Critica Sociale - Anno XX - n. 4 - 16 febbraio 1910

CRITICA SOCIALE 11 l'erchò - si domanda 1'1uquRle Villari ( 1 ) - non si potrehbo mettere u11 freno all'apertura di sempre nuovi SJ)accl d'alcool, porchò non si potrebbe nella scuola.elo• montare, come si fa In alcuni luoghi dell!L Oermama o :::~~! ~'$:~tial~11~\~~• ~l~~c1 :1l:rl~zr~~1t:\~~:<~IL~~~~~:a,~:::o:J~: smo? Si lovorobbe nlmeno dalla testa dl quei contad!nl il pregiudizio, che essi bannoi di credere che l'acqmw1to sia una bO\'anda salubre o riconrortanto. Un medico doll'ospeilalo di Boliuno ml narrò d'un rngazzolto 1 guar– diano di vacche, che, ammalatosi di morbillo_, ori\ .stato nell'ospedale affltlato alle suo curo. I genitori ,·emvano ogni giorno R mettere di n nscosto sotto Il guancilllo una boccetta, co11to11011to mozzo quin.to di acquavite. ,, ... Un 1 altm oau.~adell'nlcooli11mo 1 come puro d'un secomlo gravo ,•lzio, Il giuoco, a cui si dànno ,•olontierl I rim– patriati, eperperando spesso quanto hanno guadagnato con molti sudori, va ricercata - s1>Ccio per quanto ri– guarda l'Italia settentrionale - nell'ozio a cui I lavo– ratori sono costretti durante la cattirn 1:1tRgionoquando ritornano al proprio paese. u Uno dei mali univer11Rlmento deplorati - osscna ancora Pasquale Vlllnri riferendosi al Bellune~e - ò l'ozio forzato cui ò in tutto 111nvornocondannato il no• stro emigrato temporaneo, che torna a casa alla fluo del– l'autunno col danaro in tasca, o finisco col pa!ISl\rO il tempo nella bettola, bevendo acqtta\'ite. 11 Ma Il Villari stesso segnala il rimedio, col quale si potrebbero conciliare benissimo emigrnziooe, t1aluto e risparmio. J•:i-tliconsiglio. di profittare della stagione in• vernale per impartire al nostro operaio - corno s'ò fatto in Irlanda - <1ua.lcheJ)ratica istruzione ngrarin o ìndu· strialo, e Insegnargli qualche Industria domestica, 11! quello cho tanto utili riescono al montanaro n\1.1.ero. 11 Oli stcs,i conta11ini del Jlellunoso - aggiunge - sentono il bisogno di difendersi dall'ozio. L'ispettore sco• la.stico mi rirerì che, quando si parlò di aprire alcuno scuole serali, invernali, I contadini dissero: Sarobbo l.lono, perchò cosl cl levereste dalla bettola.,, Della siti Ilde non parliamo. Più che indice di corru • zione, essa ò indico di ingenuità, d'imprevidenza., <l'igno- ranza, tutti requisiti di cui i nostri lavoratori sono mag– giormente J)rovvieti prima d 1 emigrare cho dOJ>O.Qllando anche a queeto riguardo si saranno un J)0 1 più amma– lizziti, impareranno a sacriftcare a Venere Pandemia senza pericolo per ht loro salute. Sull'adulterio, sulla prostituzione o sulla corruilone del costumi in genere, dobbiamo osservare una sola cosa: che il loro estenrlorsl è ormai un male comune a tutto il mondo cl\•ll'e. L'emigrazione in tanto c'entra, In quanto ap1mnto ha il merito (almeno por gli amici del pro• grO!ISO) cli mettere a contRtto i nostrl lavoratori con questo mondo . Ugual monto si dica dell'aumento dello frodi, (lella di• sorgnnlzznzione dolio famiglie o <lolla <l.ellnquonza in– fantile. due piaghe quest 1 uUime che stanno tra loro In relazione di causo. ed effetto, e che costituiscono una fosca caratteristica dei paesi di maggior ricchezza e di più grande lndustria 1 