Critica Sociale - Anno XIX - n. 11 - 1 giugno 1909
174 CRl'l'ICA SOCIALE consci, non escluso il seutimento religioso: e come sia fallito il tentativo di "\Villiam James (1) di spie– gare tale isteresi per mezzo di quel\ 1 !0 transmargi– nale che egli escogita, ma. che è a!Puopo positiva– mente inammissibile. Infatti non regge, secondo l'Ar digò, nè la differenza voluta dal James tra scienza della natura esteriore e scienza della individualità personale {che quella riveli solo singoli elementi e questa la realtà nel senso più completo della parola), nò ha valore la pragmatistica argomentazione dello stesso in favore della religione {la quale 11011 è che una formazione naturale spiegabile analogamente a tutti gli altri fatti naturali), nè la sua supposizione di una causazione per parte di una immaterialità, come è, allo stesso dire del James il suo immagi– nato lo transmargi1Hdr. Segue una riassunti va esposizione del fornH1rsi naturale del sentimento religioso nell'uomo primi– tivo del suo progressiYO rinforzàrsi e diffondersi per suggestione da uomo a uomo e dei cinque tipi princi– pali di modi di reagire individuali contro la sugge– stione religiosa della società (quello dell'anarchico depravato, del pessimista, dell'apatico e indifferente, dell'avveduto di animo ctehole, dell'avveduto di animo forte); e si chiude questa quarta parte dello scritto sull'inconscio col mostrare per quali due equi– voci taluni pensino ad una religiosità del positivista: l'equiYoco cioè di scambiare l'-ig11oto coll'inconoscibile: e il sentimento della curiosità e dell'ammi-1'azione con quello della religiositfl, la quale è invece sol– tanto quella tremebonda venerazione di ciò che si creda esistere al di là della natura, venerazione che consiglia a implorare i mistici riflussi di tal creduto essere con atti espiatori, propiziatori e colla pre– ghiera. Neanche la religione di Schleiermacher si confà al positivista, per il quale la Natura non è dio, ma è solo e null'altro che la Natura indeprecabile: nè pietosa, nè male,•ola; in mezzo alla quale quindi il pos.itivista vive trovando il suo maggior conforto unicamente nell'uso delle sue più nobili facoltà e delle sue forze; indulgente verso quelli che riman– gono nelle loro credenze religiose e verso le loro pra– tiche, fidente nell 1 efficacia disilludente dalla coltura. E così si arriva alla quinta parte con cui finisce questo scritto sull'Inconscio. In questa parte divisa in quattro considerazioni, si integra in più modi il concetto positivo dell'inconscio semplicemente indi– cato primn. come l'isteresi della stimolaz.ione orga– nicamente rimanente in quanto si manifesta nel risentirsene con coscienza distinta. Così nella con..-.:i– clerazione prima si presentano sette fatti come tipi di sette ordini di proye nel persist.ere, sia quale alterazione funzionale dell'organo, sia quale funzione psichica, di quelle isteresi il cui assommarsi durante la vita viene a costituire quella formazione naturale, durevole come la vita, che sì chiama la psiche di un uomo. Si spiega quindi come in ogni uomo le isteresi patite siano diverse per qualità e numero da quelle di tutti gli altri e come differisca in ognuno la rispondenza fra un atto psichico sin– golo attuale e il complesso degli altri già posseduti, a\'endosi così in ogni uomo il sentimento della pro– pria personalità. Nella considerazioneseconcf,a si spiega come l'in– conscio della psiche umana sia composto di elementi fra loro organizzati, di versificanti fra loro e per grado di incoscienza e per diversità di provenienza formativa e per importanza di principaliti\ logica: come questi composti psichici persistano conservan– dosi quali si sono formati e tutti collegati fra di ~oro in un organismo; come ciò che il Kant chiama intuizioni e categorie non siano che la intelaiatura ( 1) Nel suo libro " Vartt fon11e dtl/(1 coscitm:a 1·ttl{llosa ~· inconscia nella quale necessariamente si impuntano e si ricamano i pensieri consci inscindibili dall'in– conscio sempre presente e sempre attivo; come la teoria positiva dell'inconscio appresti la ragione psi– cologica dell'apriorismo· delle scienze esatte e, in modo particolare, della logica, sia come dato intui– tivo, sia come legge del procedimento del laYoro razionale, dando ragione dei due metodi deduttiYO ed induttiYO. Nella considerazione terza si giustifica con una. serie di osservazioni questo concetto: che non si dà atto psichico senza un corrispondente atto somatico, per quanto fuggevole e indistinguibile 1 nè atto so– matico senza un corrispondente atto psichico, sia pure questo quanto si voglia inavvertito, inavverti– bile, inconscio; cosicchè il tutto della fisiologia forma col tutto della psicologia un tutto solo a due f.1ccie, che è nello stesso tempo quello e questo: quell'uno solo fisio-psicologico che si dice la vita dell'animale e che è un prodotto dell'ambiente cosmico, il quale produce nell'animale tanto le sensazioni il cui orga– nizzarsi dà. essere alla psiche, come le azioni somn• tiche il cui organizzarsi dà il tutto del lavorio fisio– logico. Nella considerazione quarta si mostra come traspa– risca il funzionamento segreto dell'inconscio da o~nuno dei vari generi di manifestazione del lavorio cogita.ti vo: dalla sensazione, dalla ricordanza, dalla riproduzione disordinata, dalla storica, dalla imma– ginativa, dalla ricostruttiva, dalla previdente, dalla inventiva, dalla pratica, dalla dimostrativa. * * * Il seguento scritto, dal titolo: "A. Comte, Il. S1Jence1· e un Positivista italiano,,, è una risposta a. quanto A. ·w. Eenn, in un numero della ,lfiud del 1908 fa. cencio la 1·ecensione d'un libro sulla dottrina ardi· ghiana scritto dal prof . .Marchesini ebbe a dire del Positivismo italiano: che cioè esso non pare abbia aggiunto nulla di essenziale a quanto il PO$itivlsmo ste.3so ha importato dalla Francia e dall'Inghilterra, dappoichè i tre principi: 1° che la certezza è sol– tanto data dall'esperienza dei fatti; 2° che le sensa– zioni sono relative e costituiscono l'elemento essen– ziale del pensiero, e 3° che la realtà è monistica, sono esattamente gli ste~s\ dello Spencer. l{isponde l'Ardigò che questi tre princil>Ì non fu il Positivismo ad insegnarli per il primo; che essi furono prima professati da Protagora, dagli Stoici, dal Pampo11azzi 1 d,d Campanella, da Leonardo 1 dal Galileo, dal LoC'ke, dalh> Hume, dai sensisti, dai 1·a– zionalisti, dai naturalisti del XVH[ e del principio del XlX secolo, e che, se egli, l'Ardigò, ha in comune col Comte e collo Spence1· questi principi, diverge da. loro su ben importanti altri aL·gomenti. Così, mentre il Comte alla psicologia intesa come osser– vazione diretta. della coscienza voleva si rinunziasse, tutta l'opera dell'Ardigò è fondata invece massima– mente sull'osservazione interna colla quale ha tro· vato le ragioni gnoseologiche (non cercate dal Com te) che sono necessarie, per giustificare il valore del fatto e quello della legge. Così, mentre nella so– ciologia del Comte non v'ha una filosofia del diritto, la Sociologia è presentata dall'Ardigò come una filosofia dl31Diritto. Per quanto riguanla i suoi rapporti di dipendenza dalla dottrina dello Spencer l'Ardigò cita un paio di centinaio di pagine delle sue opere in cui egli com• batte l'autore inglese, dal quale differisce su fonda• mentali questioni: non solo su quella dello Lncono– scibile, ma anche sul concetto della relatività della sensazione, che per l' Ardigò ò tale a posteriori, mentre per lo Spencer ò tale a priori, che per l'Ar· digò ò, per sè presa, 11assoluto, anzi l'unico assoluto possibile: un assoluto che e-sendo situato nella sfera
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