Critica Sociale - Anno XIX - n. 17 - 1 settembre 1909
CRITICA SOCIALE 263 . che ò malanno comune ed inevitabile cflogni forma d'organizzazione. Se risalta meno negli operai, è perohè il rapporto tra essi e il loro assuntore vela e nascondo i rapporti con gli altri gruppi di lavo– ratori. Ma la lotta di categorie ed il particolarismo di ognuna v'è, in ogni cantuccio del mondo moderno, non mono che nella classe travettesca. All 1 impiegato nuoce l'essere in contatto dirotto con la struttura dogli interessi generali; impersonati appunto nel pubblico ufficio. Di qui ap1>nrenna certa antitesi fra il bene di tutti, ed il bene di quelli che chieggono e strappano aumenti di retribuzione, che tutti deb– bono pagare. Ma o.oche gli aumenti di salario delle varie categorie d'opnai non vanno a carico esclusivo del capitalista.; il giuoco inevitabile della incidenza economica li mette (almeno finchò vi sia l'ordina– mento borghese) a carico degli nitri oper.ai, con l'au– mouto dei prezzi, il rincrudimento dei c onsumi, e tutto ciò che non rappresenta conquista elfetth·a sui congegni tecnici della produzione. .W ingiusto e di maniern gonfiare l'egoismo degli impiegati al rii sopra di quello degli operni. Uomini, gli uni e gli altri, con le inclinazioni e lo tendenze, che bisogna regolare e convergere a forme superiori di vita. . .. E la torzll. fll.SOdi Travet è diretta a questo scopo. La incominciò, da noi, la propaganda turatiana, che ebbe, come norma costante di ogni agitazione, la combinazione o coincidenza dogli interessi generali con quelli parlicolari. Nessuna. domanda di aumento, che uon vo~lla dire anche miglioria del servizio. e perfezionamento dei congegni. Se la massima non fu sempre scguìta negli ultimi provvedimenti legislativi sullo stato economico degli impiegati, la colpa fu del Governo, che volle perdurare nei vieti metodi, ed ebbe noi crìtici fieri. li'accndo sì che l'onere maggiore della più alta re– tribuzione sia compensato dalla riduzione numerica e dalla. semplificazione degli uffici, o costituisca inol• tre, col perfezionamento del servizio, un vantaggio per il pubblico che paga, hL tattica degli impiegati su1>era hL contrnddiz.ione interna dei suoi interessi contrapposti a quelli generali, e lo f,1.più nettamente e felicemente che nel moto stesso dci:tli operai liberi non sia concesso per ora di tJttenere. Un altro merito grande di 'l 1 urati e degli organiz– zatori d'impiegati fu lo sforzo di im1>rontare a carat• teri propri il moto, originariamente copiato dal moto operaio. Predicammo ben chiar(? che non avevamo di fronte un padrone privato, ma lo Stato, cioè noi. Cito questo rutto obbligava a non usare stromenti, di cui invece gli operai si pote,•ano valere. Chei scartato normalmente lo sciopero, restava la Yia della pressione legale, dèl voto 1>olitico; il campo solo del dibattito d'idee. md in Italia non allignò il sindaca• lismo dei funzionari, che si fonde in Francia con la rivoluzionaria Confederuzione del lavoro. Coloroi che fanno un muso di disdegno e deplorano che Filippo Turati siasi messo alla testa dei postali telegrafici, dovrebbero pensare che, senza lui, avremmo proba– bilmente avuto, e non una volta sola, il leggiadro e~perimcnto dedicato oltralpe atrinelfabile Symian. La stessa vernice frasaiola, che, dopo tutto, i mora– listi della chiesa. non metterebbero fra i peccati mor– tali, va tom1>erandosi e correggendosi con un pro– cesso assiduo cli educazione. . . . La tappa turatiana. non può però essere la colonna. d'Ercole del movimento: occorrerà. andar più in là. Ed è da vedersi se la logica delle cose non conduca gli impiegati a 1>iùampie trasformazioni, perchè la terza fase di Travet si affermi pienamente. :E' da vedersi se gli impiegati 110,i clooramwrimm– ciare, tu g1•a,i parie, ad tsse,·e impiegati. Non possono, nel tempo stesso, 1>retende1·edi