Critica Sociale - XIX - n. 14-15 - 16 lug.-1 ago. 1909
CRITICASOCIALE 211 Ond'è - per prender subito terra - che forse era un po' inane quella nostra domanda 7 quel nostl:o appello a.gli amici. Quale ricetta si può mai fantasticare. quale cabala ordire, per uscire llal presente rnarasma? Questo solo è da farsi - sembra ci risponda il loro silenzio - : condurci come se il marasma non fosse: proseguire, osti– ,11atamente, per la via gi;\ battuta. La quale. se oggi è aspra e sabbiosa. ci si offrid~ molle e felice di ombre, forse, domani: a patto di non indugiarci e di proseguire. Certo, dovremo anche renderci conto: di noi stessi 1 delle deficienze della nostra azione. di una sintesi migliore che do-·nemo proporci; degli adat– ta.men ti necessari del programma, di fronte alle esigenze mutate. Il Convegno di Bologna - ol– trechè inten1aziouale - sarà anche nazionale e nostro: e conviene preparare gli animi e Je menti a portarvi idee m.aturate e concreti proponimenti. )ra ·vi andremo Se.llza vani sconforti e seuza utopie: fiduciosj anche nell'imprevisto, ond'è così feconda flUesta stagione politica: disposti alle vigili attese ... > * * Divagazi-0ni un po' strambe? O sfor;r,i rlisperati e codardi di trovare conforM inverosimili nella vacuità di quest 1 ora? :Mentre scriviamo. tutto il mondo civile è com– mosso da ben altri imprevisti. calati dal cielo sulla terra attonita. li monoplano di Blériot, trionfatore della Manica, cancella ,-irtualmente i "confini scellerati 11 dell'inno proleta1;io, disperde o sov– verte le minacce e I.e arti della guerra a dispetto rlei lliagnistei dei sodali:t..iper Ja pace, e annuncia forse prosi3ima la soluzione meccanica di tutti i problemi doganali. Si gremiranno di garette e di funi a campai1ello le profondità. dell'atmosfera? K allora, Luona notte, mio ottimo Bertesi, al dazio sul grano e agli altri cla.zi cognati! Qui è il mondo che muta giacitura. La vita: che, fin qui. si stese pianeggiante sulla terra e sui mari. ora si rizza a perpendicolo. Che sarà, o meglio. che saremo 1 fra un secolo, passato quel medesimo intervallo di tempo che, dalla prima caffettiera ferroviaria di Stephe,nson. condU!;!S0al treno lampo e, dalla pigra rana di Galvani. ai portenti del telefono e del radiogramma? Eppure queste u Mille e una notte ri più ,1ere e maggiori, che fanno di Bellamy un codino, non sono che del pretto marxismo. Non ò dunque l'evoluzione dello strumento meccanico 1 che SU· sci ta e regge le metamorfosi sociali? Altro che i nostri minuscoli imprevisti parla– mentari! LA OH..l'L'ICA 80CJALE. IL CONVEGNO ITALO-AUSTRO-UNGARICO DI BOLOGNA La Direzione del Partito socialista italia110,in una delle sue ultime sedute, ha deliberato di riunire a .Bologna, ai primi di ottobre, i rappresentanti dei partiti socialisti d'Italia, Austria e Ungheria, perchè discutano insieme attorno ai rapporti della monarchia austro-ungarica col Regno d'Italia. L'organo centrale del partito - P.,Lvanti! - ha buttato lì tra gli atti ufficiali quella deliberazione, come si trattasse di 1111 avviso ai soci morosi, senza aggiungere una parola di delucidazione. Sull'argomento, invece, ha cominciato a parlare il signor Giulio De Frenzi dalle colonne del Nesto del Carlino. E ha proposto subito - tanto per aprire la discussione - che il popolo patriotta di Bologna ac– colga ospitalmente i rappresentanti del partito HO– cialista dei paesi d'Austriu, fischiando nei loro orec• chi tutta l'indignazione di esso Giulio Dc Frenzi e cli tutta la nobile compagnia che in Jtalia ha dato un grande