Critica Sociale - Anno XXI - n. 2 - 16 gennaio 1911

CRITICA SOCIALE 29 i.,rsegnante t'ttrale italiano - scrive il Ministro della Pubblica Istruzioue - che non introduca ·i suoi alunni nei misteri delt'emign,zione, oggidì ruba lo stipendio e fradisce i suoi alwml. ,, Pei maestri - vogliamo ricordarlo giaccbè viene a proposito, e lo ricorda anche il Cabrini - esiste pure un apposito Corso sull' Emigraziot1e, istituito da qualche anno a Roma sotto la presidenza del prof. Montemar– tlni, diretto dal sottoscritto e sussidiato dal Ministero della Pubblica Istruzione. Esso ·à appunto lo scopo di impartire ai maestri le cognizioni necessarie a porli in grado di esercitare, nei piccoli centri rurali, vere e proprie funzioni di consulenti per gli emigranti. Però una lacuna, che ora il libro del Cabrini viene a col– mare, era costituihi sin qui dalla mancanza d'un buon Manuale che integrasse le lezioni del Corso e servisse ai maestri di guida nella esplicazione de1la nuova mis– sione da loro assunta. Ma il libro del Cabrini non gioverà nè deve giovare soltanto agli insegnanti patentati. Invero non sono essi, i poveri maestri, mal pagati e peggio trattati, vittime perpetue delle irose consorterie locali, che avranno Rem– pre modo da noi, e specialmente nell'Italia meridionale (ove, tra l'altro, le scuole e i maestri son cosl rari), di improvvisarsi paladini dei lavoratori in cerca di pane pel mondo. Occorre dunque che, delle istruzioni date nel tratta– tello di cui parliamo, si servano tutte le persone di buona volontà, che, libere da qualunque soggezione politica ed amministrativa, possano porsi in condizioni d'aver cura d'anima in questo fecondissimo campo. E ad esse servirà pure l'altra pubblicazione del Ca– brini, che abbiamo menzionato. E questa un Manuale più ampio, intitolato Emigrai-ione ed, emigranti, e che costituisce il primo volume della " Biblioteca di· coltura popolare ,, diretta da Guido Biagi, con l'ausilio di un Comitato consultivo composto di competenti persone('). ( 1) ANGIOLO CABRINJ, devutato al Parlamento: Emigrazione eà emi• gl'antL. - Bologna, Nicola znnlohelll, 1911 (L. 3). - Delhi. stossn no• tevolo " B!IJlloteoa ,, sono già usciti questi nitri ottt(JUO volumetti: C,\IWINI pl'Of, M.: Vuo1110 (LIWt è; con 65 figure (L, s). - CASTELLINI ÙUA!ll'11':UO: F:l'Ot um·tb(tlat11i; l)lll'tO 1~: Da /fio Grande a P(ll.e,•1110; con 16 rltrnttl (L. 2,00). - GIANlffrllAPANI capitano LUIOI: Le gra11dt com1111tcazto11t ,u le1'1'ae di 11rn1·e; con carte a colori (L, S). - VA– LENTINI lug. CAltLO: La 11avtga1JL011e tntenia in Jtai-ta ea aH'estero; con 26 figure \L. 9). - v~;ccm A. V. (Jack La Bolina): U mare d'JtaUu, i woi pro(tofU e la fHta ricchezza (L. 2,50). Ogni volumetto ò elegan– temente rilegato. Il Cabrini à qui dato una ricca raccolta d'istruzionl per gli emigranti nelle varie fasi delle loro peregrinazioni, e basta scorrere i capitoli sulla legislazione che in Italia e all'estero disciplina questa materia, sull'igiene in rap– porto all'emigrazione, su la leva e gli emigranti, su ri• sparmt e rimesse, sulle truffe piil in uso, ecc., per farsi un 1 idea dell'importanza e del valore del lavoro compiuto dal deputato socialista. Ln terza parte del volumetto non disdegna poi di affrontare il lato teorico del fenomeno emigratorio e di dedicare un capitolo al famoso, Pro– blema se 1 1 emigrazione sia un bene o un male. Il