Critica Sociale - Anno XX - n. 4 - 16 febbraio 1910

5G ClU'l'ICA SOCIALE t.)sscn•iamo poi - anche a costo di 1>a:;saroper para– C!Ossali - che, se il confronto tra In morbositil dei lavo– ratori cho partono e la morbosità dei la,•oratori che tornano ò a tutto (avoro doi 1>riml 1 i pessimisti possono vedel'\'i tutto quello cito ,•o:;tlionoa carico dell'emigra- 1.lono ma gli ottimisti potrebbero vodorvi, e con piì1 ragio:10, uno elci primi risultati bcnòflci cli quel movi– mento. Sono infatti i lavora.tori emigrati quelli che, col pregiudizio sia pure eccessi\'O della loro salute, conJCn– tono a coloro che saranno I futuri emigranti di ,·ivero meglio e •li curare mc(tliO I loro malanni usufruen1lo dei risparmi venuti d'America. E, se tra. i ritornati sono diffuso la siflHdo e la tubercolosi, tra I rima:<ti vanno sempre pii1 diminuendo, o qua o lit scomparenllo, in causa appunto dell'emigrazione, quelle non piccole in– formità che si chiamano anomia, malaria, pellagra. Chi seri \'Oqueste righe ricordR come I montanari del Pistoiese, quando, prima d'andare In America, si recavano nello Maremme a rar carbone, tornassero tutti ogni anno, senza quattrini, ò \'Cro, ma con In (ebbro terzana nd– <losso. J pessimisti, che pian~ono o ranno della facile retorica sullo sfacelo della stirpe, sono pregati di sce– frllcro fra le due diverse catciroric 111mali, e di coosl– ·dcraro anche quanto oggi sarel.obero estesi i mali della secondo. se tutti i milioni di lavoratori, che solo all'estero banno potuto tro\'are pane o lavoro, fossero rimasti pa• trlotticameoto a soffrire gli stenti o la fame sotto il bel solo Italico. i,; un'altra conslderaziouo dovrebbero faro: che cioè, so il nostro operaio incontra n11·e~tcro molti malanni, deve 11nchedi questo ringraziare la patria, la quale lo caccia via da sè, oltre che ignorante (e l'ignoranza - lo ,·edemmo - inrtuisce sulla sua salute), denutrito, ane– mico, fiaccato, sicchè non può rf'ggerc a lungo a un clima più rigido e a pili , .. mwl fatiche. E anche qui sarà soltanto l'emigrazione che saprà rimediare· a se stes~a. ln ,·ero, quando, per effetto di ris1>armi che pio,·ono dal– l'estero, I figli del popolo saranno cresciuti piii sani, più robusti e pii, istruiti dei loro 1Jadrl,potranno, emigrando, ricavare maggiori frutti economici o morali d11,Iproprio lavoro, senza detrimento per la sa.lu.te . .. . Su la moralità, la ,·irtù, la costumatezza delle donne e dolio fanciulle che, a sentire I J)essimisti, sarebbero regnato un tempo in tutte lo plaghe d'Italia Ollgi afflitte dall'omigraz\one, abbiamo poco da dire. Ci limitiamo ad 01servare che, pili della morale, era la presenza dei padri, dei fratelli, dei mariti quella che teneva lontane lo donne dal peccare, o, almeno, le faceva peccare con maggiori riguardi per gli occhi del mondo. Padrone, ehi si contenta, di scambiare questa lpocrlsla per virtù. Inu– tile aggiungere che la prese111.a dei mariti aveva poi un'Importanza speciale p1;1r Il trionfo della costuma tozza: serviva di paravento, ed e\•ltava che le petulanti stati– stiche ficcassero il naso nel sacrario della famiglia a tenen·I il conto delle nascite adulterine. A chi poi mette a carico dell'emigrazione la delinquenza muliebre ed lnfantlle 1 ricordiamo, con parole dell'on. :Fortunato, che l'emigrazione « ci ha purgati ,talla vergognosa plaga del brigantaggio, che pareva ed era funesta dote delle no– stre campagne, da Tito Livio a soli tront 1 anni addietro; ha scemato di un quarto Il numero dogli omicidi; ba roso mono frequento l'abigeato, anch'esso vecchia ere– ditò. nostra: ha ratto \'ia via J)lì, rade tra noi le sangui– nose ri\'olte dei centri rurali, che un partito politico ,·orrebbe impedire, i'lludendo sè e gli altri, con una sem– plice disposizione di legge n· . .. Qunnto alle. miseria serena cho deliziava prima i nostri la\·oratorl ("' la ,·ita agricola a cui erano abituati, anche nella miseria può essere serena 11 , afferma in un altro imo scritto la Bernardy), cl bnstorobbe obiettare che 11 ratto stesso dell'emigrn;,.ione ò la più bella smentita Il tanti, serenità. Cbl sta bono non si muove,•o tanto mono, so 11tes!