Critica Sociale - Anno XIX - n. 8 - 16 aprile 1909
CRITICA SOCIALE 125 di acqua. Pare strano, ma è co,l: ve lo ripetono i tec– nici, ve lo ridicono gli uomini politici. Può un Municipio fare assegnamento su questi ele– menti artificiali? A 'forino, due anni sono, il :hlunicipio ha fatto una prova di parziale municipalizzazione del pane; l'esito non poteva essere più disastroso, e qual– che alto funzionario municipale mi ba affermato che il Municipio, vendendo al prezzo abituale, non perdeva meno di L. 5 al q. Si aggiunga: il Municipio o il grande industriale non può ricorrere alle artificiose aggiunte d'acqua. NepplHO può rimanere nei limiti legali dell'umidità. Ha bisogno assoluto di vendere; deve affrontare la minuta concor– renza dei piccoli forni noti; e la sola concorrenza è quella della qnalità. Ora, il pubblico non ha che un ele– mento di criterio: il prezzo. Non monta che Il pane ab• bia il 34 o il 36 °lo di acqua invece del 2S o del 30: ciò che Importa è che l'unico elemento afferrabile dal pro• fano - Il prezzo - eia basso. E quindi Il pul>blico non corregge questi artlftzf, rapportando al prezzo della u– nità alimentare: e ne deriva la impossibilità della con• correnza. E sull'argomento si potrebbe continuare: ciò che di– cesi dell'acqua deve dirsi dol peso. ilo ratto personal– mente una inchiesta nel 907 e mi ha condotto ad una constatazione, che non potrebbe essere creduta, se non ave9si la più completa a1:1senzad'interesse nell'esporla: la minuta vendita del pane non è mai sincera. V'ha una differenza: Il piccolo produttore può tenere per sè questo piccolo guadagno; il MUnicipio o il grande produttore non può e non deve tani assegnamento so• pra, e, ee nella rivendita esso si realizza, l'utile illecito è intascato dall'impleg-ato della rivendita. Si aggiungano le esagerazioni del risparmio di com– bustibile dei forni rotativi e continui. SI dice che il prezzo del combustibile per ogni q. lii pane può essere ridotto a L. o,~o: ma è una cifra teorica. La pratica, a chi ba osservato di persona, dice che neppure con L.o,so per q. si ò certi di coprire la spesa del combustlhilo. ... La conclusione è logica. L'insuccesso della grande in– dustria panaria è un avvertimento ai .MunlciJ)Ì. Non solamente l'Industria panaria, per sò, non è red· ditlva, ma avviene lo tali condizioni particolari da ren– dere sommamente aleatoria la municipalizzazione. Per vero, stanno tutte le antiche ragioni morali che spingevano in addietro a questa municipalizzazione, e nessuna mi pare modificate. Ma economicamente i Mu– nicipi devono arrivare a questa soltanto se sono In grado di soddisrare a questo principio: o legarsi moral– mente i compratori, come avviene per la grande Coope– rativa di Amburgo, oppure esercitare un mouopolio di fatto. Allora il Municipio darà al pane Il vulore reale, depurato dei coefficienti artificiosi cbe turbano la con– correnza, e sarà. possibile una lavorazione razionale. 'l'alcbè, a chi domanda Indicazioni su una razionale municipalizzazione del pane, dovrebbe rispondersi: di modlftchino le regolamentazioni igieniche dei paniflci 1 e si applichino cosl strettamente, e cosl el lntenslflcbi la sorveglianza igienica, da rendere fatale la grande lavo– razione del pane. Allora la municipalizzazione ò accet– tabile, pratica, utile, moralmente ed economicamente redditlva. Oggi, essa è un pericolo tanto ph'1 grave, in quanto le formule abituali economiche pare la giustifl– cblno e la indichino tra. le attuazioni ronrlamentali dei Comuni democratici. E. ilEUTARELU. IL CARATTERE SICILIANO (Continuo::ione de:1li stitdi :m li: co11.