Critica Sociale - Anno XXI - n. 2 - 16 gennaio 1911

CRITICA SOCIALE 27 un grande benèflco mutamento per virtù degli strali umili e " mercè quell'emigrazione che pareva - ancora qualche anno fa - una piaga dolorosa da sopprimere con prnvvedimenti legislativi ,,. Similmente, uno scrittore d'idee diverse, sopra un di– verso periodico 1 Luigi Einaudi, scriveva il 2 ottobre nel Corrie1·edella Sera : ".Dunque il Mezzogiorno povero ed isterilito dal <libo· scamento e dalla malaria risorge: e risorge pure uelle sue regioni più desolate, come la Basilicata e la Cala– bria. Tutti i Commissari, che banno compiuto l'Inchiesta sui contadini del l\lezzogiorno, annunciano la lieta no– vella. L'on. Cappelli, viaggiando coi colleghi rlella Sot– togiunta attraverso gli Abruzzi e il Molise, ad un punto disse il, sentimento che tutti prove.rono, ripetendo, in un impeto di gioia, la biblica frase: " videro gU occhi il principio della redenzione del popolo mio ,,. Il popolo del Mezzogiorno si. redime dalla servitù della miseria e dell'ignoranz.a. Ma non per opera del Governo, delle leggi fabbricate dai parlamentari, o per virtlt fattiva delle classi dirigenti. Si redime e si innalza per virtlt propria. Come ba scritto Lorènzoni, " son della terra faticosa i figli ,, che l'aiutano alle ideali cime; sono gli oscuri contadini che, emigrando, conquistano alla patria i mezzi di ri– farsi. Una gra9diosa rivoluzione .accade 1 invero nel Mez– zogiorno nd opera della emigrazione verso la Tunisia, l'Argentina, sovratutto verso gli Stati Uniti: rivoluzione economica, sociale, politica ed intellettuale. Il libro, con cui l'oo. Nitti ha contribuito all'Inchiesta, è tutto un inno a questa forza potente che sta trasformando il Mezzo– giorno. Bisognerebbe dilungarsi per colonne e colonne per far balzare netta l'idea del la rivoluzione verificatasi nelle cose e nelle aninie da quando l'umile gente lavo– ratrice cominciò ad abbandonare la patria, dove la terra si isteriliva, dove il . sole bruciava, dove i signorotti ti– ranneggiavano i poveri con fatti angarici e dove impe– rava la febbre d'aria. ,, Tutto ciò corrisponde esattamente a quanto noi scri– vemmo e dichiarammo anche prima che gli atti della Commissione venissero alla luce, ed è molto ch.iaro e molto reciso. Possiamo dunque metter da parte una buona volta per sempre le geremiate di chi s'intesta a vedere uell'emigraziòne un fenomeno pernicioso, e dobbiamo rallegrarci con questa vecchia Italia, che dal suolo plebeo della sua parte più disgraziata sa esprimere nuove rigogliose sorgenti di vita. Ma non vorremmo che ora, col solito rapido trapasso, si volasse dal pessimismo ingiustificato all'ottimismo esà– gerato e si credesse ché l'Italia meridionale, anche ab– bandonata a se stess'a, anzi, meglio se abhandonata a se stessa, possa con la sola emigrazione rigenerarsi. D'ac– cordo con l'Einaudi e col Nitti che il :Mezzogiorno s'è andato e si va reciimendo più che altro per virtù pro- 1>ria,e miseri, del resto, quei paesi che attendono e sperano la propria resurrezione da provvedimenti di legge. J.Ia questi, quando siano ben fatti e sinceramente applicati, se non possono creare le correnti della storia o compiere rivoluzioni, ànno pure il modo di agevolarle e condurle più rapidamente alla mèta. E, pur ammet– tendo coll'Einaudi eh~ sia discutibile la necessità di costruire dei piani di colonizzazione interna, o di assor– bire con macchinosi istituti burocratici il risparmio degli emigranti, o di rompere artificialmente il latifondo che già, dove può, si rompe da sè, o di trasportare, " col– l'elemosina pubblica e colle Banche cosidette del lavoro, le popolazioni del Nord nelle terre del Sud, donde la gente fugge e dove la vita è possibile solo alle razze acclimatate e dove oyni speranza si posi'(,nella trasfor– mazione autonoma (attra-ve1•sol'America) del contadino in proprietario coltivatore ,,; non ci sentiamo