Critica Sociale - Anno XIX - n. 7 - 1 aprile 1909

CRl'rICA SOCIA LE 109 esso che io ricordo come sia più facile innestare i vantaggi del collettivismo sul trouco delJlindivi– dualismo, che non viceversa; {' di fronte ad esso che mi torna in meute il dil~mmi\. che il prof. Xi cholsou oppone i.tlFiueremento dell'ingerenza go• vernati va: " Se il singolo funzionario è lasciato libere,, di esercitare il suo giudizio, v'è pericolo dell1azione capricciosa o dell'affarismo j se la sua. li berta d'azione ò limitatn, egli deve agire secondo la 1·outine. e h.t J'Ol'line non ò adatta alle condi– zioni sempre cangianti delle società moderne ., i è di fronte a<l esgo che io dico che, i::e è possibile e. utile togliere i lati dannosi della libeni iuiziatiYa, portare la concorrenza ad un gradino più elevato, uou e possibile nè utile tentare di abolirla ciu~endo tutta quanta la, prnduzione colle catene statali o municipali. Si usa affermare che le statizzazioni 1 le munici– palizzazioni, le forme di produzione cooperativa sono i primi germi da cui sboccerà il collettivismo. Io stento a, crederlo. Da 1111 la,to, le Cooperative di produzione - (e l'esperienztt quasi secolare è lì a. pro\'arlo) sono fenomeni sporadici rli date élit~s operaie, che banno una assa: rislretta cerchia di espansione accanto alle altre forme di organizza– zione dei processi produttivi; dall'altro (come ha trionfalmente dimostnito uno dei nostri più acuti economisti, il Pautaleoni) esse non sopprimono affatto la concorrenza, non instaurano alcun prin– cipio nuovo <lei Yalore; l'asse del mondo econo– mico continua a girare sugli usati perni. Anche ammesso che le Cooperative arrivassero ad assor– bire tutta la produzione, le attuali leggi della concorrenza e del valorn rimarrebbe10 immntate nella sostauzaj le condizioni generali dell'equilibrio economico sarebbero - come ora - determinate dalle combinate leggi della domanda e dell1offerta, reciprocamente influenzantisi. Quanto alle imprese pubbliche coattive, è già da un bel po' che il prnf . .IHonternartini ed altri stu• diosi del fenome110 municipalizza.tore hanno <letto che non si <leve volere la municipalizzazione a ogni costo; che all'impresa pnbbJica si deve ri– correre caso per caso e secondo le circostanze di tempo e luogo; che le municipalizzazioni e le sta– tizzAzioni non devono rappresentare un ostacolo permanente allo svolgimento della libertà, e che, in linea generale, si devono attnare quando si tratta di abbattere un monopolio (impresa non soggetLa alla couconenza e che lascia in facolti1. del protlnttore di restriugere la produzione o di fissare il prezzo del prodotto come meglio gli ta– lenta). Quindi, per me, è arbitraria l'illazione di quelli che, dall'esistenza di Cooperative e dai tentativi di municipalizzazione e statizzazione, argomentano l'avviata verso il collettivismo. In realtà si tratta di organizzazioni industriali che 110n intaccano l'odierno principio del valore, e che, o hanno una sfera d'attività as~ai ristretta, o sono applicabili con successo solo a seconda delle circostanze. Ammesso come illusorio il raggiungimento del col lettivismo 1 ue consegue che io non posso nem– meno accettare \'opinione di quelli che vogliono che esso sia adoperato come spedie,ite pedagogico nella propaganda elottontle. Questa) del colletti– vismo da usarsi come " spe(liente pedagogico 111 è una trovata d1 quell'arguto uomo che è Claudio rrreves. Ma è, nna trovata un po, pericolosa. Qnando il prete parla al conta<liuame di paradiso e inferno (cui gli stess.i credenti più colti non creclono più) può dire che lo fa per espe(lieute µedagogico. Per l'anarchico è un eccellente spediente