~eu1w1::e ~ociaUdel friti· fond! in SiciliCI), Il. Però 1 se tutto l'onzidetto è doloroso, 1>iacerilevare che generalmente il malandrino siciliano in altri ambienti di vita sarebbe un uomo ardito e intra– µrendente, ma sempre uomo nornrnle j il teppista nordico, o peggio l'apache di .Pnrigi, cenello del mondo, è sempre un cascame sociale, una de~ene• razione putrida dell'uomo che non ha le facoltà cli adattamento alla vita ch·ile. Il malandrinaggio sici– liano è invece un fenomeno di arresto dell'evolu• zione mornle in un ambiente economicamente arre– trato i e sparirà con hl industrialiizazioue dell'agri– coltura dei latifondi per mezzo dell'organizzazione dei lavoratori. Nei centri urbani pili evoluti) spe– cialmente del h1.to orientale di Sicilia, e nelle classi sociali che si vanno s,•iluppando più al difuori del• l'influenza latifondista 1 lo spirito di mafia delinquente o non è mai esistito o va. scomparendo. Resiste di più contro tale scomparsa Palermo 1 perchè ivi le cause genetiche della triste piaga si erano maggior– mente accentrate. !./osteria in Sicilia è meno frequentata e meno depravante che nei grandi centri dei paesi civili. J,a Sicilia segna il minimo consumo di alcool 1 e non dà. gli ubbl'iachi fradici quotidia11i 1 in basso e in alto. dei paesi nordici. C'è, è vero, l'uso p:-oprio ciel torro; ma esso non è dato dall'avidità del bere, bensì dal gusto di esprimere anche nel giuoco lo spirito cli 1:1opraffazione e di soverchieria, per cui è gloria lasciare qualcuno urmu, cioè senza bibita; ed, in conseguenza di ciò, l'urmu sentendosi scimiato, sono avvenuti molti omicidi. li siciliano è poco o punto dedito alle bevande alcooliche: la sobrietà siciliana è pili notevole per lo stesso vino che pur producesi ahbondantemente, e che spesso non si sa a chi vendere. n turpiloquio nel volgo siciliano è molto 1110110 turpe che noi bassi fondi parigini e londinesi. Quello usato dai contadini nella versa11ct o ncll'antu, cioè nel rango formato andando per un verso l'un dietro l'altro o di fronte in avanti 1 è spesso grossolano e mordace, ma 1,iù spesso non è <"he satira arguta, illuminata dalla vivacità e prontezza dell'ingegno meridionale. Gli scrittori latini, specialmente Cice– rone, rilevano lo spirito dei Siculi, chiamandoli di pronta lingua o dicaces o maestri di facezie salate. Ltl bestemmia carntteri'ltica e preferita del siciliano è il santo diavolo, che spesso si uccresce in santo dicivoln11e, e spesso Ri trasforma. in sanfu diànt<mi o srwtu diù.scaci, credendo di attenuare il peccato della bestemmia non prouuniiando bene la 1>arola dia\'Olo. Da ciò la bestemmia dicesì sa11f1011e il bestem– miare santiare. l.ri 'm-;auguniafa col sa.ngue di dio o della madonna è pili propi-ia del linguaggio ma· fìcsco. L'anima siciliana è invasa da un vago senso di tristezza. La poesia popohne è ispirata dal dolore, e la musica delle c~rnzoni è un vero lamento: la nota predominante è che la bella non aclelisce alle ri– chieste amorose di chi se n'è invaghito. L'ardore erotico dei Siciliani, rilevato fin dagli antichi scrit– tori, è 111anifesto 1 per quanto non paia, nell'uso della parola " bacioni ,, (vasuua) invece di semplici e f!08Ci baci. fl bisogno insoddisfatto di amore conferisce tristezza al carattere: la gaiezza ridanciana di altri popoli civili richiede che ramore cli donna non sia conteso da invincibili pregiudizi. fl mafioso assume 1 in ogni gesto e nel tono pacato e rotto della. voce, posa di serieUt triste. La vita nei campi dirupati e
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