Critica Sociale - Anno XIX - n. 17 - 1 settembre 1909
2G2 CRITICA SOCI AL8 rapporto alcuno con lo questioni di tattica nazionale. Pagnini è un povero strumento, destinato a servire per un certo tempo il partito nazionalista. Si cercherà di 8C0nvolgere, mediante l'opera sua, la compagine del partito dei lavoratori. Quando si vedrà che l'impresa fallisce, Pagnini verrà gettato via come un limone spre– muto. 1 fatti diranno che io ho avuto ragione. A. STORCIII, NELMONDO DELLABUlWORAZIA Le tre fasi di Travet Travet ha àvuto il battesimo dalla fortuuata com– media del Bersezio; ma esisteva, come tipo, anche prima del nome. Anzi, con pii1 varietà e verità d'at– teggiamento. Io non rileggo mai quel meraviglioso r~cconto di .BaJz[lC: " Gli impiegati ,,, senza pensare çfie all'arte sola spetta, al 1di sopra delle nostre ese~• èitazioni pseudoscientifiche, fissare i tipi storici e spiegare le formazioni sociali. C'è, in quelle pagine, il mondo burocratico, vivo e fresco, quale si sorprende ora nei corridoi di un Ministero o di un Ufficio. A certe figure vien voglia di appiccicare qualche uome di nostra conoscenza. Sfilano le sottospecie travet– tesche, e niuna è di maniera. La macchina bruta da fatica, compresa di timor riverenziale verso tutto ciò che è autorità.; il sornione pigro e furbesco, che va avanti strisciandosi a qualcuno dei peizi grossi, coi piccoli servizi dentro e fuori ufficio i il bel giovane) che fa l'elegante, e lascia ignorare nel mondo la sua qualità d'impiegato 1 e trema all'avvicinarsi del 27 (allora era il giorno degli inglesi) per l'assedio degli usurai; il povero diarnlo, cu.rico di famiglia) che si ammazza nel lavoro straordinario ed ha l'aria bestia, perchè la testa è sempre altrove, nelle più cupe preoc– cupazioni finanziarie; il Me-ne-impipo che, avendo rinunciato alla carriera, conta i giorni per arrivare alla pensione ed intanto esercita il diritto di non . lavorare. E altri tipi, ed altri, veri oggi come allora. N.è manca una fotogrnfia arguta e penetrante del u. gabinettismo " 1 e degli intrighi di COL'fidoio, e delle coalizioni per la carriera e per il posto. C'è perfino un progetto di riforma dell'amministrazione, che (a parte l'antipatia di Balzac per il regime della demo– crazia rappresentativa) vien voglia di spolverare e rimettere a nuovo pel nostro Congresso, perchè basa sui concetti della semplificazione dei congegni, dello sfrondamento nei posti inutili e della diminuzione degli impiegati con forte aumento dei loro stipendi. All'epoca di Balzac, la fase genuinamente e pri– mitivamente autentica della burocrazia cominciava a declinare. Bhwgna risalire, per averne la piena espres– sione, a quel _regime: che ha preceduto il costituzio– nalismo parlamentare, e che porta appunto i nomi di Stato di polizia o burocratico. Burocrazia era cor– relativo di assolutismo. Il pieno arbitrio nelle as– sunzioni e nei poteri del sovrano-padrone determi– nava l'automatismo docile degli impiegati-stromento. Ma, poichè all'indispensabile stromento erano rimesse facoltà del sovrano, ecco il prepotere frequente, la casta coalizzata ed intrigante, il governo della, bu– rocrazia. I pochi servizi esercitati dallo Stato, il niun intervento nel campo industriale, l'assorbimento del– l'impiegato nelle paperasses, gli assegnavano una funzione ben particolare e determinata. E l'impiegato era .tagliato fuori della vita, un essere a parte, servo e padrone, privilegiato e sottoposto al capriccio. Uuona parte dei caratteri, che determinano la fi– gura odierna dell1impiegato, è ereditata da quei tempi; e riproduce 1 oggi, condizioni giuridiche ed econo– miche che si sono mutate. > * * L'avvento degli ordini