Critica Sociale - Anno XXI - n. 1 - 1 gennaio 1911

4 CRITICA SOCIALE quo elettorale, considerando che, dopo tutto, un blocco di 250 deputati bricconi è meno pericoloso agl'iuteressi conservatori, di un blocco di altrettanti deputati eletti da un corpo elettorale socialmente più democratico; coi primi sarà sempre più facile intendersi; sono il meno male. Si capisce anche che gli scettici di tutti i partiti e di nessun partito dicano: 11 L'Italia è un paese di maiali; qualunque sistema elettorale, in un paese suino, non potrà non produrre un'alta percentuale· di deputati suini; non perdiamo tempo con questioni insolubili; pi– gliamo il mondo come viene 11 • Si capisce che ci sieno dei democratici e dei socialisti, i quali, illudendosi di potere, anche senza la pressione della classe lavoratrice interessata, ottenere da una maggioranza parlamentare di conservatori e di malfat– tori qualche grande riforma utile alla clas~e lavoratrice - per es.: una riforma tributaria, le pensioni per la vecchiaia, una seria grande legge scolastica, ecc. - re– putino grave errore impegnare le forze della democrazia in una campagna per la riforma elettorale, che por– rebbe la democr~iia contro quella maggioranza, che dovrebbe consentir'e le grandi riforme. Si capisce magari che ci sieno dei socialisti e dei de– mocratici, i quali. trovino ·in quèsto momento più op– portuno e più·_utile ottenere la ..,.. precedenza del ma– trimonio civiie. Su questa base sarebbe facile associare, alle forze esigue della dem_ocrazia, quel blocco di 250 deputati malfattori, 'che non avrebbero difficoltà, per l'occasione, a diventare veri e puri anticlericali. Se, in– vece, ci lanciassimo oggi, in Italia, in una cam 1 Pagna per una riforma elettorale seria, ci troveremmo per qualche anno isolati contro tutti o quasi tutti i grùppi politici della stessa cosidetta democrazia; dovremmo per qualche anno sacrificarci in un'opera tenace e siste"uiatica di oppoSizione contro la maggioranza parlamentare e contro i Ministeri da essa formati. Percbè mét.tersì sulle spalle lavori dìftìcili 1 .penosi e di esito lontano, mentre l'anti– clericalismo massonico offre tanti successi vicini e facili? In politica - nella politica, armeno 1 quale è intesa al caffè Aragno - non importa sopratutto vincere, e vin– cere subito, anche sé la vittorla non debba significar nulla? Si capisce anche - quante cose non si capiscono con ·un po' di buona v·olontà! - che vi sieno dei socialisti, i quali, avendo scarsa fiducia nella capacità delle orga– nizzazioni economiche e politiche del Partito•a compiere uno sforzo_vigoroso pér conquiste troppo difficili 1 pen– sino che non è il . caso di cimentare queste forze, o meglio que!lte debolezze, in una impresa come _quella di una ·campagna 11er la riforma elettorale: meglio è utilizzare quel poco di fo"rzepolitiche, di cni oggi di– sponiamo, per ottenere quel poco che in queste condi– zioni si può impetrare, lasciando ai " dottrinari ,,, ai "professori,,, agli "intellettuali 11 la cura di abbaiare alla luna le loro aspettazioni ascetiche di un futuro troppo lontano e forse impossibile a toccare. Dal mo– mento che l'on. Facta si trova in un Ministero che dà la Banca del lavoro alle Cooperative, aderiamo pure alla glorificazione dell'on. Facta, anche se Fon. Facta ha perpetrate, insieme all'on. Gioiitti, le elezioni del marzo 1909. E non stiamo a ~ sacrificare i nostri interessi ,, per quei u lazzaroni,, e "cafoni,, maleducati, a cui potrebbe essere utile una riforma elettorale. Quel che non si riesce in nessun modo a capire, è che ci sia un Partito socialista, il quale, dopo avere rico– nosciuto la necessità, di una riforma elettorale, s'illude