Critica Sociale - Anno XIX - n. 5-6 - 1-16 marzo 1909
68 Cm1'1CA SOCIALE Francia, anche in Inghilterra, i programmi per le pensioui operaie, col fabbisogno di centinaia di milioni, subiscono pause sapienti davanti alle Co~– missioui ed alle Camere. La spesa fa paura. Il b1- .laocio della pace sociale è destinato a soverchiare quello della guerra; ed è subordinato, in certo senso, ad un rifacimento profondo del nostro or– ganismo di Stato. I partiti sono forti quando non suf-citano artiti– cìalmente questioni o non piegano al tJ·an t1·an (si giolittizzauo), ma quando con ·fermo pugno as– sumono le questioni• che la vita collettiva sponta– neamente designa nel suo incessante sviluppo. Dopo Ja questione della libertà. e prima di quella delle riforme operaie, c'è, oggi, la f\Uestione del rionli- namento dello Stato. . La riforma dell'amministrazione è stata invocata da molti 1 pur conservatori, che osarono rompere il silenzio elettorale attorno al nullismo governa– tivo. l/ou. Salandra disse energicamente che l'Italia burocratica ed ufficiale è molto inferiore al\'Italia reale, e Pon. Abignente domandò che tutta una legislatura fosse dedicata a t, rifabbricare lo Stato n• La voce che sale dalle organizzazioni degli impie– gati s'incontra con queste voci. :Ma rifare la mac– china amministrativa non basta. C'è una premessa necessaria per ùare alla vita parlamentare e costi– tuzionale sincerità e forza 7 a per agire come leva sul l\Iezzogiorno corrotto e corruttore. La riforma amministrativa ha come prhts e correlativo il suffragio 11niversale 1 che fu agitato su queste co– lonne e che a sua volta non si scompagua dalla diffusione della istruzione nelle plebi ancora asser– vite al prete o ancora anarcoidi. Senza rinunziare a nessun'altra. delle nostre do• maurle, ecco una piattaforma per la Camera nuova. Lo Stato tutto, nella sua struttura ordinaria, come uei fondamenti politici, come nella coscienza che l'informa, va sanato ed irrobustito, per prepararlo ai grandi còmpitì sociali del domani. L'Estrema s'alzi e batta contro il dittatore. Gli altri, i dissidenti costituzionali, i successori, ver– ranno <la. sè, nè occorrerauno trattati foymali di blocco. Come per l'ostruzionismo. Ma Giolitti cada. CHA'N'l'ECLER. FILOSOFIA DELLA VITTORIA SOCIALISTA nelle ele3ioni politiche Negli infiniti commenti che si son fatti di questi giorni sulJa vittoria dei socialisti nelle elezioni politiche ho letto - non ricordo dove - questa proposizione: " Il tricmfo dei f!Ocialisti è il trionfo del relativismo sull'assolutismo. n La proposizione m'è rimasta in mente perchè, nella sua concettosità, contiene probabilmente molto più fi– losofia che non sospettasse lo stesso scrittore che la formulò. La vittoria dei socialisti nelle elezioni del marzo 1909 deve infatti sopratutto ascriversi al trionfo della cor– rente riformistica su tutti gli altri indirizzi pseudo-so– cialistici che in questi ultimi anni scossero e turbarono il partito aocialil:1taitaliano. Se la lunga e ostinata bat– taglia contro il sindacalismo rivoluzionario e contro l'equivoco integralistico non fosse in definitiva termi– nata colla vittoria del riformismo, si può affermare senza avventatezza che nella prossima legislalura il Gruppo tiOCialisla alla Camera non sarebbe stato sì forte e si agguerrito come oso sperare sarà. Ma, che altro sig11ifìca mai ii trionfo del riformismo, se non la negazione di ogni dogmatismo, di ogni asso– lutismo, e l'affermazione del 1·elatfrismo nel divenire socialistico? Relativismo e riformismo, nel loro aspetto socil)logico, si equivalgono; rispondono alle tendenze pratiche e ideologiche, che stanno in antagonismo colle formole aprioristiche ond'er"no saturi l'integralismo e il sinda– calismo rivoluzionario. Il riformismo ha, prima degli altri, compresa e rico– nosciuta questa semplice verità: che la vita sociale è fatta di relatività e di misura. Un principio può essere buon.o o cattivo, utile o dannoso, a seconda delle sue applicazioni pratiche, le quali, alla loro volta, variano a seconda delle diverse circostanze di tempo e luogo. Ormai il relativismo e ammesso da tolti in materia di tattica; non v'e più socialista llltelligente il quale sostenga preferibile a p1·io1·i l'alleanza coi partiti affini oppure l'intransigenza. A l\•~ilauo fu utile che i socialisti combattessero da soli i a Roma fu vantaggioso formare il blocco sul nome di Leonida Bissolati per abbattere il Santini e la falange reazionaria che gli stava dietro Je spalle. Qualcuno potrà dire che questa tattica è opportuni– stica. Ma e colpa dei riformisti se la vita vissuta è un continuo compromesso tra tendenze opposte? · Il riformismo tende sempre più ad avvicinar-ii alia prassi del movimento operaio, il quale, bisogna affer– marlo alto e forte, è la più completa e 1·ecisanegazione di tutti gli apriorismi e di di tutte le formule fatte. Una distinzione falsa, e che risente fortemente del– l'antico metafisicil:!mo, e quella tra programma mas.simo e programma minimo socialista. È una distinzione as– surda, che presuppone una soluzione di continuità nel divenire sociale, che, invece, è un'indefinita catena di cui non si scorge la fine e i cui anelli si concatenano l'uno nell'altro. Un 1 altra formula falsa, se dogmaticamente interpre– tata e applicata, e quella della lotta di classe. Si può infatti osservare che gli antagonismi di classe sono as– sai più complessi e profondi che Marx non credesse, e che la pratica del movimento operaio a questo riguardo non segue affa,tto una direttiva unica. Marx, assai sem• plicisticameote, non ha posto in rilievo che il conflitto tra salariati e capitalisli 1 mentre, in realtà, gli antago• nismi e le disarmonie sono assai più numerosi; essi esistouo tra tutti i fattori della produzione per rifran– gersi nei fenomeni della distribuzione e del consumo. Le organizzazioni operaie, poi, alle volte fanno della lotta di classe 1 alle volte praticano la vera e propria cooperazione di plasse. I compromessi e le lotte si al– ternano vicendevolmente, e, nellà loro relatività, servono magnificamente allo scopo, che è di elevare il tenor di vita degli organizzati, di assicurarli contro la disoccu– pazione, e di impedire i peggioramenti nelle condizioni di lavoro. Altra ossificazione metafisica,contenuta nel programma socialista, è quella relativa alla finalità dell'evoluzione economica. Specialmente nei periodi elettorali si tira fuori la famosa " socializzazione dei mezzi di scambio ~ produzione m che, se è intesa - come generalmente lo é - quale organizzazione unitaria di tutta quanta la ricchezza sociale, a mio avviso è soltanto un non-senso. In questo senso, la "socializzazione dei mezzi di pro– duzione" sarebbe un astuto sotterfugio logico per co– prire una sterile utopia. Si potranno attuare man mano e alterr:ativamente delle t, socializzazioni , 1 i ma, a mio
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