Critica Sociale - Anno XIX - n. 24 - 16 dicembre 1909

CRITICA SOCIALE 371 quale rovina, so non riusciremo a rammodernare, snodare, vivificare i pigri congegni! 1-:Ccoperchè ci prnponhuno di alitarvi dentro l'entusiasmo di una fede, che va oltre i calcoli del ventisette. Ma il Congresso, si noti bene, non s'illuse. Non credette immediata e facile una palingenesi buro– cratica; non si gargarizzò con verbalismi; anzi ehbe chiaro e consaputo sentore della difficoltà del pro - bioma; del quale, d'altra parte, non volle (sarebbe stato orgoglio stolto) riservare soltanto alla propria classe la competenza. C'è t,duno, rra noi, che si at• tl'ihuisce la ricetta dei mali profondi dello Stato; e fuor elci suo tecnicismo non vuol sentir voce alcuna. No, i consumatori di servizi pubhlici han dritto di parlarne come noi j ma. pur noi, che ci viviamo den– tro e facciamo, giorno per giorno 1 lo Stato, abbiamo qualche cosa da dire. La Confederazione nostra in– tende arrecare un routributo alla riforma ammini– strativa. Ed ha costituito una Commissione di stu– dio, per raccogliere il materiale dall'esperienza vis– suta ed elaborarlo con metodo paziente, in base a questi criteri. Non pretendere di risolvere tutto con un solo metro e di un solo tratto; proporre in,·ece le pratiche e concrete soluzioni che si presentino, man mano, pezzo 1>erpezzo, tenendo ,wanti agli oc– chi quasi la grande direttiva di un piano regola– tore. Nè, del resto, attendersi, ovunque, i risultati di una semplifica1,io11e all'osso, e cli un risparmio ingentissimo. Nel complesso la semplificazione non mancherà; ma, anche se per alcune parti si do,·esse ampliare, ed in altre spender come ora, ciò che im– porta è che la macchina cammini spedita 1 senza lo stridore impacciante delle ruote. JI piano regolatore lo tracciò il Congresso , sov ra.tutto nella sintesi su– scitatrice di Filippo 'l 'ura.ti . Le idee-ma.dri ,,i sono; criterì di ricerca; stru menti per lavorare il terreno; vi torneremo su, quando la Commissiono darà opra alle sue ricerche. Stringe il tempo 1>er cominciare. Proprio oggi un Ministero 1 <1uale è quello Sonnino, io fuma di serietà tecnica e con le personalità più esperte nella vita amministrativa, gitto, con legge~ rozza dolorosa perchò inattesa, in mezzo all'arena pnrlamentarn, il progetto di lapnratomia di due cli– casteri1 di sgretolamento di altri 1 di nuove rnppez– zature e gonfiamenti, senza rendersi conto della gravità dei problemi che si toccano, e della infinita delicatezza della strutlura dei pubblici uffici. Non è, no, nello spostamento meccanico di attribuzioni, ma nella riduzione intima dei congegni e dei gra– dini1 la via maestra dt">llflriformn che voghei;rgiamo. La rifornrn: ecco un'eredità che il Congresso la• scia ol futuro Congresso. ~la v'ò onche un'altra ere· dità 1 piì.1 grave forse, perchè meno pre1rnrnta, psico– logicamente. Ahbiamo seguHa - tutti - con raccoglimento la Helazione Cam1>anozzi sullo stato giuridico. Un la– voro serio, quadrato; un brano alla tedesca. Un senso di giuridicità rigorosa, di leguliù dal pl'inci– pio alla fine. Vedete cosa sono capaci di fare que– gli scavezzacolli di impiegati! Altro che invocare sciopero e violenze; invocano il Herhtsstaat e si nu– trono delle citazioni di Stein e di J.,abaud. JI valore morale della Relaziono Campanozzi è ben alto. Ed il Congresso, che aveva un senso squisito di 01>portu– nilà., l'ha approvata. per plauso, senza una. parola di discussione. J~ una Relazione che ci voleva, per smentire i malevoli, per documentare 111 serietà del nostro moto, e per ff\r argine contro il pnssato. Ma qualcuno - chi scrive, ad esempio - pur apprezzando pel suo significato ai/uale il quadro di uno stato giuridico, solido e forte nell1l sua ossa– tura di garanzie e di dritti, quale il Campnnozzi dipingo"n, non