Critica Sociale - Anno XIX - n. 7 - 1 aprile 1909
110 Cl11TICA SOCIALE un articolo sulle elezioni nou potevo certo parlare di tutte le uum.erose e complesse funzioni delle or– gauiz:;mzioni operaie, la cui descrizione 0on1pre11de centhiaia e Geutiuaia di pagiue della classica In– clusidal Democ;·acy ctei coniugi \Vebb. Per essermi _più e più volte occupato r!ell1argornento, so anch'io che vi sono fuuzioni che vanno oltre il migliora– mento delle condizioni rii salario e l'assìcnraz;ione contro la disoccupazione; e sono: il contratto col– lettivo, le Commissioni di fabbrica, il migliorameuto delle condizioni igieniche dei locali rii lavoro 1 la, regolamentazione del tirocinio, la fissazione del salario medio, la rilluzione dell'orario, ecc., ecc. Come socialista ammetto anche che le orga.nizz,1,. zioni open,ie (le qnali - come dice il Pagliari nel suo det1::;osLurl.iosulle Organizzazioni p1·0/'essio– nali - sono completarnente all'unisono colle ten- 1lenze evolutive dell'economia e devono sempre stare sulla linea <lel progresso sociale) tendono a far passare la pl'od11,-;ione,il sistema <iella fabbrica, rlall1a~solutisn10 al regime costituzionale e demo• cratico; ammetto pure che colla effettuazione della democrar.ia industriale e del costituzionalismo uella fabbrica il" privilegio del capitalismo,, vada mano mano scomparendo 1 fino che si arriverà - coll'au inento generale rlella produzione, coll'elevamento inclefinito delle classi operaie, coi perl'ezionameuti tecnici, colla generalizzazione delle rendite mono– polistiche. coll'eliminazione dei parassitismi sociali 1 co!l'organizzo.zione perfetta rlel mercato di lavoro e di tutti gli altri fattori della prodnz\one, ecc., - si arriverà - clico - a una forma-limite in cui gli operai saranno messi allo st.esso livello dell'im– pren<lit.ore nella stipulazione del coutrat.to di lavoro, sì che -il protitt.o non sarà, in defiuitiva 1 che un sah\.rio di rlire7,ione delFint.rapresa e il capitalista non riceverà che il frutto net.to del suo capitale; ma non credo che il movimento operaio riesca al– l'abolizione del satw·ialo e tanto meno a.ll 'eff8ttua– zione riel çollettivismc, 1 nella accezione comune della parola." Da un lat.o - (lice ancora il Bernstein - il sistema. del salario è strettamente legato alla natura dell'economia a tlivisione del lavoro. ai cui 01·a,tdi vantaggi cumanttà non V'uole e non può rirwncia1·e 71 : rlall'altro, i Siu<lacati operai non possono abbandonare le loro funzioni di protezione e t.utela 1 per trasformA..rsi iu organismi di pro<ln– zione diretta. I confini de!Forganizzazione sono vasti, ma ben deliminati; le Leghe, le Federazioni, che trascnrassero i loro còmpiti specifici per as– sumere fun7,ioni imprenrlitrici, sarebbero còlte da paralisi e anclrebbero incontro al fallimento. E' una illu~ione funesta, e che occorre distruggere, questa: che le organizzazioni possano a piacere assumere funzioni ripugnanti alla loro inrlole e metamorfo– sarsi in Cooperative di pro<luzione. Ei come le 01·ganizzazioni operaie non tendono all'abolizione del salariato e alla trasformazione dei lavoratori in prorluttori diretti, così non sono pro– penso a credere che esse siano capaci di mo <lifica.re sosla1izialm,ente e pe1·m.anenlernente le condizioni poste rl.alla. libera concorrenza in generale, le equa– zioni dell'eqnilibrio economico. risultante a sua volta dall'equilibrio generale della domanda e del– l'offerta. Le Leghe, abilmente organizzate e con• dotte, possono - a mio avviso - sfruttare una situazione economica più celeremente e più"'siste– maticarnente di quello che sarebbero in grado <li fare i singoli operai non organizzati, ma sono im– potenti a mutare, in moclo~sostanziale e cl1.1,1·atu1·0, i termini della situazione stessa, la quale.