Critica Sociale - XIX - n. 14-15 - 16 lug.-1 ago. 1909

CRITICA SOCJALE può consumare ali' interno ed esportare all'estero indefinitamento . .Il suo prezzo è assai più rimune– ratore delPuva da mosto, per lo meno del doppio. Inoltre le viti da pergoln 1 per esperienza provata, in grazia del loro sistema radicale pill sviluppato e a piìt strati come conseguenza della pili lunga pota– tura, resistono meglio agli attacchi della fillossera. Pure, malgrado btli rilevanti vantaggi, il viticultorn preferisce prodmre mosto sorverchiante, anzichè uva da tavola sempre richiesta, perchè col primo spe– cula sulla facile e rapida fortuna vendendo subito ad altro speculatore, invece per la seconda occorre un'organizzazione industriale e commerciale, a cui non è idoneo il viticultore, e che manca general– mente per tutta la frutta meridionale. La ricostituzione del vigneto in Sicilia con ceppi americani, in seguito alla distruzione prodotta dalla fillossera, anzichè correggere, va aggiungendo fat– tori nuovi di disordine produttivo. Per crescente smania di subiti guadagni con rapidi ed abbondanti prodotti.. .. comunque prodotti, non più rispettato il precetto virgiliano che apricos Baccus amat colles, il \'igneto ha invaso le migliori tmre vallive più pro– prie per le colture erbacee, e sono restate alla se• mina meno produttiva e al magro pascolo lo colline, che darebbero assai di più con la vite od altre col– ture arboree. Il tornaconto individuale guarda alla differenza di prodotto tra un migliaio di viti nella . pingue valle e uu migliaio nella pietrosa collina; ma la somma di tali guadagni è d\1ssai inferiore alla ·perdita sociale di non utilizzare le terre inse– minabili con la vigna, che attecchisce bene, quan– tunque dia minore ma ottimo prodotto, in esse; e alfa perdita di sottrarre ai grani, ai legumi, ai fo. raggi le te1·re a questi prodotti pili idonee. Si ag• giung-a che le viti americane sono per loro natura piì.1 produttive e attecchiscono meglio nelle tene scioltG del piano. I~' avvenuto da ciò che, ricosti– tuendo solo una parto del ,,ecchio ,,igneto distrutto, la. crisi di abbonda1w.,a è ritornata di botto a qualche anno di distanza dalla penuria cli vino. Intanto la produzione frumentaria e pastorizia seguita a man– tenersi inferiore ai bisogni delle vopolazioni. Mira-. coli della famosa molla individuale! · Se, nella produzione agl'icola resa organicamente unitaria per mezzo delle grandi Associazioni coope– rative di lavoratori, la vigna fosse solamente messa. in tutli i tratti di terreno non idonei ad altre col– ture, ma che essa preferisce per la sua natura sar– mentosa, avremmo migliore qualità di vino con la minore prod~Uività delle viti; ma, essendo le terre piìi aride e buone per vigna assai diffuse, la quan– tità complessiva di vino sarebbe sempre piì.1 che bastevole e. caso mai, il soverchio non apporterebbe disastro, perchè non avrebbe sottratto la terra, il capitale e il lavoro necessari alle altre colture. Le grandi Associazioni di lavoratori. che gesti– scano tutta la produzione agricola nella terra col– lettiva, possono risolvere l'annoso problema <iclle cantine sociali. Senza il Yigneto sociale lavorato in cooperazione, la cantina sociale non sorge o non si afferma, perchè) lasciando ogni viticultore libero padrone del suo vigneto, ognuno crede di non avel'C bene apprezzata la prnpria uva, che deve portare nella cantina socia!