Critica Sociale - XIX - n. 14-15 - 16 lug.-1 ago. 1909
CRITICASOCIALE 2l7 raie del Paese, conquista infine la coscienza nazio• nale e reagisce contro l'assorbimento e contro la depressione economica e civile in cui fu sinora te– nuta; fenomeno che ha di curioso soltanto la sua serotinitù. Ma questa stirpe, a 'l'rieste - abbiam visto - oltre l'aumento vegetativo, ha. per sè anche quello formiclahile di un'immigrazione fatalmente destinata a crescere con lo sviluppo delle comunica– zioni ferroviarie e dei tratlìci. .l~decco, non già gli italiani diventar sloveni, ma gli sloveni cessare di diventare itnlinni e perciò andare, via via, equipa• randosi ogli italiani, per numero e potenzialità eco– nomica e civile. Gli indici delFevoluzione e del pro– gresso li vede chiunque voglia aprir gli occhi. Per un curioso processo di inversione storica, dovuto a peculiarità d'ambiente, la borghesia slovena a 'l'rieste segue e non precede il suo proletariato e si espande, rapida cd accorta, intrecciandosi agli interessi capi· talistici degli italiani, coi suoi uomini d'affari, lo sue bnnche, i suoi avvocati, i suoi esercenti, affer– mandosi coi suoi circoli teatrali, sportivi, ecc., ecc. E il suo progredire si ripercuote anch'esso nelle cifre elettorali. Su 8000 elettori votanti (borghesi e piccolo-borghesi) un migliaio votò (sempre in città) per i candidati nazionali sloveni. K per giudicare, sugli unici dati disponibili, dell'aumento progre<;sivo delle forze slovene, va notato che, in due anni (cioè dalle elezioni politiche del l907), gli sloveni nazio– nali ebbero in città. 500 voti cli pili, benchè per l'elettorato politico sia richiesto il domicilio di un anno, mentre dagli elettori amministrativi (soltanto però dagli elettori proletari!!) si esige il domicilio triennale. . . . Ammettere - sulla base di questi fatti - l'inde• precabilità del rafforzarsi progresbivo degli sloveni a Trieste, non significa certo (occorre dirlo?) con– testare agli italiani di Trieste il diritto, anzi il do– vere di contrapporre le loro energie a quelle del– l'altra stirpe e di impiegarle ch'ilmcnte dovunque possa esservi certezza o probabilità di vantag~i. }fo. gal'c questo diritto e questo dovere sarebbe antide– terministico o antisocialista. TI socialismo ò 1 progiu• dizialmentc, constatazione di realtà, è la realtà che ci insegna: a Trieste e in tutta la regione adriatica si combatte una lotta etnica su wno grigie; questo fatto sociale, non superato 1 deve seguire il suo corso evolutivo; l'opera degli uomini può soltanto influen– zare l'evoluzìone perchè si s,·olga nelle vie normali e civili. La normalità (è intuitivo) si contiene sol– tanto in una formula di convivenza, formula, noti:t· molo su1Jito 1 che è la più favorevole per gli italiani. Oli it1dittni vanno diventando i più deboli nel duello. Stava per loro sinora soltanto la depressione intol· lettuale ed economica degli sloveni; oggi gli slo– veni, via via, si elevano, si istruiscono, arricchiscono; aggiungono così alle risorse numeriche (già notate) gli altri elementi di prevalenza. Quai agli italiani so poltriscnno nella contemplazione del passato, o peggio, si illudano di poterlo cristallizzare nel pre– sente o nell'avvenire. Allora sì, che dalla soluzione normale e civile (convivenza) si precipiterebbe 11el– l'nltm anormale ed incivile (sopraffazione) .... ma degli sloveni sugli italiani. Ora, la difesa nazionale, fatta dai nazionalisti italiani, poggia proprio sul passato e misconosce il presente e l'avvenire. <101111111 tra Trlostc e l'Istria. t: storloo li ~ pl11clto " degli Istrlnn1, r11dunntl nella. vallo dol Risano, n. l)OChlchl\0111etrldal confini attuali di 'rrlosto, 11rotesta11t1 contro Il loro signor;,, foudalo, pcrchè a,·ovtl Introdotto gll shw!. I.a dlmortl di slovon1 11011errttorlo di Trieste è 11coerlattl da 1111 documento del IU3, rlguarOauto ncqulstl di terreni tatti dal Coinuno tergestlno Il Conto,•ollo (uno del Ylllaggl del torri• Iorio) p~rchè poHano risiedervi gli ~ Sciavi ~ venuti dalla Bosnia e Ualrnula (A!'