Critica Sociale - Anno XIX - n. 10 - 16 maggio 1909
118 CRITICA SOCIALE ove o,1rni altro problema fa. capo. Sia la nostra partecipazione, in questo campo, la caratteristica della nuova fase che sta per aprirsi. * * • Conclusioui? Hanno couclusioui le cattsc1·ies! Ebbene, son queste: opporsi A.Ila tisi che s'insinua nel bilancio italiano: non aver paura di una nuova emi~sione per un programma di lavori, special– mente 11el:Mezzogiorno; mettersi al sicuro contro le sorprese ferroviarie, e stu<liare una riforma tributaria. che, mercè specialmente l'importo sup– plementAre sul reddito, compensi gli sgravi sul _llrauo e frouteggi le nuove spese necessarie per l'islruzione e per l'inizio <lelPobbligatorietà nelle pensioni. 0HA.NTIWLJ-:A. LA BASE DELLA QUESTIONE MILITARE Nel suo scritto sui " Militaristi senza saperlo " l'o– norevole Direttore cli questa Rivista ha delineato in gran parte il circolo vizioso nel quale si aggirano le discussioni dei nostri problemi di politica militare e ha rilevato come siano diversi i critèri (quando ci sono) che reggono e guidano le discussioni. Per amore cli giustizia va aggiunto che questa di– versità di criteri non è da lamentare nel solo campo socialista, ma in tutti i campi politici, in ognuno dei quali non si trovano 1 forse, cinquanta persone che siano perfettamente dello stesso parel'e. La Commissione d'inchiesta, che avrebbe dovuto, con uno :sturtio diligente e profondo, darci una solida ba."e per le nostre discussioni, ha, in questo, interamente fallita al suo scopo, non avendo nemmeno sfiorato Par– gomento. Eppure, giammai come ora .si è presentata la necessiti\, anzi rurgenza di affrontarlo; giammai come ora, mentre al Governo era imposto, per volontà concol'{.le d 1ogni parte politica, it dovere di provvoclere nd una definitiva e buona preparai;ione militare. Per gli elementi che abbiamo ora, non è neanche po~sibile una discussione proficua ed esauriente: ci manca del tutto la base i e per ciò noi rischiamo (noi italiani, tutti qnnnti) di seguitare per un pezzo a bran– colare nel buio 1 col rischio di trovarci a brntte sor– prese in un tempo non lontano. ]~, insomma 1 il regno ed il trionfo dell'equivoco. Per esempio, non solo nel pnrLito socialista 1 ma nuche in molte teste caudate di nostri conservatori, ebbe molto simpatica eco, e fu accolta come un principio indis·cutibile e dogmatico, la frase delPon. Bissolati, nel discorso del :llì giugno sconio alla Camern, e~pri– mente il concetto che si dovessero lrmTe dalla situa– zione fì,nanzia1·ia •ed economica det 7>aesele linee d11t– l'o1·diJtamenlo mililal'e. È sembrato che finalmente si fosse trovata la for– mula della nostra organizzazione militare, e nessuno è andato a pensare che, quando si voglia dal concetto astratto passare ad una qualunque applicazione pra– tica, con quella formula si arriva ad un risultato per– fettamente nullo 1 perché indetenninatissimo. Come si fa n stabilire quanta parte della ricchezza nazionale debba devolversi nelle spese militari, se non si considerano altri elementi che, avidentemeute, sono estranei al criterio puramente economico e finan• ziario? A pre--cindere dagli altri 1 c'è l'elemento del Oisogno - mi si pas-"i Pespressione - che certo esce di molto dal criterio economico o tìnanziario. Ond 1 è ohe il concetto dell'on. Bissolati a me sembra pericoloso cosi come fu espresso 1 o riferito, mentre nl contrario mi sembra giust.issimo se lo considero come concetto secondario, accoppiato a quello delln necessità.. della difesa nazionale. ... Ho scritto anch'io, sottolineandola, la frase incrimi– nata1 contro la quale ba spezzato una lancia anchu l'on. 'l'urati nello scritto che ho già. citato. E l'ho scritta perchè pensio che, se vogliamo u.<ioiredal caos nel quale ci siamo da.così lungo tempo smarriti, dobbiamo cercare innanzi tutto di renderci conto di ciò che ci occorre in fatto di forze militari i e, poichè in Italia siamo tutti concordi nello scartare le pretese di avventure e di conquiste, per tenerci nei limiti di un prudente spirito difensivo, dobbiamo renderci conto di ciò che è nece~– sario alla nostrn, difesa. Certo che, por chiarirci le idee, non bisogna af– fidarci a. quella che l'oo. '!'urati chiama giustamente 11 astrologia diplomatica ni non bisogna pretendere di antivedere le alleanze, i trattati o i fatti che l'avvenire e la sapienza dei nostri governanti ci preparano. Io credo che una carta geografica e un poco di ginnastica del cervello dovrebbero darci la soluzione che cer• chiamo. I paesi, che non confinano con noi, per muoverci guerra debbono avere alleanza con paesi con noi con– th1anti, se vogliono venire per via di terra. Voler ra– gionare su questa ipotesi i<arebbe veramente fare del– Pastrologia diplomatica: per tali casi bisogna pigliare l'esercito come lo si ha e sapersi premunire con utili alleanze. L'ipotesi di una guerra esclusivamente navale ò as– surda: prima 1 perchè tal guerra. non è risolutivaj poi, perchè tutte le nazioni d'Europa hanno troppo inte– resse che non ...,j muti troppo radicalmente l'equilibrio nel Mediterraneo a profitto di una. sola o di un'altra nazione. D'altra. parle, coi lontani non sono frequenti le occa– sioni di disputa: noi dobbiamo piuttosto pensare ai nostri vicini, che per ora sono tre soli: la Francia, la Svizzera e PAustria-Ungheria; e, poichè la Svizzera, per forza di trattati, per convenienza propria e pe.r po– tenzialità militare, va mtissa, sotto questo punto di vista, in disparte, restano da considerare le possibilità e le probabilità cli guerra colla }"'rancia e coli' J\ ustria· Il problema co.:1ìsi semplifica. }~ evidente che le no– stre condizioni Ji economia e di finanza noii ci con– sentono sforzi da permetterci una forza militare terre– stre pari a quella della f'rancin, di fronte alla quale perciò noi dovremo contentarci di avere tale una forza da impedirle la facile conquista. Noi dobbiamo, in altri termini 1 avere tal forza, che In 1!-,rancia 1 ove fosse no– stra nemica, dovesse pensare i:;eriamente se le conver– rebbe spendere tanto di uomini e di denaro per una guerra cli risultato finale certamente a lei favorevole, ma non altrettanto certamente nè facile nè utile. Met– tere1 insomma, la Francia nella condizione di ottenere delle vittorie di Pirro. A questo scopo la forza già preventivata attualmente, se /òsse effettivamente otlenibile in guerra 1 ci basterebbe. Ma, con questa forza 1 noi siamo in condizione di infe– riorità aoche rispetto all'Austria, colla quale (per la nostra non antica storia, per la nostra indole e per i nostri interessi, nonchè per la non celata acredine dei suoi governanti verso di noi) le ragioni di conflitto sono più probabili.
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