Critica Sociale - Anno XXI - n. 2 - 16 gennaio 1911

ùRI'l'ICA SOClALE basso piano. Nell'alta ·collina e nella montàgnà è diffuso il ·piccolo proprietario che la,vora il proprio fondo; nel basso piano, v'è la grande proprietà, e, spesso, il grande affitto. Nella bassa collina, e nel– l'alto e medio piano - cioè nella parte prevalente in Romagna - troviamo sopratutto tre categorie agrarie: i proprietarì - la cui proprietà, anche quando sia complessivamente vasta, è sempre fra– zionata in fondi non troppo grandi - i mezzadri e i braccianti. Le questioni di Ravenna, e quelle di altre zone finitime, sono state e sono principalmente questioni fra mezzadri e braccianti. In esse i proprietari sono apparsi in certo qual modo il terzo incomodo: nel senso che spesso non hanno determinato per primi le condizioni della lotta, ma, •una volta questa sorta fra mezzadri e braccianti, sono intervenuti per pren• dervi la posizione che hanno creduto più opportuna per la difesa dei proprì interessi. La questione principale è, dunque, fra mezzadri e braccianti, e si agita per la risoluzione di problemi di produzione e di distribuzione. 1 braccianti naturalmente, come tutti i salariati, vedono molto di più il problema della distribuzione che non quello della produzione. · Le differenze tra mezzadri e braccia11ti in Roma– gna sono grandissime, tanto sul terreno economico, quanto sul terreno intellettuale e morale. Parlial)lo anzitutto delle differenze economiche che sono le più facili a definirsi. Il mezzadro è un partecipante al prodotto; invece il bracciante è un salariato. Questo solo fatto basta a mettere gli uni e gli altri in condizioni diversis– sime, perchè i braccianti, non essendo interessati direttamente alla produzione, sono abituati a misu– rare la quantità del 'proprio lavoro, e cercauo di ottenere il più alto salario, lavorando il meno pos– sibile. Invece i mezzadri, purchè abbiano una rimu– nerazione, nel prodotto, non misurano la quantità del proprio lavoro. E' naturale che i braccianti, ap– punto perchè non interessati nel prodQtto, siano, per loro natura, propensi all'azione di resistenza e quindi anche allo sciopero. Invece i mezzadri possono fare lo sciopero solo in modo limitatjssimo, perchè, per essi, scioperare nel periodo in cui lo sciopero avrebbe maggiore efficacia, nei mesi estivi, significherebbe mettere a rischio non solo la parte del prodotto che va al padrone, ma anche la parte che andrebbe a loro stessi come remunerazione del loro lavoro. Il modo di concepire cosl il proprio lavot·o, come i mezzi di lotta, è dunque diversissimo nei brac– cianti e nei mezzadri per questo solo fatto: che l'una delle due categorie è interessata alla produ– zione, e l'altra no. Si è parlato molto della disoccupazione dei brac– cianti. In fondo, tutti gli agricoltori sono dis'occupati nell'inverno, anche i mezzadri, che in quella sta– gione dell'anno non possono lavorare. ~ra la disoccupazione invernale dei braccianti ha caratteri profondamente diversi da quella dei mez– zadri. Questi riferiscono tutto il loro lavoro e il risultato del loro lavoro alla unità di tempo anno, unità misurata da una semina all'altra. La loro di· soccupazione invernale appare dunque come insepa– rabile dal complesso organico delle loro funzioni. Inoltre essi, avendo poco danaro •circolante, ed es– sendo pagati in natura, quando sopraggiunge la di– soccupazione invernale hanno già in cassa le prov– viste necessarie e se ne possono servire. Infine, quando versino~in grande bisogno, possono trovare' facilmente anticipazioni, da parte del proprietario. Invece, per i braccianti; che nei mesi di lavoro sono pagati· in moneta; che per temperamento non sono economi; che, essendo nell'agricoltura soltanto degli ausiliarì, concepiscono il proprio lavoro