Biblioteca Gino Bianco che i suoi deputati possano ottenerla bonariamente da quella maggioranza parlamentare, contro cui la ritorma sarebbe diretta, Quel cbe non si capir.ce è cbe un partito possa fare una agitazione sincera e seria contro la mag– gioranza paflamentare, per la riforma elettorale, mentre i deputati del Partito stesso fanno parte di quella mag– gioranza, che dalla riforma elettorale dovrebb'essere sfracellata. Nell'estate passata io dovevo andare a Gioia·del Colle, a spiegare ai contadini la nece-:isità di conquistare con tutti i mezzi il suffragio universale, poichè è questo il solo mezzo che ci sia per lavare il paese dal disonore di essere rappresentato da un De Bellis. Ma non ci andai. E non ci andai, perchè t'emevo che in ·pieno comizio si alsasse qualche debellista inteìligente a dirmi: "Caro signore, I'on. De Bellis fa parte, insieme al Gruppo parla– mentare socialista, di quella mede:1ima maggioranza, che il 30 aprile 1910 ha votato la fiducia nel Ministero Luz– zatti, dopo che l'on. Luzzatti ha rifiutato il suffragio universale, e ha promesso- una riforma elettorale, che darà il voto solo a chi sa leggere e scrivere,. e che perciò lascerà a piedi tutti questi -contadini, ch'Ello. è venuto qui ad eccitare contro l'on. De Bellis e per il suffragio universale. Ella è un buffone, e l'on. De Bellis e i deputati socialisti sollo le sole persone serie di questa terra,,. A un ragionamento di questo genere io non so che cosa avrei potuto sinceramente rispondere, salvo Che non avessi cambiato andamento al discorso e spiegato ai con– tadini che il buffone non ero io, ma che i deputati so– cialisti l'avevano fatta grossa assai, scendendo al livello dell'on. De Bellis nella medesima ma~gioranza parla– me.nfare. ). Il <lilemma. Oggi i deputati ~ocialisti non fanno più parte della maggioranza parlamentare. ·E' un buon punto di partenza per cominciare finalmente. Ma, per poter continuare, OC· corre sia bene chiarito che cosa intendono fare per l'avvenire i deputati. Nel discorso parlamentare del 20 dicembre, Filippo '!'urati ha detto: ' 1 Ogni riforma elettorale, che tenda a spostare l'asse della sovranità verso sfere più pòpolari, ,turba i paci– fici possessi e, quando non la imponga uuo di quei movimenti di popolo, che precedono o accompagnano o seguono le rivoluzioni, incontra 1-1empre le più accanite resistenze ... Ritornando noi nel paese, per agitarvi tutta spie~ata la bandiera del suffragio uni versali;!, non ci dorremo tuttavia del breve episorlio, del tentativo fal– lito; perchè esso, ad ogni modo, ba posto qua· dentro e ha posto nel paese la questione della rirorma e dell'al– largamento del suffragio, e l'ha posta irrevocabilmente. Nessun Governo oramai e nessun Parlamento se ne potrà liberare. Questi dadi non si traggono invano. "Ritornando nel paese ad agitare la più grande ri– vendicazione del suffragio per tutti, della cittadinanza per tutti, noi traggiamo, dallo stesso esperimento fal– lito, una_ rinnovata fede in quello che è cardine della dot,triua socialista: nel principio cioè che soltanto le forze- popolari, soltanto, diciamo anche questo, la mi– naccia popolare, possono vincere gli egoismi d~lle classi dominanti e affrettare davvero le evoluzioni della storia,,. E' uno squillo acuto di tromba, che ci invita tutti al lavoro. Si riùniscano dunque il Gruppo parlamentare e la Direzione del Partito, formulino subito un programma concreto d'azione, senza illudersi in· una sollecita e fa– cile vittoria, ma senza disperare del risultato della bat– taglia. E, mentre i deputati s-ocialisti riprendono nella Camera la )Qro opera naturale di critici, di oppositori,•

RkJQdWJsaXNoZXIy