Critica Sociale - Anno XIX - n. 22 - 16 novembre 1909
342 CRITICA SOCIALE dico uu apprezzamento relativamente semplice e di fn. cìle approssimazione al vero, quando si tratta invoco di rilio,,i di mnlattio professionali, il rilievo può diventare estremamente pericoloso e soggettivo. Chi potrà accer– tare so le turbe gastriche di un avvelenato in lieve grado dal piombo sono reali o immaginarie, e sovratutto chi valuterà. l'~stensione e il limite della diminuita ca– pacità funzionalo al lavoro? Il medico? Ma, spesse volte, egli non ha neppur ln. prova lontana che la lesione sin data, per restar nell'esempio, dal piombo, o soltanto per uua visiono teorica generale attribuirà al piombo i di– sturbi che rileva, o che l'ammalato afferma. di sentire. Si pensi quindi alla facilità dell'inganno. Nè basta stabilire taluue limitazioni. Se, infatti (come ra. la nostra giurisprudenza), si vuol assimilare o la pu– stola carbonchiosa acquisita sul lavoro o la sifilide pro– fcssiono.le (oggi del resto rarissimi\ tra i vetrai) agll In– fortuni, non si vede perchò si rtevo escludere l'avvelena– mento da piombo o da fosforo. Non basta dire ciò che la legislazione afferma., che, J)0r assimilare la malattia all'infortunio, occorra comun– que una lesiono del tegumenti: perchè qualche volta le– siono non c'è, e può comparire la mor,·a o il totano professionale nello stesso modo. Quindi o si fa - e pare a tutta prima ben logico - l'assimilazione dell'infortunio o della malattia professionale 1 o si esclude l'assimila– zione: ma le parziali concessioni non hanno valore ac– cettabile a fllo di logica. Se limitazioni nou si fanno, ecco sorgere un pericolo grave. Certe industrie riserberanno, poi giorno in cui sarà ufficialo Il riconoscimento della malattia proresslo– nnle, delle sorprese gravi i pel piombo, ad es., non farò. meraviglia se in alcune fabbriche il 20-30 °lo degli operai, e rorse più, presenterà delle lesioni da intossicazione eaturnioa. Si dovono indennizzare tutti costoro? o al– meno indennizzare la cura ? 'fai uno ha risposto: l'indennizzo comincia ove cessa 1'1lttitudine a lavorare. Ma il sistema è iniquo, porchò esso spinge Poperaio a non curarsi p&r giungere allo stadio che gli dà. - sia pure attraverso alla malattia - il rip'lso. Inoltre, por le lesioni schiettamente funzionali, Il riconoscimento dell'entità della lesione sarà. sempre aleatorio. Oli industriai\ aggiungono a tutto un ultimo ragiona– mento: lo indu<:ttriodànno compensi. vari alla mano d'O· porn, che sono Il ri11ultato dell'alea hullistriale, della fa, tlca, della difficoltà di lavorazione, ecc., ecc., ed anche del pericoli di ogni singola lavorazione. I la,•oratori del mercurio, essi dicono, sono pagati discretamente e, in ogni caso, meglio di altre categorie, esclusivamente por questo, che, nel determinare il loro compenso, meccani– camente si è già trnsrormato il pericolo in aumento di paga. Quindi la previdenza la dovrebbe fare l' opero.io, sa non si vuol correre il pericolo di soffocare l'Industria, noi qual caso tanto vale o proibire la lavorazione del mercurio, o do! piombo, o dell'ar.3011ico 1 o permettere di adibire, senza costrizioni assicurativo di sorta, quegli operai che dichiarino di voler correre comunque anche l'alca della malattia professionale. Come si vedo, il problema della assicurazione obbli– gatoria contro lo malattie proresslouall è assai più com• plesso di quanto non si affermi: e I voti s empli cisti dei Congressi indicano più il desiderio di ben fa.re, che non la conoscenza dei termini del problema. Non fa specie neppure che le proposte di leggi in tale direttiva (legge Baccelli 15 marzo 902) siano naufragate. 