~risulta dall'azione combinata ed interdipendente di tutti gli, altri fattori della pl'o1lu:t.io11e. Ohe certe Unioni <li mestiere cerchino e abbiano cercato, magari coll'az.ione legislativa, di modificare a loro favore i termini dell'eqnilibrio economico portaurlosi su òi una posizione quasi monopolistica; che certe organizza:t.ioni tentino o abbiano tentato di fissare o di far 1is.sarn dallo Stato il rwezzo rtel lavo1·0 (salario) a un saggio più elevato di quello che iu generale sarebbe stato in uso per l'azione della domanda e dell'offert,a, è un fatto inneg·abile e che potrebbe esser suffragato anche dalla recente storia del trarluniouismo inglese. Ma altro è teutare, altro riuscire effettivamente allo scopo. Io penso, col Pareto e col Marshal\ 1 che il salario dipeude da.lle condizioni tutte dell'eqnilibrio ecooomico 1 e perciò che il prezzo, 1·eate, non norninale, del ln.– voro, non possa permanentemente spostarsi da quello che è automarticamente fissato dalla do• manda ed oll'erta. Una Lega poti'à., con uno scio• pero, ben impostato e diretto, accelerare un au– mento di salario 1 ma gli associati 1 in genere, 110n potranno gorlere durevolmente di vantaggi supe– riori a quelli che la libent concorrenza loro avrebbe in seguito apportato (Barone, Nicholsou, Panta– leoni, ecc.). È questo un puuto assa.i delicato e importante nella questione. Su di esso ho voluto esprimere apertamente il mio parere a scanso di equivoci. rrnttavia, da buon positivista, sarò pronto a ricre– rlermi qualora, coi fatti e colla logica, mi si di– mostri che ho torto. . * • Con quel che precede credo di aver profilatù ciò che io intenrlo per riformismo. li mio riformismo è relativistico, in quanto è couscio della enorme complessità e interdipendenza <lei fenomeni sociali; esso cerca di inspirarsi alla prassi del movimento operaio più evoluto, quale è quello tedesco ecl inglese, e vuol tener conto delle osservazioni teoriche che su di esso hanno fatto menti acutissime, quali i VVebb e il Bernstein; nè trascura i risultati più recenti dell'indagine scien• tifica (specialmente quelli sulle condizioni generali dell'equilibrio economico) formulati da ingegni µode• rosi 1 quali il Marshall, il Pareto, il Pantaleoni, ecc. :k un riformismo che prospetta forse in nuova luce alcuni problemi contemporanei e che, nel suo spirito critico (in cui l'amico 'l\ll'ati mi fu maestro), tenàe alla rielabora:t.ione di alcuni punti fonda– mentali del socialismo, sempre avendo di mtra che il µartito socialista ha questa funzione permanente da compiere: essere l'espressione politica del pro– letariato organizzato. E, appunto µerchè cotesta funzione è assai rlifficìle, delicata e complessa - più difficile ùi quella di tutti gli altri partiti; appunto perchè i lati rlella poli– tica operaia sono molteplici e l'elevazione effettiva delle classi lavoratrici ha addentellato in tutta quanta la vita sociale; appunto perchè non si tratta solo di difendere e allal'gare le libertà politiche (libeJ·tà e pane), di eliminare i parassitismi e sfrut– tamenti sociali, di demolire le posizioni monopoli– stiche (che, per le condizioni stesse rlell'equilibrio economico, hanno un'influem:a nefasta sulla deter– minazione delle mercedi stesse), ma si tratta anche <liintegrare coll'azione legislativa l'opera puramente economica delle Leghe e <li avere consapevolezza rlelle numerose questioni d(.,l lavoro (leggi sulle fabt,riche, assicurazioni di Stato, organizzazione del mercato di lavoro, disoccupazionf', migrazioni, istru– zione professionale, pensioni operaie, lavoro a do– mici\io1 ecc. 1 ecc.), appunto per tutto ciò io ho detto che i tipi rappresentativi del socialismo devono essere uomini di studio e d'azione perseverante, consci delle enormi difficoltà che s'adòoRsano nella difesa politica del proletariato, e non dilettanti su·
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