impulso in questi ultimi tempi agli affari del patriottismo . .Ma il più fischiato e il più esecrato di tutti deve essere il deputato Valentino Pittoni, socialista e italiano di Trieste, il quale è colpevole di non aver ottenuto PUniversità italiana 1 di essere socialista internazionale, di avere per conseguenza riconosciuto alla stirpe slava il diritto di vivere, e cli non aver promesso in maniera sacramentale e impegnativa che il proletariato austriaco farà scio– pero in caso di guerra fra le due nazioni. L'atto d'accusa non potrebbe essere più terribile. Ce n'è d'avanzo per meritare la forca. J1 sig. Giulio De Frenzi - buono e generoso come ogni eccellente cuore di patriotta - si accontenta dei fischi. J'D già un bel tratto di umanità che gli fa molto onoro. La proposta del signor De Frenzi, se non trovò molti amici, non trovò neanche molti avversarì. È caduta anch'essa - come l'iniziativa del Convegno - nel gran vuoto del silenzio e della noncuranza. I socialisti - quelli di Bologna specialmente erano più impegnati ad occuparsi della cosa - se li pren• dete uno per uno e a tu per tu, vi dichiarano, prima, di non intendersi di tali complicate questioni, poi, dopo aver sopportato con rassegnazione un vostro discorso, vi danno ma~ari ragione, e finiscono col girare la pratica ai superiori per ragioni di compe– tenza. "E, siccome i superiori non hauno tempo di occuparsi di simili bazzecole, così avviene che la Babele continua a regnare. I socialisti continuano ·a far all'amore coi nazio– nalisti; e tutto il loro nuovissimo amor di patria si riduce a far da cuscinetto ai vessilliferi della nuova corrente militarista, imperialista e guerrafondaia, che ci impoverisce coi frequenti salassi, e impedisce - almeno per qualche tempo - l'attuazione di quelle riforme - cento volte promesse, già studiate, pre– parate, applicabilissime, sacrosante - dalle quali potremmo davvero sperare di veder questa povera patria più forte economicamente ed intellettualmente, quindi più rispettata e temuta. Per cui ci avviamo a questo Convegno inter□azio nale di Bologna, con una pessima disposizione di animo, con una evidente 11npreparazione intellettuaJe e con alcuni grossi Ol'L'Ori di procedura. Anzitutto ci si dovrebbe chiedere: perchè solo un Convegno italo-austro-ungarico e non un,~più vasta accolta di socialisti d'ogni paese? Ammette dunque il partito sociall$ta - esso per primo, quando cioè tale dichiarazione non è stata fatta ancora dagli stessi partiti nazionalisti che tra i proletari socialisti della monarchia e quelli del Regno esistono, già allo stato aLtuale, delle ragioni di conflitto? Supponiamo che si tratti soltanto di malintesi e di equivoci da chia– rire; ma non è evidente che si doveva pl'Ocedere più diplomaticamente, chiamando alla riunione anche i rappresentanti di altre Nazioni che possono trovarsi in condizioni di contrasto? 1\Ia l'errore è fatto e al momento non è più rimediabile. Vediamo dunque che cosa il Convegno italo-austro-ungarico possa fare di concreto e su quali quesiti debba. chiamare i socialisti a pronunciarsi. Sarà. anche bene partire da una premessa che, di solito, dimentichiamo: Noi socialisti'------qui in Italia come in A.ustria 1 ma più qui che là - siamo una modestissima, quasi esigua, minoranza. Nel Parla– mento, come nel paese. Per cui i nostri atteggia– menti e le nostre dichiarazioni, se trascurano questo dato di fatto, rischiano di diventare spacconate prive di qualsiasi efficacia pratica. Tuttavia, anche come
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