/GELO llARSICII: Q11a»dot oomt t'tllNtl'O qU slao, i11 Istria) Per secoli - come vedemmo - gli sloveni, pas• sando dal territorio e da.Ili, rim1111onteregione adria– tica in città, diventavano ituliani. Questo tempo è passato. Oggi, e più domani, g-li sloveni restano e resteranno sloveni. Ma la difesa nazionalista si im– pernia. tutta sul vecchio principio: "il contado ò sloveno; la città, tutta la città, italiana; nel coutado gli sloveni hanno diritti nazionali; in città sono stranieri. ,, Ergo, una scuola elementare sloYCDa ai margini della città è il riconoscimento di un diritto; la stessa scuola, cento metri più in là, è una so– praffazione. La scuola è una delle nrng~iori materie di con– tesa fra i due nazionalismi. Gli italiani insistono su questa irrenle e insostenibile divisione fra " sloveni indigeni ,, in territorio e " sloveni stranieri ,, in città, sempre per lo stesso utopistico richiamo del passato; µer la speranza cioò di poter continuare con la scuola 1 e in via coatta, l\unpia snazionalizza– zione automatica, che ha, per così dire, materiato cli 1:1lavil'odierna Trieste italiana (1). Ora (a parte l'oviclente violenza racchiusa ir1 questo metodo, vio– lenza che legittima ogni ritorsione), a parte ciò, dico, è follia sperare che un largo e continuato processo, <1uale fu il secolare procèsso <li assorbimento di slavi a Trieste, possa essere frutto di coazione, e di coazione mediante la scuola elementare. Basti ricor– dare le migliaia di sloveni che di\•entarono italiani quando non c'era l'istruzione ol>bligatoria. Eppure, anche recentissimamente, il n1tzionalismo nostrano protestò contro la sola. idea di ottenere il voto fa. vorcvole dei deputati nazionalisti sloveni all'Univer– versità italiana a 'l'rieste. a prezzo di una scuola slovena cosi detta in città ( 2 ) •. A1>pare qui già dcli- (1) Nell'A<lunanza nazlorialls1a di chiusura della campar.na elcllo• raie, ru della, sul serio, e fu, serl,1111en10,ap1)l11udlla questa frase testuale: • 10 penso che, se del nuovi 11ra11lerl si alrannnno, con lnceuante concu1•iaecnza, di 11orre nido rra noi, 111aeolo per la ge– nerosa s1)oranza di 1101er anch'egllno 1111 giorno r:(mt<1i-e 1'011ort di ts11ut 1/oll f(ltU ito/l(111i. ~ Be11e. App/(111Si frauorosl.), J.: ip1esta teome ohlnm11rla?) autllog!a storica non è usciti• (IRlla bocca di uno dOI innU IJOl!tlcaatrl che pulh1lnno frn I nuz!onal\80, ma da 1111elladi ltlcoardo Pittori, 1llustre lettcrllto o 11rcs1donto dclh, Lega Nuz101111.lc ! 1') Chll\mo cosldotta In <'ltti1 la scuola stovona, 1lorcliè classi pn• rallolo 6lomontarl slo,·ene In sollborgb1. ora <llvcnull clttìi, esistono da molti anni. E, proprio In quel aobOorghl, l'1ta11anltfl è In aumento: Come 11flusso sloveno. Inurbandosi, t1oenOell11llaperlferlll al <'entro, coe\ n rincaro li.ella vita spinge molti H111111nt alla pcrlrerlll. Prova 11oche questa che non ll11stll11111cuo1a(t1u1ore monco e saltuario e ann11ll11bllo dalla famlgllll), ma l'I vogliono ben altri complessi e spo11t(ll1d elementi, a modlncaro ia lli!lonomla ernlca di qualslasl llfUrregato umano. SI ICgge poi nel giornali n11zlonali8U, a loro difeso, c11egll sio, col non h1111110 diritto ad altre scuole e ohe auo11c Il 1511premotrl011n11le a1nm1n1strallvo ha dato loro torto. I.o cose stanno cosi: Il Conslgllo oomuru•lo li.I Trieste si lrlncera dietro unll curiosa (e nira111cnle ~ au,trl11c1l .) dl&l)Oelzlone dellf, legge eoo1,1st1ca generale-, secondo 1t1qu11le I Comuni sono olobllgatt ad erigere una souoLI\ctove ,,1 sleno almeno 40 scolMl, di una data Btlrpe lndlj,r('nR, che, per glungHo o! 11roulmo loro e<1iH1.lo t1col8stlco, dtbbano 1,ercorrere più di qunttro chilometri di atrMIR, Non aareObe &t11t11 con&tiltatn (111esladistanza {tallo attuali scuole slovene aulourb1me A un 11111110 (J1t11lslast<ltlla c!Ui\ e le autorità Sllltali llmmlnlt1lr11Uve (m0!'.18eprobabilmente {lai desiderio di non toccare un vesi,lllO elio può rl11rodur~I anéhe 11ltron, sinora reepln11e-roI recla1nt dtgll slow•nl. FI c111ilsceelle iale lmmu– llll>lle criterio .... <'hllometrtco non l)UÒ,1\ lungo andflrt, per e1·idc11II r11glont d1 equità, ,·enlr mantenuto, qualora le 8lallsllel1e dlmo111r1no cho l'luftltlrsl di una stirpe le dà Il diritto IIuna 1irosstma scuola. 1,; In ciò sta una delle rnglonl di quelle t1ill sta11sttche ad 11s1rn1 dtlpM11I, 1111,r11tlca 1101avviene che gll 1110,•01111 far1110 le loro scuole elemen• trr.rl fl 111)0110 l)roprle (no hanno già UU(I rlloOOOMltl'.l di nlt11111I), fil di ruor•I <1e1Comune e òl ogni euo contro11u, Con 11uall conseguenze JJOr l'ldco!Ogla degll a1ue,·I ò fiiol\e lu111u1g1naro: In ogni mo(lo (e ciò ml J)remeva di r11evare) resta flssiito che Il 11nzlo1111ll&n10 11•1\llno,lnsci:ruen<lo uu'uto111n e Jltlr <li non concedere 01,gl ciò che, r111almente, <lovrà d11r domani, rinunzierebbe, a cuor legglero, 1111apiù plastloa affermazione della prev11\enza 1tallan11 a Triet1to: l'Unlvenltà. *
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