rappresentativi fu un ele- mento di profonda rinnovazione per il rapporto di impiego. Gli impiegati vennero spogliati di abusi e privilegi (è tipica la lotta attuale, in Russia, fra bu– rocrazia· e Parlamento)) ma acquistarono qualche maggiore stabilita di diritti. Ed ebbero un 1 arme - sia pure, per molto tempo, potenziale - quando eb– bero il voto. Lo Stato ve.une, mano mano, assumendo còmpiti nuovi, e lo stuolo dei suoi dipen~enti infittì, mentre si abbassavi\ la barriera divisoria dal mondo del lavoro libero. Questo il fatto che ebbe maggiore importanza. Quando l'impiegato non fu più un agente d'imposta o di polizia, ma anche un ingegnere o medico o fontaniere o fenoviere) cioè non fu più un che di diverso dal libero professionista o dal lavo– ratore manuale, si importarono nel campo chiuso di rrravetteria i metodi e le forme cli vita e di lotta. che pulsavano al di fuori. E, mentre, per molti anni, 11011 si ebbe organiz,-,azione d'impi~gati (chè tale non può considerarsi il cìrcoletto di divertimento o il mutuo soccorso) vegetanti all'ombra del superiore compiacimento), irruppe nel queto aagolo, ove gia• cevano gli eunuchi di Stato, l'onda fragorosa del movimento operaio. Il ,novimento degli impiegati è l'eco e il riflesso di quello operaio. E nacque la seconda fase di Travet. Non sparirono i vecchi tipi; la burocrazia d'oggi li conserva tutti; una fase nuova non cancella Je an– tiche, ma si aggiunge ad esse. Accanto alle figure balzacchiane sbucò quella del tesserato, appartenente alln Lega di resistenza e di miglioramento. Fu un bene. Un elevamento dei metodi di con– quista della classe impiegatesca. Giacchè anche prima - sempre -- v'era stata la tendenza e lo sforio verso le migliori retribuzioni e il più favorevole tratta– mento. Lo dimenticano coloro che vedono come il fumo negli occhi l'associazionismo moderno dei fun– zionari. A.rmi erano, allora, l'intrigo ed il servilismo, e la complicità dei ministri, obbligati a. paga.re chi copriva la loro inesperienza boriosa. Con tutti i di– fetti dei metodi odierni, siamo ad uu)ivello morale più alto del buon regime antico, e le insidie e mi– naccie allo Stato sono minori, se non altro, perchè alla luce del giorno. Una storia degli organici, prima e dopo le associazioni d 1 impicgati, sarebbe istruttiva. Il male è che lo spirito d'organizzazione è incep– pato tuttora nelle pastoie tenaci del passato; il rap• porto d'impiego, come si disse, ha perdurato formal– mente oltre le condizioni d'ambiente che lo configu– rarono; sopravvivono le forme mentali e gli adagia– menti abitudinari della classe nostra; cosl che i malanni vecchi della politi'éa di corridoio si assom– mano in molti casi a quelli della polit-icadi piazza, e ne impediscono invece il possibile bene. Difetti intrinseci, poi, ha questa nuova politica, trapiantata iu terreno diverso da quello su cui è nata. Tro·ppo facile era imitare più i lati esterni ed evi– denti e rumorosi, che le analogie sostanziali ma pro– fonde. Comizi; ordini del giorno violenti; larghe seminagioni di sospetti; l'ufficio considerato come nemico; diffuso il dispregio e quasi la vergogna del proprio stato d'impiegati. La paccottiglia dei luoghi comuni, lo sfrenamento dei malcontenti individuali. rrutto ciò era inevitabile, ed avvenne nei primi mo– Yimenti cPimpiegati; in proporzione però ben infe– riore a quanto si figura lo spirito ostile dei lodatori del passato. Si accusa il ceto degli impiegati di particolarismo cieco. Non negheremo questo errore, noi che ce ne facemmo accusatori aperti nelle file nostre . .Ma non bisogna esagerare; e sovratutto convien riconoscere
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