pedagogico l'idea, anzi l'ossession~ della Rivoluzione Sociale (colle maiuscole). Pel ;jOrel il mito dello sciopero generale è un ottimo spediente pedagogico per mautenere nel proletariato lo spirito di rivolta e di insunezione violenta. Per mio conto, il collet– tivi~mo può andare a braccetto col m,ìlo di Oorel: io nou mi :sento di :stare in loro compagnia. . * • Per me, la vera preparazione pedagogica al suo indefettibile elevamento materiale e morale il proletariato la trova e la effettua nelle proprie organizzazioni di mestiere, cl)e sono una conse– guenza. fatale e 1usopprimibile dell'iu<lustrialismo moderno. i~ collo studio e coll'osservazione del movimento operaio contemporaneo che si apprende la propeòentica. del riformismo. E nel crogìuolo del movimento proletario che il riformismo deve temprare le sue armi; è in questa fonte di vita che il socialismo deve attingere le sue linfe vivi– ficatrici. Quando io ho scritLo che questo movimento è la negazione di tutte le formule aprioristiche, ho in– teso alludere alle formule (lei socialismo tra<lizio– uale, del marxismo e ilei sinclacalismo rivoluzio– nario. E la riprova che io mi appongo al vero, la ho osservAndo i due massimi movimenti operai contemporauei, quelli che possono servire di mo– dello, cuot r;rano salis, alle organizzazioni di tutti gli altri paesi: il movimento operaio terlesco e quello inglese. Le U,iioni inglesi, nello svolgimento della loro attività, non ossen·ano alcun Sillabo, non s·atten• gono a nessuu dogma, non hauno alcuna. formula. all,infuori di questa: migliorare economicamente e intellettualmente le condizioni de:,{li organizzati. La loro espressione politica più geuuiua e il Pa,·– tìlo del laro,·o. il quale (come ha scritto 'il mio amico Pagliari nello stesso numero de1la CriUca che conteneva il mio articolo) ha un carattere apertamente anticlogmatico, e rivolge tutta la ~ua propaganda alle riforme JJratiche e c oucrete. "J. suoi dirigeuti dice il Bardoux - non accenna.no mai, nei i'ogli di propaganda, a una teor ia astratta, o a ragionamenti a pl"iol"i; anzi, se espongOuo qualche itlea generale, si clànno u11u. gran premura di rendere ben chiaro, colla esp0sizio11e di fatti precisi, tutto quauto essa contiene, di essenziale. n Ciò si adaUa bene, mi pare, a quello che ho so– stenuto auch'io. E il Pagliari, come il Gn,ziadei 1 il Donomi e altri (tra cui lo sc:riveute), pensano che i partiti socialis ti europei dovranno metter~li sulla stesstt. stra.da del Laho111· l'al'ly, mano mAno che diven– teranno l'espressione politica della massa orga– nizzata. Le me•lesime onne delle Unioni inglesi stanno calcando le Geirel'llsr·ha/loi tedesche. Iu un pro– fondo studio pubblicato sulla .Vcue Ru,ulsrl1au e da me già ~egnalato ai lettori di questa Rivista, E. Bernstem ha scritto che la tendenza principale delle Unioni di mestiere tedesche non è già l'abo• lizione tlel ::,isleiHa riel sataJ'io, come vuole la for– mola. corrente dei socialisti, /Jt'nsi ta enettoa:;io,w cfeUa demor,•a;:,ia iiuhudrialc l' del costitu:.iona– fismo nella (aùbdca. t; Più che tendere all'annien– tamento del capitalismo, le organizzazioni profes– sionali in U-ennanla mirano a conquistare dei mi– glioramenti materiali e morali o a 1·e11Clere stabili questi migliornmenti con <.'onven:doui e contratti collettivi.,, 1t in sostan:a\, quello che ho detto io 1 quando sinteticamente ho accennato agli scopi principali del movimento operuio. Io ho ratto, è vero, una euumerazione di questi scopi: nrn. devù osservare che si tmtbl.\'fl 1 più che altro, di una enumerazione esemplificativa anzichè taesativa. Nel breye giro di

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