pote,•a, chi scrive, trattenere la mento da un po' di.... m·venil•ismo. Non temo l'anrnbile cri– tica che mi è stata fatta. Sono nvveniriata, per ciò che concerne le forme strntturali del rapporto d'im– piego. Otto anni fo, quando lavora\'O per la libera docenza, ero preso anch'io dal fascino della gius– publicistica tedeaca 1 e qualcosa ho studiato delle sue teorie sull'amministrazione e sull'impiego. Ma è tutta roba che corris1,ondc ad un dato ambicnte 1 ove l'im– piego è quasi una. casta j e l'irrigidimento giuridico delle garanzie, ond'è ferrato il funzionario, ha, in fondo in fondo, un ve 11dant n elliL lontananza dalla. vita. civile nella sua piene1.za movimentata. Io du– bito molto se noi dob biomo ten er ancora, come mèta, davanti gli occhi, la dura sagoma del funzionario inamovibilisRimo 1 irto di diritti, agli antipodi con le esigenze industriali della vita moderna. Altrove ho cercato di chiarire che è assurdo shurocratizzare l'amministrazione pubblica fino all'industrializzazione completa; ma cosa è lo sforzo di rammodernamento e di riforma che ci anima se non un camminare verso la gr ande vita, che cinge le torri chiuse della burocra1.ia? Dalla ri~iùità garantita della propl'ia posizione, d irimpetto allo Stato, può agevolmente scaturire, ahimè, il diritto all'ozio, e la fannullaggine contro la quale ci sforziamo di suscitare la " CO· scienza dell'itnJ>iego ,.,.Sulla Critica, piì1d'una volta, ho confeseato il mio avvenirismo, additandolo nella confluenza del contratto di lavoro con il rapporto d'impiego, cioè nell1occostarsi 1 man mano, degli ope• rni e degli impiegati ad una forma affine di presta· zione d'opera, pili salda e più continuatiYa del rap– porto di sl\lariato, ma con vigile senso di responsa– bilità, di stimolo, di interesse, scarso ora nella con– dizione dell'impiegato. Sogni? Forse sì, per molto tempo. na ò bene huttar là. qunlche germe, nuche p<:r gli anni lontani lontani. rn una piccola città che conosco molto bene ho potuto o!'servare il fenomeno tipico del contrasto sorgente tra gli operni autentici amministranti il Comune e le Opere pie socialiste da un lato, e gli impiegati di siffatti enti dall'altro. li muratore as– sessore non capiva 1>erchè il copista, meno colto tal– ,•olta di lui ed obbligato a poche ore <li scrittoio, al fuoco, in huone stanze - mentre egli, assessore, veniva dai ponti rischiosi sotto il uevischio - avesso una sua brava innmovibilità, e qunsi il beneplacito di lavorare o non laYorare. Aveva i suoi torti l'a– mico assessore; nè pensava allo fami oscure del hasso impiego; nè ai titQli che il mandarinismo itl\– lico chiede pei piì.1 umili uffici. Ma il torto non era tutto di~ una parte. E scoppiò un certo conflitto tra impiegati ed operai. ]l'u sopito; ma 11011 perdette il valore sintomatico. Se le cose dureranno così 1 se noi diventeremo sempre più impiegati, non so se evite• remo, un giorno. l'urto tra le duo categorie. Sarà ne– cessario quest'urto per rompere la crosta immobili– stica. dell'impiego? Con tutto il cuore m'auguro di no; e chiedo il permesso di far un po 1 di utopia e cli vagheggiare " !ltnti giuridici ,., diversi da quelli posti finora a segnacolo del noijtro m0\'imento. Nel Congresso testò chiuso qualche accenno a formo d'impiego diverse vibrava con senso schiettamente positivo e graduale nelle belle Relazioni del Nofri e. del Parmegiani. f'orse !°utopia sbucherà fuori, più armata. al Con– gresso futuro. CIIANTF~CLER. Avete le prime tre 11.111utte i L'Amministraz{o,ie della Critica è disposta a ricambiare con una qualsiasi .,i,ccessiva unr1ata, rilegata, oppure con un am,o d 1 abbotiame,itu, l'itwW che le ve,1isxe fatto della 1a, ~ o 3• annata {1891, 1892, 1893) di Critica Sociale in buono stato di co,ise,-vazione.

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