1l progetto Baccelli, che voleva assimilato all'infortunio la malattia professionale di carbonchio, morva 1 fosforo, ccc., ora assolutamente incompleto: o, del resto, l'olencazlono delle malattie professionali non può essere neppure o.c– cettata in linea di equità, perchò le industrie nuove po3sono lasciar delle sorprese che è bene prevedere al– mono nelle linee generali. Tutto questo esordio è posto osciusivamento por espri• mere questo concetto: che. pure ritenuta in mOdo asso– luto la equità o la necessità dell'assicurazione contro la malnttia. professionale, occorro andar cauti nel rormu– lare tecnicamente il metodo di risolvere il problema, se non si vuole cadere in un abisso. Non valo molto citare le legislazioni esistenti: di tutto è facile dimostrare o il lato iniquo o quello non pratico. ln Oermanla 1 In legisla,dono macchinosa in proposito poggia sulla base, che l'assicurazione ò obbligatorla nella forma globale di assistenza contro la malattin J)er tutti gli operai dolio imprese lnclustriall, o può ossoro resa obbligatoria anche per altri gruppi di operai o irn• piegati. Jn ogni ca.so, l'operaio partecipa all'opera di previdenza In larga misura (globalmente circa '/s del contributo). Non Interessa qui vedere come siauo dh1tri butti i soccorsi i basterà. invoco ricordare che essi sono ampi, comprendendo sempre l'intera cura e una aliquota del salario primitivo, continuato per un periodo che può giungere sino a 6 mesi. 'l'u.tta questa legi'ilazione è quindi parzialmente ln(or, mata alla previdenza e non ci accontenta, perchè paro ratta più per rendere nuovamente capaci gli operai al lavoro, che per indennizzare economicamente il danno prodotto dalla malattia professionale. Sullo stesso tipo si imperniano lo legislazioni austriaca e ungherese, la qua.le ultima ò più lata per quanto ri– guarda il numero delle persone obbligate alla assicura– zione, ma uguale nello spirito inr'ormatore. Le legislat.ionl svizzera. o inglese sono molto più lato e ritengono la malattia prorc11slonalo come un rischio professionale. Jn !svizzera sono elencate le industrio p'er le quali può lnsorgero 1 da parte dell'Industrialo, questa responsabilità clvilo, la. quale perb ò attaccata da varie considerazioni, dia circa il dolo, eia circa la. trascuranza dell'operaio. L'Inghilterra. assimila taluni determinati avvelenam,mti (e l'elenco inglese è incompleto tecnicamente) a talune malattie profes-1ionalì che direi specifiche, per le quali l'industriale è obbligato a indennizzare l'operaio, assu– mendosi a Intero suo rischio il clauno. Siamo quindi ben lontani da una equità di trattamento, perchè proprio non si riesce a comprendere come mai il brunitore, cho, a cagione del suo mestiere, ammalerà di tubercolosi con u11aprobabilità che è spaventosa, non debba fruire di nessun indennizzo, solamente porchè la tubercolosi non è proprio una malattia speciHoa dei brunitori. . .. In Jtalia tutti sanno che, per le malattie profeseionall, non ostante I voti dei Congressi, nulla si è fatto, e ho esposto anche lo difficoltà aprioristiche che rendono dif– flcile l'intervenire. Ma, ammessa la necessità. sociale riel• l'assistenza obbligatoria e dell'Indennizzo per ogni forma di rischio del lavoro, resta da vedere come si possa con– cretare l'intervento dello Stato. Taluni vogliono l'assicurazione globale per l'invalidità 1 stabilendo al più diverse categQrle di contributi a se– conda delle alee di probabilità di ammalare. Non ò equo che lo stesso contributo sia pagato dall'operaio e dall'In– dustriale dello arti tessili, e da quelli dell'industria piombifera, dal momento che lo alee di malattia son di·
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