corno notava or non è molto l'ex– ministro Orlando in una sul\ confore'o?.n. . .. Hostn. da esamhtRro l'improssionanto fenomeno dell'au– mento della tubercolosi, fomite principale della temuta decadenza clella r,u:za. Non si può negare che la tubercolosi raccin numeroso vittime rra i nostri lavoratori che si recano all'estero, o SJ)Ocialmonto nell'America flel Nord, da cui noi 1903 lor• narono colpiti da etisia Il 2,92 por milio <leirimpatriati, noi 190-1 Il 2,i5 1 nel 1905 il 5 1 66 1 nel 1906 il 5 1 6l 1 tenendo contò soltanto del casi più gravi. So si esamina. poi, in generalo, la morbositù dei rim– patrianti e la si confronta èon quella degli emigranti, devesi J)urtroppo concludere che l'emigrazione raJ)pre• senta per molti del nostri lavoratori 1 o sopratutto per lo loro famiglie, la perdita della aalute. Ecco In propo– sito una eloquente tabella 1 che togliamo dalla relaziono del tenente colonnello prof. 'I'. Rosati sul servizio lgle– nico-Hanltario nell'emigrazione transoceanica per l'anno JOOS(') e Confronto della morbosità tra gli emigranti e i rimpatrianti dalle Americhe durante gli anni 1907-1908. Medio J>or milio. =-------- -= =========================== Q llO!tllOSITA >IOHTAl,ITÀ i; ~ I lnAmblnl dal Bambini Bambini dal llamblnl !;; Uomini ()onne :, Al 10 anni sotto 1 :, anni ltedle Iota.li Uoml11I llonne & al 10 anni sotto 1 ~ anni lle:Ue tota Il I i 1 1 1 ::_~ i\1 i I i I il i 1 i! il i\i =-_ -<l :::: -< -< :::: I-< :::: -< I:,: -< :::: -< " -< " -< " -< " 1907 G 1 6G 13,52 9 1 09 20,01 18,62 24 1 0-186,SS 42 1 43 9 1 12 16,40 0,14 0,48 0,18 0 1 58 0 1 83 0 1 86 2 1 10 8,95 0,25 0 1 72 19089,s, 11,32 11,os11,ssl2s,Hl1S,-111s1,1s 2a 012,29 1 1s,s10 1 16 o,ss o,os o,so o,sc o,45 1 1 ,u 2 1 m o,2s I o,4s Lo malattie cho concorrono a rormar questo medie sono parecchie, ma il primato, 1>er quanto riguarda l'emigrazione agli Stati Uniti, che è la più numerosa, epetta ogni anno alla tubercolosi. " Nel 1908 - nota il Rosati - sono stati ben 486 i tubercolc.,sl rientrati In patriiL dal Nord America, sopra un totale di jjt, Infermi di forme infettive avuti11I a bordo. La tisi rnppre~entn. dunque, nel viaggi di ritorno dal Nord, 1)il1della metà o quasi dello malattie d'infe– zione; e Il fatto si è rl"elato costante dal 1908, epoca della prìma. statistica sanitario. degli emigranti. 11 Dobbiamo però osservare che le cifro a1>paiono peg- (IJ PA8QIJAU: \'li.I.AHI: J.'tmlt11·0:lont e,, ~lit t()U$t(l11t11:::t hl !lolla - lii NIIQt'll ,HIIOIO(IUI, 1° Q'C'1111alo i01. giori del vero, per un motivo 11pecialo. F~ un vivo In– coercibile desiderio dei nostri lavoratori di tornare In patria appena cadono malati. Temono l'etisia assai più che le popolazioni di nitra nazionalità, e la fede negli effetti del clima nativo ha radici tanto profonde nel– l'animo loro, che, al primo accenno di malattie polmonari, si preparano allB partem:a. E partono senza consultare Il medico, anzi talvolta contro Il suo stesso consiglio. Cosl, se nel numero dei rimpatrianti è eempre altieslmo quello degli infermi e doi morti, dipendo dal fatto che il rlmJ)atrlo è con&lderato la miglior cura del mqrbl, (I) In HQl/ttthlO dell'et1tl(IJ'(l:lo1u, 1909, n. 1,.

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