Critica Sociale - Anno XXI - n. 1 - 1 gennaio 1911

CRITICA SOCIALE re a far sì che la rappresenlanza esprima, quun– Lo più esaLt.amenle è possibil,e, la voionta: degli eleltori; se co11sideriati10 invece come prevalenlc il caraLLere di '1unzionè, do!Jbiamo · tendere a far si cl1e la rappr<:csenlanza sia la più capace, la ,mi– gl10re possìlHle. Nel primo_ caso, senza dire cne · si andrebbe per conseguenza logica al suffragio universu,ie_, o per lo meuo a.far _divergereal mini~ mo possibile 11numero degli elelLori da quello cle1 çiLlaclini, è chiaro cl1e il vo.to obbligaLor10 non ri– sponde allo sèopo, perchè il forzare I ciUadini acl esprimere una volontù, che essi inl,endevano cli non rnanifeslare, di11iciln1enleraggiungerà losco– po cli renclei·e la rappresentanza più conforme alla volontù del 111agg10r numero. Nel secondo caso, come ·può credersi che; per rendere più ca– pace e migliore la rappresentanza, .sia opporluno di ricorrere al concorso coalLo di coloro i quali non sentiv'ano· spontaneamente l'impulso e l'at– titudine a parlecipare alla designazione dei le– gislalor1? · Quindi noi inlendia:mo lo SlaLo il quale, volen– clo fondare la propria esislenza sul consenso del maggior nL1rnero·e· dopo aver concesso il diritlo elettorale a lutti i cittadini, desideri (dato sempre che il volo obbligatono sia mezzo idoneo ad ot– tenerlo) eh-e ness'un cittadino si astenga dal ma– nilestare quesla opinione, ma, in lai caso, ogni volazione assumerebbe anche il carattere dì ple– biscito, e perciò capace, come tale, di decictere anche clella stessa forma dì Governo. Non inten– diamo invece uno SlaLo clrn costituisca ìl corpo elettorale cli una minoranza di cìlladini (in· Jla– lia, come si sa, sono elettori appena il terzo dei maschi maggiorenrn) e poi voglia valersi per for– za del concorso di co'loro fra quesli che, con l'al– to stesso della rinuncia, implicìtamenle dimo– strano la loro ìncapacitù acl esercitare quella !un– zione a cui lo Slalo li aveva creduli idonei. Tanlo meno, poi, ci sembra che sia utile ed op– porluno pensare all'obbligatorietà del voto nel momenlo ìn cui si vuole addivenire ad una par– ziale estensione di sl1l'fragio. Infalti, con l'cslen– clere parzialmente il suffragio, uno Stato mostra di rimanere !ermo nel concello cli considerare l'elelloralo come funzione anzicl!è come diritlo, e Lacitamenle riconosce di credere che la cLesi– µ-nazione dei legislaLori riuscirà migliore se vi concorreranno elementi nuovi insieme con quelli che vi concorrevano per ìl passalo: e, se così è, perchè mai andare a ricercare coloro che, aste– nendosi dal compiere la funzione della quale giù erano stati investili, hanno fallo sorgere la neces– s;tà cli ricorrere ad elementi nuovi per procurare che la designazione clei legislatori sortisse effetti migliori? Eppure, nonoslanle questa selva di dubbi, con– sentiamo ai fautori del voto obbligatorio clie es– so, in astralto, oltre che leg-illimo, altuabile ed emcace,µossa anche essere ut;le! Ma. in compenso di quesla nostra arrendevo– lezza, ess-i, per ora, ci diano sollanto allo dell'e, sislenzu cli questi gravi e molteplici dubbi nel campo della teoria e riconoscano con noi che -tali dubbi debbono pure essere gravi e [orli se, per rai:tioni puramente di principio. si schiera– va tren-l'anni fà contro l'obbligalorietà ciel voto GiusepDe Zanarclelli nella sua memorabile Rela– zione elell,orale; e riconoscano con noi anche questo che, nonostanle slucli acuti e profondi e nonostante gl'insegnamenLi dell'esperienza, deb– bono essere 1·imasli tultora ben numerosi e grav-i questi du-bb1, se il 2 