Critica Sociale - Anno XIX - n. 13 - 1 luglio 1909
206 CRITICA SOCIALE tate di cui si vorrebbe arric<:hire ora la campagna. . Questo tipo di colonizzazione 11011 è esistito mai 1 nltrimenti se ne vedrebhero le vestigia. n fallimento della quotizzazione delle terre pubbliche meridionali ò antico, fì.11 da quando i vctcrnni vcnde,•ano l'agei· conquistato e appena diviso, per nuovamente for– marn le immense e deserte tenute di pochi ricchi. Le villo famose erano e sono in luoghi saluhri; o i-enivano, mercè l'opera degli schill.vi, allo svago lussuoso, perchè : Homani ritiravano il vettovaglia– mento dalle provincie conquistate. Trasportata la capitale dell'Impero a Costantino– poli e caduto l'Impero d'Occidente, Homa perdette le provviste, la sua popoli1zionc si ridusse grnndc– mcntc di botto, e le ville signorili vennero abban– donato. Alhi campagna circostante si ridomandarono i mezzi di vita, introducendo il colonato; ma. essa tornò f\ darne in misura ben sca1·sa; e la popolazione imrneusa delh~ l{oma imperiale ridiscese a qualche diecina di migliaia, quanta ne contava alPepoca dei re e nei primi tem1>i della l<epubl}lica. Non che ht terra fosse incapace a dare frutti più abbondanti; ma l'interesse privato del possesso fondiario, nelle date condizioni cli suolo e cli clima e per riguardo alle ebigenze immutate e preminenti della pastorizia vag-antc, fa poYera P;.1gricolturn e misero lo stato dei hworatori, se quella povertà e que!la miseria tornano di Yantaggio al possessore della terra. Nel medioevo al latifondismo antico successe quello feu• clale; e questo dura in piena civiltà moderna, e durerà fìnchè all'interesso privato non sia succeduto quello colletth'o. Lo sviluppo di Roma odierna è, in parte, dovuto a circostanze nuove, indipendenti dalle condizioni della campagna, e in gran parte al vantaggio cre– scente della steppa erbosa, in rapporto alla vie 1>il1 intensiva coltura sui colli e monti vicini. fcssore Oh1no Vc1lent1 La dnnostrnz1one, per \'ia di cscmp10, della po:-,s1b1ll1iltccmca. d1 più produttive colture, in sostituzione degli attuali pascoli, non muhL l'interesse padronnle 111 prodotto scarso, IIHL tutto uetto e gratuito. I.o invettive e le minaccio cli espropriazione ai proprietari Assenteisti non i111- pru1rano fllcuno, perch,) il proprietario che si sosti– tuisse allo espropriato si farebbe guidare dallo stesso interesse imperioso di speculazione oziosa sulla ren– dita fondiaria. I fittaiuoli, che acquistano lfl pro– prietà della terra che tenevano in Affitto, seguitano a coltivare nelPidentico modo, ciancio preferibilmente la terra a pascolare. 11 prodotto lordo del 1mscolo è scarso - il latifondista, e il mercante di cam– pagna che lo sostituisce, lo sanno per i primi senza. bisogno di profeRsori e tecnici - ma le spese di produzione sono pressochè nulle; e quindi la diffe– renza tra prodotto e spese è massima; e su di esSt\ preleva il massimo di rendita il feudatario. Invece, nello colture intensive sul suolo iudustrjalmente pre– parato, la differenza, che costituisce lti rendita fon– clial"ia, tra prodotto lordo o spese, può essere anche zero e al disotto di zero, se nelle spese !-!i C0111[>U– tnno gli interessi dei capitali impiegati, i rischi e il premio d'intrapresa. I~ allora si potrehbe dire che tutto il suolo agri– colo devesi abbandonare al pascolo. No: il prezzo cli affitto dei pascoli invernali della Campagna Homann è così alto, da sconsigliare ogni col!ura, perchè in vicinanza vi sono lo campagne coltivate, e sui monti lo terre non altrimenti utilizzabili che per i pascoli estivi . .15saminiamo hrevemente questi rapporti. Il latifondo da pascolo e da semina dei paesi me– ridionali richiede che, ad una certa distanza, sieno delle zone di piccola possidenza, dove, in sufficiente numero, i contadini possimo trovare il punto di aµ– poggio per durarla. nello sfruttamento feudale, senza soccombere del tutto o del tutto