~. Tnvero è impossibile Yalutare, con i criteri di giustizia che si richiedono in Coo– perativa, un prodotto così complesso e variabile 0ome il mosto. La valutazione delle derrate nel mercato di concorrenza avviene sempre in forma coatta del– l'uno sull'altro dei contraenti. La eccessività por se stessa della produzione vini• cola, e la crescente percentuale di vini scadenti per effetto della maggiore produttività della vigna nelle terre da frumento e dei vitigni americani, fanno ognora richiedere ad alte grida al Governo la pos- . sibilità di sbarazzare, con la distillazione a tassa ridotta, l'eccesso invendibile dei vini. Poichè la ten• denza ad eccedere la produzione dei vini trova un incentivo nel provvedimento anche temporaneo di facilitare con minore tassa la distillazione, si arriva a domandare la libertà cli distillare i vini Renza tas– sazione alcuna. Or· ciò porterebhe a trasformare la crisi del vino nella crisi dell'alcool, perchè anclte questa merce ha· il suo punto di saturazione nel mel'Cato; e porterebbe a sostituire l'alcool di vino agli altri alcool, assai meno costosi, per gli usi della illuminazione e del riscaldamento. Roba da matti! Si vorrebbe infine sfogare l'eccesso di produzione provocando un maggior consumo con l'abolizione del dazio interno . .!\fa l'eccesso con ciò tornerebbe ad avanzarsi; e la conseguente diminu'lione 1 al ,massimo, di un soldo al litro non farebbe accrescere il con– sumo, quando il prezzo all'osteria è quadrnplo di quello alla cantina e le.oscillazioni del mercato supe• rano quel soldo. Se la distillazione indefinita clel– l'indefìnito eccesso di vini è pazzesca, la richiesta abolir.ione. del dazio-consumo sul vino è delittuosa, quando si tassa enormemente ogni genere di prima necessità, salvo non si vogliano abolire tutti i dazt e sopprimere i servizì pubblici. E' curioso, poi, che si clùmandino aiuti pubblici, cioè cli carattere sociale, dalla gente che ha creduto di far di sua testa, senza Clll'Rrsi se la vigna, che si pianta, disordina l'organismo agricolo e se il pro– dotto accresciuto risponde ad un accresciuto bisogno. [I socialismo, come misura igienica preventiva, si rnspinge con tutte le forze; ma, a disastro com– piuto, in conseguenza del disordine individualista, guai al Ooverno che non soccorra subito 1 con il socia– lismo di Stato dei pubblici provvedimenti, in sosti– tuzione do!Pimpotcnza privata! Noi, per porre un termine alle disastrose conse• guenzc del disordine enologico mercè forme piÌ.l socializzate di produzione, e distruggere gli errori che fa.uno domandare rimedì fantastici, crediamo sia prima necessario rispettare il proverbio, con senso mutato, che in vi.no verita:,. Emigrazione ed org~ulizzaziouo. Lu, emorragia demografica della emigrazione è nu fenomeno di tutti i tempi, e, più che sociale, è umano, è biologico. Xon sappiamo quel che avverrà quando la terra sarà tutta densamente popolata. Noi però crediamo che il piil diffuso e sicuro benessere farà arrestare l'aumento della popolazione, altrimenti, fra un paio di migliaia di anni, non ci sarebbe più spazio per stare tutti seduti: già nei l;ia1-,~, per accogliere in poco spazio il maggio1 1 numero di avventori, si mangia in piedi; e, forse frn non n19lto, negli alberghi, per pagar poco, si dormirà ... in piedi come i cavalli. La corrente emigratoria italiana, di venuta rapida– mente spopolatrice di paesi interi del Mezzogiorno, si mantenne sempre viva anche nel tempo della pro• sperità agricola degli agrumi, dei sommacchi, della vigna. ~ssa incominciò dopo il cessare delle grandi epidemie e col miglioramento igienico, restando im– mutata la fecondità delle popolazioni, per cui ora si ha una grande differenza tra le nascite o le morti. Le campagne a latifondi, dato l'interesse dei feuda– tart al mantenimento delle forme barbare di produ– zione e di rapporti sociali, non assorhono alcuna parte dello accrescersi delle popolazioni. L'aumento era stato assorbito dallo sviluppo della vita cittadina 1 con nuove manifatture, più estesi com– merci, accresciuti servizi' pubblici, ingrandimenti edi– lizi. La forza alimentatrice di tali progressi scaturì dallo estendersi degli agrumeti e della vigna. Nulla è venuto dalla semina e dalla pastorizia, che occu– pano, nella sola Sicili(l, i quattro quinti della su-

RkJQdWJsaXNoZXIy