òlo bene, ei muoverebbe Il nostro contadino che è cosl affezionato alla propria terrn. Per parlare dol J>as– ilR.locon linguaggio georgico od idilliaco, bisogna igno• raro completamente che l'emigrazione, specie dal Mez- 1.o~lorno d'Italia, è, oltre che un sollievo della miseria lislca, una grande liberazione dalla profonda miseria morale, e dalla servitù in cui ei tro,·aoo i contadini. 11 Oli americani - dicev11un massaro ad A.dolro Rossi - lrnnoo portato Il paradiso,,. 11 E, se si impedisse l'e– mll,{raiioue? m gli domanda\'a Adolfo Rossi. "Allora i J>adroni ci rimetfe,.ebbe1·0 i basti ,n rispose ,ecco e tngllento il mnssaro. Maltrattamenti, angherie, s"oprusl, truffe erano prima li pane quotidiano che riCO\'Cvano quegli inrelici lavo– ratori: i quali avO\•ano finito per conslderarài come ,·ere bestie da soma. A 1>ropoi!itodelle quali bestie: cl "iene in mont<', o signorina Amy, un mn:;rnlflcoquadro di 'feo– fllo Patini, dove, come In altri di quel rinomato pittore, sono celebrate le leggiadro fatlcho cui la stirpe d'Abruz1.o si dedicava prima dell'emigrazione. I•: non nell'Abruzzo soltanto. 11 Nel suo stesso paesello - scrh'O un meridionale ( 1 ) - il contadino si sf'nte considerato quasi come di razza in– feriore dalla cosl detta clas11edirigente. A difesa dei suol diritti non trova che la sua misera 1u1role.percbè dlfflcil– monte un av,·ocato del pae!le no assumerà la causa tontro 'lUalohe proprietario di cui o ò parente o a cui tiene a mantenersi amico .... sicchò molte volte flulrà per ras~e- 11narsi acl an,re torto quando puro sento 1Pa\·er ragione. Non rare ,•olt", mediante azioni poco oneste e testimoni anche meno, che approfittano detl'analrabetismo, viene in'Carbugliato talmente, che finisco ))Or lasciar provo e documenti che legalmente gli dànno torto· pfllese. Potrei, IL questo propoi;ito 1 cltaro li nomo di un contadino anal– fabeta, che ru chiamato al Municipio, dove gli fu con– eeirnato un roglio con la raccomandazione di portarlo subito a registrare, perchò di suo grande Interesse, cosa che egli ingenuamente fece, eeuza eurar~i di sapere di che cosa si trattava. Quel foglio non era altro che la denuncia di un contratto verbale tra lo stesso contadino of\ un signore per l'affitto di un fondo di quest'ultimo, che Il contadino aveva antecedentemente coltivato 1 mn quell'anno aveva regolarmente rinunziato o lasciato ..Cosl avvenne ohe l'anno seguente il contadino fu citato e condannato e.Ile spese del glud \1.io od al pagamento del– l'esta,:fllo di un fondo che 110 0ave va coltivato, o por di più di tutto il procedimento non ebbe sentore che por la sentenza, la quale soltanto ru notificata, essendosi svolto tutto Il processo contro di lui contumace invo– lontario percbè non aveva avuto le debite citazioni. ,, Signori moralisti, ò morale questa? E voi, signori o signoro dalla miseria serena, che cosa dite di tutto clb? li II cafone,, meridionale ò cosl lieto della sua condi– zione che, appena intravotte la possibilità di varcare l'oceano, fugge(è ancora il Di Somma che lo attesta) come un condannato innocente a cui eia. stata lasciata aperta per distrazione la porta del carcere. t~ doloroso il con– statare - aggiunge Il DI Somma - che si vacla In cerca della libertà, oggi che la libertà. ò dai più considerata corno un fatto compiuto. Ma purtroppo, nel Mezzogiorno, " la libertlt per i contadinl è twa vona parola, ptt"Chè al Govt1'noassoluto d'un wn1,o i qui sr,benti·ato il Governo (1) \'ll(Ctsi.o Dt soi,uu: L'tt1tlgr11zlo11t 1ttl .lltszoglor110 1 In Nuoi·11 ,htlOlogùJI 1° (l'lugno 190'?.

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