agri- BibliotecaGino Bianco colo comé qualche cosa di $taccato dalla stagionalità e dalla rotazione agraria; la disoccupazione significa evidentemente un danno grave e una pura perdita. Essa viene quando le entrate monetarie dei mesi anteriori sono già esaurite, o quasi,. e molte .volte senza che la famiglia abbia in casa i prodotti di consumo per l'inverno. Tanto è vero, che le donne dei braccianti sono molto favorevoli a che i loro uomini divengano mezzadri o almeno terziarì, perchè esse, più econome degli uomini, vedono che solo in tal modo possono mettere da parte un po' di grano per l'inverno. Se è vero che i braccianti, con l'elevarsi delle ta– riffe, abbiano migliorato le loro condizioni, è vet·o anche che i mezzadri le hanno migliorate in propor– zioni maggiori, tanto che lo squilibrio economico ti·a le due categorie è andato aumentando a favore dei mezzadri. A questi hanno grandemente giovato la maggior produzione dei terreni, l'aumentato prezzo dei prodotti e, sopratutto, il crescente valore del bestiame. Senza voler dare alcun significato preciso alle cifre, ma solo allo scopo çli esprimere 1111 rapporto a titolo di esempio, può dirsi, forse, che, se la riophezza dei mezzadri è aumentata del 50 per cento, quella dei braccianti lo è solo del 30 per cento. Inoltre, si noti che il rincaro della vita, il quale colpisce i salarì reali, danneggfa moltissimo i brac– cianti e pochissimo i mezzadri. Il rincaro si verifica principalmente sulle abitazioni e sui generi di im– mediato consumo (carne, latte, uova, ecc.) Ora, di questi ultimi il mezzadro è venditore, e pendò su di essi non perde, ma guadagna. Quanto alle pigioni, il rincaro si verifica per le case adden– sate, non per le case sparse e inerenti al fondo. abitate dai mezzadri. Il mezzadro è colpito solo dal• l'aumento delle tariffe dei braccianti e dal rincaro di certi servizì per i quali egli deve ricorrere a lavo– ratori cittadini: calzolai, sarti, ecc. Il rincaro della vita è dunque una delle cause per cui, mentre i braccianti vedono diminuito notevol– mente l'aumento reale della propria ricchezza, i mezzadri lo vedono accresciuto. I mezzadri, poi, in Romagna, sono compratori di la• voro rispetto ai braccianti. Infatti, se i lavori clitrasfor– mazione agricola sono a carico dei proprietari, quelli per la conduzione del fondo devono tutti eseguirsi dai mezzadri, i quali alla loro volta, quando la forza della famiglia colonica non sia bastevole, o ricorrono all'aiuto di altri mezzadri (scambio delle opere) o ricorrono ai braccianti. Così fra mezzadi·i e brac– cianti esiste, purtroppo, un ulteriore conflitto di interessi: e questo perfett mente analogo a quello che si verifica, in ogni al ro caso, fra compratori e venditori cli lavoro. Le crescenti tariffe dei braccianti diventano cosl una delle cause dei conflitti, perchè i mezz!,dri de– vono pagarle come compratori di lavoro. -Inoltre il bracciante - per le ragioni già esposte - tende a lavorare poco, me ntre il mezzadro, che lo paga e che è uso a lavora.re moltissimo, è urtato dal vedere che il bracciante gli misura il proprio lavoro. Infine il bracciante tende a portare nell'agricol– tura quei criterì di limitazione assoluta dell'orario che sono più propt·i dell'industria. Al momento della mietitura, quando un temporale può rovinare il barco, il mezzadro si irrita nel vedere il bracciante abban– donare il lavoro, per riprenderlo la mattina dopo, senza tener conto del pericolo che intanto corre il prodotto. Oltre a queste differenze economiche, ne esistono altre delle quali bisogna pure tener conto. Il mez– zadro in molte parti della Romagna ·è religioso, mentre il bracciante in generale non crede ai preti e non va a messa. In altre zone, quando il mezzadro

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