però di disco– noscere che, se non altro, questa" trasformazione attra– verso l'America,, è stata ed è potentemente aiutata dallo Stato con la sua azione e le sue disposizioni a tutela Biblioteca Gino Bianco. dell'emigrazione, e sempre più lo sarà se lo Stato, non prestando l'orecchio ai consigli dei timidi o degli inte– ressati a conservare le tristi condizioni dell'oggi, saprà salvaguardare con maggior lena, all'interno e all'estero, l'esercito migrante del lavoro dai parassitismi e dalle oi,tilità, vorrà spianargli le vie dell'uscita ma facilitargli anche quelle del ritorno, e adotterà quei provvedimenti iaconomici che, innestandosi direttamente sul fenomeno emigratorio, valgano ad accreRcerne i beneflc'.ì, e non già ad arrestarne o frenarne il corso artificiosamente. . •• Senonchè - conviene ricordarlo - l'attività dello Stato è la risultante di quella dei cittadini, o meglio della pressione che i cittadini sanno usare a mezzo dei partiti sui poteri Iegislati vo ed esecutivo. Ora, quale interessameuto ànno dimostrato e dimo– strano a favore deIFemigrazione i partiti italiani e, in ispecial modo, i partiti della democrazia? In verità non sappiamo, o, se qualcosa, a riguardo di qualche partito, ci consta, è di carattere negativo. Intendiamo alludere ai socialisti, i quali rinviarono il problema dal Con– gresso di Firenze a quello di 'Milano, ma lo persero dopo per via, come à dovuto lamentare lo stesso 'rurati nella sua Relazione. Eppure, se esiste un problema di carattere politico, è questo. Giacchè una vera lotta e una vera rivoluzione di classi ai compie in mezza Italia per effetto dell'emi– grazione, di questa colossale forma di sciopero perma– nente,· che - ben l'à constatato e rilevato l'inchiesta sulle condizioni dei contadini meridionali - va ele– vando il ceto sano e forte dei lavoratori al di sopra della frolla e corrotta borghesia. Aiutando, favorendo il corso del fenomeno emigratorio, i partiti della de– mocrazia, e quello socialista su tutti, non rarebbero che compiere opera perfettamente cònsona ai loro ideali e contribuirebbero efficacemente - in uno dei pochi modi che è loro possibile - alla resurrezione del Mezzo– giorno. Il suffragio universale, che il partito socialista à inscritto nel proprio programma (e speriamo non inscritto soltanto), non basta a quest'opera di redenzione. L'osservava giustamente il Bonomi negli articoli citati: u Il suffragio non potrà che essere un notevole stru– mento da fecondare, sia con l'azione volontaria della predicazione, dell'organizzazione e della scuola, sia con l'azione {(tlale della 1·innovazione econouiica, citi provvede una grande e mirabile forza rivoluzionaria: l'eni-igrazione. Da sè il suffragio non fa miracoU. ,, E in altro punto: " L'allargamento del suffragio, magari fino ai limiti estremi del suffragio universale, non avrà per lunghi anni un sensibile effetto in tutta quella larga zona del Mezzogiorn,), dove il contadino non ha la più lontana idea di interessi di classe da tutelare. Solo gli americani se ne potranno servire; essi che già mandano spontanea• mente i loro fi,gUoli alla scuola, e che, nel corso di pochi anni, potranno, mercè la scuola, essere una classe pronta al governo di se stessa e delle cose. ,, 1~dunque solo con il diffondersi e l'intensificarsi del– l'emigrazione, solo coll'aumentare del numero degli americani, che le provincie meridionali, come un temp~ le settentrionali, potranno sollevarsi dal letto di spine in cui oggi si trovano. E, se il partito socialista à vera– mente intesa - come Turati sembra CJ:edere - la con– nessione profonda che esiste fra la questione meridio– nale e la politica proletaria, dovrebbe avere per il problema di cui ci occupiamo molta più cura di quella che non à dimostrato sin quì. Certo è che il partito, dopo avere riconquistato a se stesso e all'Italia le libertà costituzionali, si trova ora

RkJQdWJsaXNoZXIy