Critica Sociale - XIX - n. 14-15 - 16 lug.-1 ago. 1909
CRl1'1CA SOCIALE perfìce geografica, e che sono il fulcro dell'agricol– tura meridion11le: esse, nel loro assieme, non producono ora più che non producessern prima. I quattro milioni di ettolitri di grano, che gli agrari vantano essersi accresciuti nella produzione italiana por virti1 del dazio doganale, costano la bagatella di un paio di centinaia di milioni, oltre la spesa per produrli, perchò il dazio fa accrescere il prezzo, non dei soli quattro milioni rli maggiore produzione, ma di tutto il grano prodotto anche nelle terre fertili e non _biso• gnevoli di protezione: ò come se, per dare un soldo ai poveri, se ne debba dare uno al Governo ed uno ai ricchi, facendo pagare i trn soldi ai poveri stessi. _ Lo estendersi del vigneto assorbiva una grande quantità di mano d'opera, oltrechè per l'annuale coltura, per la piantazione. L'arresto della espan– sio11e viticola doveva un giorno o l'altro arriv,1ro o cagionare un'improvvisa disoccupazione agricola. La distruzione fillosserica. fo' crescere la disoccupazione; mn. vedemmo che la ricostituzione ciel vigneto 11011 può essere che minore di quello distrutto. Alla crisi della \'igna si uniscono quelle degli agrumi e degli zolfi, anch'esso di grande portata. Per tali ca.use, la emigrazione si è d'improvviso accresciubt e fatta altissima in modo spettacoloso. Si è aggiunto, a consigliare la emigrazione, un più alto senso della vita, a cui le popolazioni sono as– surte: ciò che fa nascere il bisogno di elevarsi in pochi anni a vita pii1 degna e la speranza di poterlo soddisfare partendo per trovare più alti e sicmi sa– lari in A meri ca. Che il denaro mandato e portato dogli emigranti alle,•ii il male>ssere in Italia, è indubitato: anzichè prodotti del suolo, si esporta mano cPopcra per pa– gare con essa le importazio11i dall'estero. )la ciò che recisamente neghiamo è la potenza da tanti attri– buita al denaro amcricuuo per la trasformazione agricola dell'[talia meridionale. II contadino emi– grato) che ritorna con un gruzzoletto, vuole impie– garlo nella compra, magari ad alto prezzo, di un pezzo di terra: da ciò la speranza, nutrita da tanti, che il latifondo alfioo sarà spezzato e colonizzato col denaro americano. Ora, il terrono a questo modo comprato è sempre quello di un piccolo possidente, che è costretto dai debiti a vendere, o che si dispone ad emigrare in sostituzione di quello che torna; non può essere un frammento di latifondo che, ,wcndo resistito a tutto le ri\'Oluzioni e allo sgretolante cli ritto ereditario, finalmente si spez;,;i per così poco. Senza dire che il fo11dicello, comprato coi denari di America, sarà. riYenduto dai tigli del reduce, i quali saran110 alla loro volta costretti a rifare la Yia del padre. Qualche latifondista siciliano, che Ila "le terre in \'icinanza cli una contrada. frazionata tra piccoli e mcdl possidenti, éta facendo, mentre scl'iviamo (I 90U), il progetto di un frazionamento, u gTosse quote dlt cedere con compenso, parte in co11tanto e parto ad enfiteusi. A piescindero dall'osservazione che, per i hltifondi a distanza rilevante dai l'entri abitati e dalle campagne a coltura intensiva, i proprietari nemmeno sognerebbero cli fare tali progetti, per tutta la serie di ragioni che abbiamo rilevato in questo lungo studio, esaminiamo quel progetto in se stesi;o. Dat.a la estrema vnricb't di suolo negli accidentati latifondi, le quote piìt fcrlili o meglio situate tro– veranno gli acquirenti, le altre no. Ammesso che tutte le quote sieno acquistate, il seminerio e il pa– scolo, che noi paesi meridionali richiedono vaste estensioni con pochi fabbricati rurali 1 diventeranno più costosi per il ripetersi d'inutili fabbriche, muri, stradelle, e per la impossibilit& di trovare in ogni quota l'acqua potabile. Non si vo1Tlt.sperare clic la proposta quotizzazione serva a diffondere ancora la --------- vigna, se il vino non uhbriachi la