abbandonare la terra. D'altra parte, la piccola e media possidenza meridionale. con le colture specializzate a vigneto, uliveto, agrumeto, somnrnccheto, non può da sola reggersi senza che, a piit o meno breve distanza, sia il terreno da pascolo. da. semina, da legno. In tanta Non neghiamo che le vicende storiche e commer– ciali 11011 abt,iano strappato al latifondo dei lembi por In coltura intensiva e frazionata, e non abbiano per convel'sO trasformato in pascolo alcuni antichi colti. La pressione di un grn.ncle centro di popola- 1 zione, arricchita con la conquista di un immenso Ìlllf)ero, avrà potuto l'idur1·0 a coltura alcuni tratti della vicina campagna deserta e malarica. La vigna o~gi tende a sconfinare dalla collina asciutta nella umida valle . .Nel medio evo, sotto le irruzioni bitr– bariche, le campagne coltivate e le ville signorili 11oterono tornare deserte. !ila neghiamo che l'orga.– nii.mo hltifondista romano o siciliano, nella sua strut– tur a f ondamentale di deserto malarico e po,·eramente produttivo, abbia mai mutato o possa mutare, finchè sulle sorti agricole presiede Pi11tercsse privato, e quello collettivo non sorge a sostituirlo. parte, invece, dell'l"talia settentl'iouale, nella li'rancia. e in altri simili paesi, manca il latifondo tutto pet· pascolo e per semina, perchè il podere, la ferme, le chllleau, raccolgono un comples110 organico di colture nel lo stesso fondo. I Nel tornnconto della grande tenuta a pastura ed a prati della Campagna Homana, oltrechè la vici– nanza d'importanti zone di piccola possidenza, spe– cialmente vitata, si aggiunga la particolare esigenza della pastorizia sabina ed ahruzzese per i pascoli iemali nella vallo <lei 'J'evere. Sull)Appennino· cen– trale gli antichi pascoli si sono in gran parto tras– formati in fondi coltiva.ti; i pascoli restanti sono in terreni non suscettivi di coltura e alle altezze che copronsi di neve all'inverno, ma diurno un po' d'erba in estate. Pill adunque rcstringonsi i pascoli del- 1'.Appcnnino e piÌI guadagnano cli prezzo quelli ric– camente erbosi della Campagna Romana, non tro· vRnclosi gli uguali nel versante adriatico. L'alto prezzo pagato pei gli erbaggi romani mette in ,,n_. loro i torroni montani, non altrimenti utilizzabili che per magri pascoli esth•i. Questa colleganza fu bene illustrata nello scritto del prof. Valenti. La preponderanza, che ha preso l'alle,•amento degli ovini su quello anticamente pili esteso dei bovini, deriva dallo .stesso estendersi della piccola possideuL:a, che deve integrare lo scarso e incerto reddito delle col– ture con l'allevamento di pochi animali di facile acquisto e di rilevante guadagno, affidati ai pastori di masserie cli migliaia di pecore. Ciò conferma il nes~o organico tra piccola possidenza e latifondo pastorizio pel' riguardo ullll Cnmpagna Homana. Dall'opuscolo di Domenico Leone, su l'Agro e la Comarcu di Roma, rileviamo cho l'ostensione del– l'Agro e della Coma rea ammonta n circa ettari 4 ~5 mila. I terreni colth•ati nel orti, giardiar, vigna e con alberi diversi, e quindi non bisognevoli di bo– nificamento agrario, sono circa ettari 39.916; quelli h<H,chivi,circa ettari 91.:-liOj ).{lì all'atto sterili e quelli puhhlici, occlq>ati da fiumi, can11li, strade, ecc., circa dlnri :iZ>.71-l. Hesta il terreno nudo in ettari 278 mila, che, essendo più delltL motìt dell'intero terri– torio, dà il carattere di stoppa al territorio stesso, cd ò fattore d'inferiorità agricola ccl -oggetto cli gravo prohlerna) che preoccupa le menti dolio scien– ziu,to e del politico. J. 11 tornaconto ad abhandonaro ia terra alle pecore, dal punto cli vista clell'interf'sse privato e in contrasto con quello sociale, è stato illustrato da valorosi scrittori, che hanno preso a studiare il pro– hlema della. C,11npagna Romana. Basta ricordare gli ijt•rilti 111proposito dol Wt!rnur ~ombart e del pro-
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