Critica Sociale - Anno XXI - n. 2 - 16 gennaio 1911
CRITICASOCIALE 23 non è religioso, è repnbblicano. Invece i braccianti sono per lo più socialisti. In un paese, come la Ro– magna, nel quale uno dei più grandi mali è lo spi– rito settario e quindi l'intolleranza, è facile figurarsi che cosa significhi, la divisione politica aggiunta alla di\•isione economica. II. I problBmi dBlla mBZZadria. Iproblemi della mezzadria sono essenziali per laRomagna. L'errore fondamentale dei socialisti e dei brac– cianti di Romagna è di non avere studiata seria– mente la mezzadria per trovare di fronte ad essa un opµortuno e sicuro orientamento. Eppure, quando si nflette che nella Romagna - regione, come si è detto eminentemente agricola - la mezzadria è la bas~ della agricoltura (1 ), si deve riconoscere che i pro– blemi relativi ad essa formano la chiave di volta di tutta la situazione. I socialisti romagnoli perdono il loro tempo a fare molti sbandiera enti e molte commemorazioni e a discutere di questioni assolutamer'tte bizantine, come se valga più Mazzini o Marx, se sia meglio l'asso– ciazionismo od il collettivismo, ecc.·- Di ogni loro insuccesso poi attribuiscono la colpa ai repubblicani. Ora, a parte le gravi responsabilità che pesano anche sui repubblicani, è certo che, nelle zone agricole, in cui questi sono forti, lo sono principalmente in quanto esiste la mezzadria, e in quanto i loro ideali economici appaiono ad essa più adatti. Se dunque non dimenticassero quel tanto di vero che ancora si contiene nel materialismo storico, i socialisti roma– gnoli dovrebbero persuadersi che per essi il problema fondamentale non è quello dei loro rapporti coi repubblicani, ma quello dei Joro rapporti colla mez– zadria e coi mezzadri. O troveranno una via per giungere ai mezzadri e per rendersi utili anche ad essi, e allora potranno espugnare le posizioni dei re– pubblicani. O non la troveranno, e si condanneranno volontariamente alla impotenza e ai suoi isterismi. Naturalmente, mutatis 11111tandis, le stesse osserva– zioni si possono ripetere per quelle altre zone della Romagna - specialmente il Faentino e l'Imolese - in cui i mezzadri sono stati organizzati, anzichè dai repubblicani, dai moderati o dai clericali. Si può anzi affermare che in queste zone dipen– derà principalmente dall'atteggiamento dei socialisti e dei braccianti se i mezzadri, sul terreno sociale e politico, diventeranno le recinte della reazione o le reclute di una vera e propria democrazia rurale. Ilconflitto Ira lesuperate concezioni s cialiste elamezzadria· La dottrina socialista corrente, che è, più o meno, quel tanto di Marxismo che fu divulgato attraverso opuscoli, in massima parte non felici, suggerisce concetti direttivi di organizzazione, che sono efficaci in materia di salariati, sopratutto industriali. Qui le organizzazioni foudate dai socialisti hanno dato risul– tati buoni, specialmente sul terreno della resistenza. Ma la lotta, portata dal campo delJ'industria io quelJo dell'agricoltura, è stata impostata sui mede– simi criteri; e quindi su criterì adatti per i brac– cianti, che sono dei salariati, ma non certo per i mezzadri, che sono dei partecipanti al prodotto. La mezzadria è un contratto a partecipazione sul ( 1) l,'unlco. zona della Romagna In cui non esiste la mezzadria, ma In cui vigono Invece la terzlcria o la conduzione diretta, è costi– tuita dal terreni di recente boniftca nena bassa pianura Ravennate. Tuttavia questi terreni rappresentano una superflcle di appena ettari 19.841 contro gli ettari 13.649 condotti a mezzadria nella restante, parte del son Cl~condari di Ravenna e di Lugo. BibliotecaGino Bianco- prodotto; e la partecipazione al prodotto non tro– vava posto nel bagaglio i_ntellettuale degli organiz– zatori, i quali furono perciò condotti ad applicare alla mezzadria mezzi di lotta che le sono forzata– mente estranei. I gravi insuccessi dei socialisti romagnoli nei loro rapporti con i mezzadri, e il fatto che in nessuna parte della Romagna essi riuscirono mai ad orO'a– nizzar□e stabilmente la massa, sono appunto la conseguenza della assoluta incompatibilità delle loro idee colla realtà economica della mezzadria. Ora, se tale inèompatibilità fosse Ja conseguenza necessaria di una concezione socin.lista sana e mo– derna, nulla vi sarebbe da ridire. Ma il fatto è ben diverso. Il fatto è che essa dipende esclusivamente dal non avere studiato obbiettivamente il fenomeno· dal non essersi resi conto delle condizioni storich; e tecniche, per le quali la mezzadria è e rimane vitale; dal non avere visto che altro è il terreno industriai~ e altro è il terreno agricolo; peggio an– cora, dall avere esteso al secondo concetti che ormai non valgono più neppure pet· H primo. Ad esempio, la credenza, ancora diffusissima fra i socialisti romagnoli, che la mezzadria sia " destinata a scomparire,, per risolversi nel bracciantato, di– pende da una meccanica estensione all'agricoltura. di quella famosa legge della concentrazione generale che si pensava vigesse nella industri~. ' lapie1unta legge del concentramento dei capitali edella miseria crescente Non possiamo trattare di questo grave argomento, se non per incidenza, e quindi a cenni molto som– mari. Per limitarci a riassumere quello che è ormai ac– certato dalle indagini più recenti ed accolto dagli scrittori_ socialisti più valorosi, la creduta legge della proletar1zzaz1ooe, intesa. come la legge della miseria crescente, risulta completamente erronea in tutti i campi dell'economia contemporanea. Quanto alla con– centrazione dei capitali, se si intende con questa espressione affermare che si concentra la proprietà dei capitali, cioè che diminuisce sempre più il nu– mero di coloro che possiedono un certo capitale, essa è ugualmente infondata in tutti i campi. Ben al contrario, quanto più una società diviene vera– mente capitalistica, tanto maggiore diventa il uu-· mero delle persone fornite di un capitale piccolo od aucl;Je medio. Di vero c'è soltanto questo: che in dati campi i capitali, pur rimanendo divisi quanto alJa loro pro– prietà, devono, per ragioni tecniche, concentrarsi agli effetti della produzione; devono, cioè, dar luogo ad imprese di grandi dimensioni. Ma - come abbiamo premesso - ciò è vero in dati campi, e solo in dati campi. E' vero, ad esempio, per quelle industrie che sono sottoposte alla legge del rendimento crescente. Il fatto, invece, non si verifica per molte altre in– dustrie. Nell'agricoltura - in cui le condizioni va– riano molto più che nell'industria proµriamente detta - il fenomeno si verifica in una scala ancora molto minore, e solo per certe coltivazioni. lamezzadria, anzichè scomparire nel salariato, sembra avviata verso lapiccola proprietà rnrale. Esaminiamo dunque se le opinioni 'prevalenti fra socialisti intorno alla mezzadria corrispondano, o meno, alla realtà; salvo poi discutere se e come esse debbano rivedersi. Secondo abbiamo accennato, la grande maggio– ranza dei socialisti romagnoli ritiene ancora che, per un crescente processo di proletarizzazione, i mezza• dri debbano necessariamente perdere la loro qualità, e divenire, sic et simpliciter, salariati agricoli, cioè
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