capi– tolo Onisco con la seguente osservazione del ViIlari: " L'emigrazione è una conseguenza fatale, necessaria delle condizioni di schiavitù, in cui abbiamo tenuto i coltivatori della terra. Queste condizioni non si sareb– bero mai mutate per iniziativa delle classi dirigenti. Essa è quindi una valvola di sicurezza, quasi un rimedio eroico. Distrugge quei piccoli proprietari che vivevano oziando e opprimendo; emancipa il contadino, gli fa ac• quistare danaro, indipendenza, esperienza. Ma questo immenso fiume che, arginato e diretto, potrebbe fecon– dare la terra e redimere la popolazione, abbandonato a se stesso dalla nostra incoscienza, dilaga, forma pantano e produce la malaria. ,, Noi non siamo tanto pessimisti quanto il Vlllari, non vediamo tutta l'alluvione, il pantano e la malaria, che vede l'lllustre Seoatore. L'emigrazione costituisce già oggi un indiscutibile beneficio; l'abbiamo detto più volte e lo ripetiamo; ma certo - e qui siamo d'accordo col Villari - se fosse meglio sorretta e meglio guidata di quello che oggi non sia, darebbe frutti innumerevol– mente maggiori. Nel nostro studio, che pubblicammo tempo addietro su queste colonne, tenemmo a dimostrare come molti malanni del movimento emigratorio, malanni fisici, malanni morali, non siano conseguenza fatale del grandioso fenomeno, ma dipendano esclusivamente dal– l'ignoranza niente fatale degli emigranti. Che questa. ignoranza. venga eliminata o almeno for– temente diminuita (e a tale santa opera tende appunto il Cabrini con le sue encomiabili pubblicazioni); che l'emigrante, da strumento cieco d'un vasto rivolgimento sociale, ne divenga organo intelligente e cosciente; e l'emigrazione, riducendo al minimo i suoi mali, centu– plicando i benefizi che già produce, diverrà indiscuti– bilmente, per tutti i non interessati a disconoscere il vero, la più copiosa fonte di ricchezza. e di vita che abbia avuto l'Italia da che s'è ricostituita a nazione. PETER AUOEN, NELMOVIMENTO INTERNAZION.ALE LA POLITICASOCIALISTA. La borfhesia che uccide, La storia è antica quanto la borghesia e il proleta– riato. Il Giappone, degli ultimi entrati nell'.igone capitali• stico, fa ora le sue prove scellerate. Prima del Giappone le alt.re borghesie ebbero del pari insanguinate le file proletarie, mosse da una illusione altrettanto fatale e abbominevole, presto infranta dalla combattività e dalla possanza rlnnovellate del proletariato, non domo. Kotoku e i suoi eroici compagni sono l'olocausto della nuova storia nell'Oriente lontano. Forse il grido formi– dabile e iuflnito che valica !lii Oce(lui ~ si eri;e allo sui B1.J11oteca Gino Bianco. conflui e sui monti non avrà fermato, o non fermerà ,la mano del carnefice; se pure la vendetta ciel vecchto mondo di iniquità e di misfatti non si sia ferocemente abbattuta sui sereni martiri assertori del mondo nuovo di redenzione e di giustizia P Non sappiamo. Sappiamo che un senso quasi mistico di solidarietà internazionale ha accomunato e fuso in un'ora inenarrabile le anime della Internazionale proletaria. Questa forza idealistica, che riaccende e centuplica lo sforzo degli eserciti della liberazione, è un viatico me· raviglioso delle fortune socialiste. La borghesia Io ignora. ,4nch'essa v\ve di esperienza. E non apprende il po– tere di quel[~ i,otenza c!le t~rdi, Ì,ì il proletariato stesso

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