gente prima cli essere prodotto. Non ai può pensare rdle colture ir– rigue, perchò manca l'acqua; non allo silvane, che non potrebhero essere ricostituite dalle stesse forze individualiste che le hanno distrntte. Ci sarebho l'albereto fruttifero, proprio dei terreni ascintti; ma esso, per estendersi cli più, richiede quella maggiore potenza di consumo e quella orga11izzazione illllu– striale o commerciale, che sono impedite dallo stesso disordine produtti\'o, accresciuto in seguito al pro– pesto spezzamento fondiario e sotto la ineluttabile necessitò. meridionale delle colture specializzato. La produzione latifondista ò barbara, è affamatrice, mil è un organismo, è 1111 ordine; noi 11011 dovremo so– stituirlrt con il disordino, cli cui è stato il tristo esempio il vigneto, ma con un altro ordine: quello della produzione cooperativa, gestita dalle As::iocin– zioni di lavoratori. Xon si dimentichi che le co11- trade1 om frazionate por la piccola possidenza colti– vatrice, furono, fino a qualche secolo addietro, anche esse. deserti latifondi: il loro possihilo spezzamento, sotto l'a·1.ionc dello sviluppo sociale e del diritto ere– ditario reso uguale u. tutti, per essersi arrestato nei latifondi che ancora infestano, vuol dire che questi ultimi - e sono la. 111ag~ioranza della supcdicic geografica. meridionale - non tollerano le arbitrnrio quotizzazioni. Dopo alcuni anni) por inevitabile fal– limento1 lo quoto si vanno abbandooando, per rico– stituire il latifondo, non quello roso pii1 fertile dallo Associazioni di la\"oratori che lo nrnntengano unito, ma l'infausto feudo che imbarbarisce la vita di tutto un popolo. J'n Sicilia il latifondo era stato oggetto di altrn fortunate, per quanto harhare o inefficaci, con~iun– ture, che SCl'\'irdoveano a migliorarne l<'condizioni, e che invece lo lascial'ono più sel\·,1ggio di prima. J,a storia ci ricorda l'impiego dei 1111morosi\'inti della battaglia d'lmcra, cinque secoli prima dell'ern volgare, per piantare \'igne cd oliveti. Poi i Romani portarono a hworare le terre siciliane un paio di centinaia di migliaia di Rchiavi, catturati in tutte I<' provincie del vasto Impero. [ .Sarnceui posero fat– torie agricolo nelle terre tro,·atl' deserte. La. feudi\· lità diede sistemazione giuridica al diritto fondiario, dopo il disordine arrecato dalle iuvasioni. L"aholi– zione della feudalità, prima, e delle corporazioni re ligiose, poi, sottopose al diritto (.'Omune le terre feu– dali e dei conventi. )IU, dopo tutto ciò, il latifondo è qua l era, o qu ale minaccia. durare, non temo11dodi essere spezzn.to da pochi haiocclli venuti d'America. L'a umento d ei salari, prodotto dall'emigrazione, neanche l'isolve il problema. della classe agricola. meridionalo. Himanendo lu produzione (1uella che ò stata, i pochi giorni di alto ~alario, all'epoca spe• cialme11todella mietitura, non possono compensare i molti giorni di disoccupazione, che la coltura semi– nativa impone. Inoltro il salario, accresciuto eia una parto, ò ridotto dall'altra dal crescente costo della vita. [nvcce, l'elevamento sicuro elci lavoratori dei campi è riposto nell'organizzazione cooperativa della produzione o dei consumi, con cui accrescere la pro duttivitìt del Ruolo, impiegando tutto lo forzo di la– voro ora disoccupate e tutte le energie gratuito di natura) o coordinando la piì.1 sicura ed abbondante produzione agricola con il più sicuro ed abhondunto soddisfacimento di ogni bisogno primo di essi la,·o– ratori. Allo elevamento dei contadini è con11essa ht soluziono del problema meridionnle. Como a ciò si arri\'i) Sfl!"àargomento della terza parte di questo studio. Ora preme notare che l'organizzazione dei conbt– dini in Leghe cli mi~\ioramento e in Cooperativo agricole sor~e contcrnporaneamenle 111 rnpid.o e largo accrescersi de!l'emigraziono. Sono due forme diverse di un unico moto contro il millonnario ordinamento
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