ac– quistare tutti i diritti dei cittadini e conservare la posizione privilegiata ciel passato. Quando la figura dell'impiego si fissò, nello Stato di polizia, lo Stato era solo esattore, poliziotto, giudice. Gli impiegati costituivano una minoranza insignificante, alla quale si creava una specialissima posizione. Ciò perdurò, e, per certi aspetti. si delineò più nettamente, nello Stato costituzionale o rappresentativo, quando il rap- 1>orto d'impiego ebbe assetto e stabilità giuridica. Agli impiegati. in fondo, si J)Rgava, con una data retrihuzione. e speciahnento con la. sua sicurezza, la rinuncia alla libertà piena. Si mette\'ano nella. stia, corno polli; il becchime era sicuro; fosse molto o poco, è un altro affare. Mentre i professionisti e gli opcrn.i corrono l'alea della concorrenza feroce che li schiaccia o li può affamare, i travetti hanno " il fisso s11, citi uon ci piove O ; hanno l'organico; hanno la pensiono; hanno particolari agevolazioni ferroYiaric, o elle so io. Hanno, in fin dei conti, il diritto al– l'ozio. Mi si citi il caso d'un impieg-ato in pianta, mandato via perchè non lavora. Lavorerà se vuol far carriera. Ma. se rinuncia a queste fisime. e non aspira alla promozione, ha diritto di far il suo benedetto comodo, e magari di venir all'Ufficio solo il giorno di S. Pago.nino. Ecco dove s'appuntano lo critiche, e talvolta l'astio degli stmti operai contro la trn.vetteria. Non è tanto l'altezza della retribuzione, porchè ormai l'esperienza si è incaricata di mostrare come, nello sviluppo in· dustriale, gli emolumenti degli impiegati stieno piut– tosto nl cli sotto dei salari stra.1>pati dalla mano d'opera. E' proprio il ristagno neghittoso della bu– rocrazia, adagiata nella sicurezza del posto, che ir– rita ed indispone la massa operaia. Ed avviene che, nonostante le preoccupazioni elettorali, che hanno finora. indotto i partiti locali ad indulgere alle ri– chieste degli impiegati, sbuca fuori, qua e Jà, in Comuni amministrati da socialisti, il conflitto e l'an• titesi degli operai al potere con gli impiegati subor– dinati. Sono esempi degni di nltiseima considerazion~. So noi vogliamo cho i dipendenti dallo Stato mar· cino a braccetto con i dipendenti dalla libera indu– stria, se vogliamo che le amministrazioni pubbliche siano un campo sperimentale ed una anticipazione cli ciò che sarà tutta la società futura, dobbiamo far sl che g-li impiegati rinuncino a forme del loro rapporto con lo Stato, incompatibili coi tempi pre– senti. Oadinmo bene; sarebbe uto1>istico credere che a certe funzioni di tato - quello attinenti al cosl dett o impe rio, o amministrazione strido sensu - non sin.no connaturate esigenze di maggior fermezza e d i strnttu ra più rigida che in altre funzioni indu– striali. La. burocrazia è ordino e continuità; cosl che molti dei suoi difetti sono necessari per defini– zione ed inclusi nella sua stessa. essenza. Nella so– cietà. hort,t"heseattuale, la rigidità e resistenza bu• rooratica è un freno e correttivo, parzialmente utile, dell'anarchismo caotico del processo di produzione. lla ciò va studiato meglio, in relazione alla trasfor– mazione dello Stato moderno, ove si nota una cre– scente industrializzazione delle sfere autoritarie am– ministrative, e il concetto vecchio d'imperium, di di· ritto pubblico si tempera con clementi pri\'atisti, ben notati dal Dou~uit e da altri giuristi francesi. Di ciò parlerò, a suo tempo, in u.ltro luogo. Qui bm1ta constatare cho, in un ordinamento so– ciale tendente a progredire, occorrono forme di bu– rocrazia meno rnandarinistiche, che sveglino i dor– mienti dal dolce far nulla, che li ahituino ad un senso vigilo di responsabilità, che li spingano a pen• sare ed interessarsi alla produttività del loro lavoro. Saranno t contratr;i a terminei saranno i tipi di cut
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