giugno 1910 uno dei più il– lustri cultori italiani cli diritto costituzionale, do- BibliotecaGino Bianco po ayere professalo per qu,aran,l'anni dalla catte– dra la scienza coslituzionale, poteva dire del vo– lo obbligator10 leslualrnenle così: « Io ho fallo al– ·l'Universilà una J.ezione in favore ecl una conlro questo sislerna; tanto rimango in clubbio su cli esso! >i . . Orbene, _quesL'ìllustre cosliLuzionalista, che cosi si esprimeva nel Parlamento italiano interrom– pendo un oratore che invocava il volo obbligalo– ri91 .era Luigi Luzzn.Ui, e, se le invocazioni del– l'on. Daneo hanno avuto sull'animo suo cosi for– te presa da dissipare in quatLro mesi i dubbì covai.i e meditali per quarant'anni, sia consenlit.o a noi di rilevare la grave perplessità nella quale si lrovava, almeno sino al 2 di giugno, quello sLesso che, pure a costo di tanLe amarezze, si è voluto il 20 dicembre far paladino ciel voto ob– blig·alol'io in. Italia! Dopo aver passalo cosi rapidamente in rasse– gna i dubbi teor-ioi, veniamo ora, come ci erav.a- 1110 ·proposti, sul terreno pratico, per vedere se su di esso sia possibile cli cogliere e cli fissare alcune cerlezze reali: esaminiamo cioè che cosa nell'ora presente significherebbe e quali effe!~ 1,iprodurrebbe il voto obbligalorio, in modo cla sapere in qual modo convenga accoglierlo, ancl1c dato e non concesso (e noi non lo concediamo) cl1e si riesca a dimostrarlo in aslral,lo buono e gi11stifìcabile: • • * Non credi.amo che se vonèt dire cl1e ;il!'obbli– galorietù ciel volo si sia spinU dal numero nlc– vant.e delle astensioni, perc1iè è pur vero cl1è essu è ancora ingenLe - il. 311 1 7 % - 1na è in de– crescenza d1 lronte al numero degli asLenu,ti di tuLtc le precedenti eJ,ezioni dalla coslìLuzione del Regno in poi. Ora, ci pare per lo meno sLrano cne, non avendo pensalo al voto obbl1galorio quando le asten~ioni salivano al M, 5 % come nel 1870, o anche al 1,6, 3 % come nel 18~0, pro– prio. ora che le aslensioni sono diminuite del 12 % in confronto a venti· anni la e del 20 % in con– fronto a quaranl'anni la, si senta il bosogno di ricorrere ad una misura coercitiva, invece di la– sciare che la progressiva educazione della co– sc10nza polìlica conlinui a lare, con moto lento, ma ininLerrol·,o, diminuire il male che si lamenla. Non ci pare dunque arbitra.ria la supposizio– ne che i moderati ilaliani, invocando il voto ob– bligalorio, si ispi!'ino, non ad una considerazio– ne obielliva di quelle a cui abbiamo accennalo nel rapido esame dei fondamenti teorici del vo– to obbligalorio, ma ad un interesse di parle. Que– sto inleresse si concreta in due punti: il primo, che i voti dei partili popolari, nelle ultime elezio– ni, sono cresciuli in proporzione infinitamente superiore a quella dei voti conservatori; il secon– do, che l'atteggiamento dei clericali è profonda– mente mulalo, e quindi diversissime da quelle di un lempo sono le previsioni che possono farsi oggi circa quello che fan,bbero se costretti a volare. Quanto al primo punlo, noi, per quanto non possediamo slalistiche precise, possiamo calco– lare che, mentre dalle elezioni del 1897 a quelle del 1909 le forze elellorali dei partiti popolari sono poco meno che triplicate, quelle dei parlit.i con– se!'Valori, nello stesso tempo, si sono accresciul,e di appena 1/5: e si noti cl1e queslo accrescimen– to è dovuto in massima parte alla partecipazio– ne clei cattolici alle urne, tanto che, dal 1901, al 1909, i voti conservatori sono cresciuti di oltre 200.000, quasi esclusivamente perchè è stato tolto

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