronea– mente prevale. I mezzadl'i, in Romagna, non solo non mostrano alcuna tendenza a diventare salariati, ma tendono invece, nella maggior parte dei casi, a diventare -- passando, o no, attraverso al piccolo affitto -- i proprietari della terra che lavorano. [ mezzad1:i romagnolì, insomma: sembrano avviati, nella loro grande maggioranza, non già verso il tipo del lavoratore salariato, privo di capitale e disinte– ressato al prodotto, ma verso il tipo del lavoratore piccolo proprietario, fornito del capitale che occorre per la sua stessa impresa e massimamente interes– sato al prodotto. Un'altra e caratteristica prova della afilµitit fra la piccola proprietà rurale e la mezzadria consiste ap– punto in questo: che tanto l'una quanto l'altra smen– tiscono la pretesa legge della concentrazione della proprietà dei capitali e della universa proletarizza– zione. BibliotecaGino Bianco lecause t cniche edumane d lla vitalità della mezzadri Un altro concetto erroneo, o a.Imeno unilaterale. dei socialisti romagnoli sta nel condannare in vift assoluta la mezzadria, come una forma arretrata medievale, ecc. E' questo - del· resto - un con~ cetto intimamente legato coll'altro che abbiamo com– battuto più sopra. Non si potrebbe credere che la mezzadria fos.se II destinata a scomparire . se la si giudicasse una forma progredita di conduzior:i"eagraria. Che 1a mezzadria sia una forma arretrata è vero ma solo in parte. ' ' Certo, essa mal si adatta alle rapide trasformazioni agricole, e alle specialir.zazioni. Si tratta di un con– tratto che, quanto alla divisione del prodotto, è a base fissa, e in cui due individui, proprietario e mezzadro, sono legati fra loro e non possono agire indipendentemente l'uno dall'alt1·0. In queste condi– zioni, scarseggia la libertà necessaria ad effettuare le trasformazioni agrarie. Inoltre il mezzadro è con– trario ad ogni specializzazione, poichè tende a pro– durre sul proprio fondo anzitutto i principali generi che servono per il consumo della propria famiglia. Malgrado però questi ed altri inconvenienti, la mezzadria si dimostra ancora piena di vi'talità. Intanto, è un grande errore non riconoscere che ... in agricoltura le condizioni sono es~remamente ,,arie, e debbono quindi esser.e molto var1 anche i modi di conduzione. In collina, non si può certamente voler introdurre il g1:ande affitto. Esso vi è impossibile per ragioni tecmco-a.gricole. In una pianura estesa si può, invece, agevolmente concepire il grande affitto col largo im– piego dei mezzi meccanici cli lavorazione del suolo. Ora, nell'alto piano, nei terreni accidentati, nella collina, la piccola proprietà e la mezzadria sono in~ finitamente più foL·ti,cioè più economiche, della grand~ azienda. La idea semplicista di volere dovunque Ja grande impresa prescinde a.ppunto dalla varietà di queste e di molte altre condizioni. La verità è che i più diversi tipi cli conduzione agraria possono util• mente coesistere, ciascuno in quell'ambiente e per quelle produzioni pel' cui riesce più adatto('}. La mezzadria, poi, si presta meravigliosamente ali' impiego di tutte le forze della famiglia. Le donn~ e i bambini stessi, che vanno a far la guardia a vane specie di animali domestici, vengono ottima– mente ur,ilizzati. Invece, in una agricoltura a sala– riati, non si possono utilizzare egualmente le minori forze della famiglia. I co11tadini, del resto} si sono evoluti anch'essi, sotto. lo stimolo di molte cause, anche sotto la spinta delle alte m~rcecli dei bL·accianti. Oggi sono essi che impongono talora, ai .proprietari renitenti, i provve– d!menti per intensificare la coltiVjazione. Spes,so,. ptuttosto che esser trascinati, tendono ora essi a trascinare. , • Infine. il fatto stesso che il mezzadro è favorevole alla proiniscuità delle colture, per ottenere dal fondo tuttociò che gli occorre per la famiglia, fa sì che ( 1) Dal punto dl vlstà tMn!co, che dov1·cll1Jesempre prevalere in problemi di tale sµecle, s ! è un grossolano errore pretendere <Il J)Ortare la grande cottura a.nelle là dove le eo11dlzion! sono pili fa• vorevoli per la piccola, è un errore non meno grave l'inverso: quello, di volere lntrodurril la piccola coltura là dove sarebbe più conve– niente la grande. _Qt~est'nltlmo sarà forse l'errore del proprietari del Ravennate, I QURIL sembrano Intenzionati d! sistemare a piccoli po• cleri con fal)br!catl colon1cl 1 e quindi a mezzadt·Ja, anche I terreni di recente llonlllca. Basta sapere che li reddito lordo di questi tor• reni e già ogg! eguale, o quasi, a quello del terreni ant\chl, per Cflp!reelle non sarebbe certo economico l'impiego del capitale di più di 2000 Ht·e per ettaro, che occorrereblle per tale slstcmaz1onc. Certo I proprietari sono guidati nel loro plano non da cr!tcrì cconOmicl, ma da criteri pol\ttcl. Il che dlmostrn anco1·a una volt!t che la cosldetta ·politica - !'!htessa gialla, rossa o verde - è sempre uu clisastro nelle questioni economiche e tecniche.
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