Critica Sociale - Anno XIX - n. 5-6 - 1-16 marzo 1909
CRITICASOCIALE G7 il contrario. Sarebbe stolto negare larghezza di visione eri arrlimento a. chi volle, primo, l'esperi– mento rlella libertà. Nessun altro parlamentare, nè Sonnino, nè Luzzatti, rwrebbe osato dare il passo alla primavera rossa degli E!Cioperi e vantarsi dei maggiori salarì strappati al pigro capitale. Anche ora, politicamente e parlameutarmente, la via che egli segue è abilissima ed indica un buon polso al timone. Un po' a destra, un po' a sinistra, ma non tutto da una par te. L'equilib rio mediano non è solo una personaìe concezic.ne del presidente <lei Consiglio - a braccetto con l\[arcora e con Tittoni - ma risponde ai desideri _diffusi della classe do– minante italiana, che ebbe altre volte queste abdi– cazioni, ove si manifesta una coscienza politica ancora scarsa, e l'aspirazione a vi vere in pace e fil-r gli affari propli, al riparo dalle grnndi com– mozioni che pervadono la vita pubblica in altri paesi. Giolitti è l'esponente, più che delle forze politiche del paese, di quelle assenti, che non vo– gliono noie. Ma non s'accorgono, costoro, ch'egli è un cattivo amministratore. La sua virtù si e:'.laurisce nel mi– surare i colpi d'altalena. Il suo è un gioco fino e stretto di gherminelle parlamentari. Ed, intanto 1 i grandi iuteressi economici etl ammiuistrath·i 1 per cui tutta una gente gli si è inchinata, dimettendo il potere in sue mani, questi interessi, come sono curati? Qnando prese i 1 Governo, l'Jtal ia era nella ascesa industriale; anche le mercedi aumentavano, ed una riunovata fiducia penetrava le fibre dell'economia nazionale. Mercò i sacrifici eri i restringimen ti di cintola negli anni magri (Sonnino e Luzzatti e ra.no stati inesorabili), il bilancio dello Stato aveva sa– nato le vecchie piaghe, era in pareggio 1 <lava un avanzo. Cento milioni all'auno. Dove sono andati ? Il deficit è tornato; e le eco– nomie degli anni g-rasl'Jisi sono dis1>erse in mille rivoletti disordinati, senza frutto alcuno. Di tutto un po'i nulla di tutto. Sgravi? si tentò pel dazio comunale dei farinacei, e le fauci degli interme– diari inghiottirono il beneficio. Og-gi il caro,·ivere è tormentoso, cresce cii continuo, una vera osses– sione. ll;d il Governo non fa nulla. Lavori pubblici? Le impalc1:1, ture.di cartapesta, che si chiamarono 11 leggi pel Mezzogiorno n, restano inattuate. Ri– forme sociali r oh dio, abbiamo anche il riposo festivo e quello notturno, e poi tante belle Rela– zioni, e statistiche con file lunghe lunghe di cifre, ed anche dei progettoni-cornice, come quello che vuol regolare, nientemeno, tutte le mi,b1,:azioni in– terne e stanzia, nientemeno. che 25 mila lire. ?fon c'è un Ufficio del lavoro? Quanto al lavoro del– l'Ufficio, ò molto. E ciò basta. Almeno pel Governo, che conterebbe farne un parafulmine per le riforme grosse ecl effetti ve. Venuto dalla burocrazift. Giolitti le ba 1arg-ito (<lice la sua Relazione al Re) un gruizolo di ceu– totrè milioni i - per sopras-sello c'era lo stato gin– ri<lico -. Con una somma cosi rispettabile sì po• teva far qua.lcosa 1 mutar qualche ingranaggio alla macchina arrugginita e impacciante, affrontare la riform.a dell'amministrazione. Ma che! si sono au– mentati i congegni inutili, si è ribadito il manda• riuismo ed il dil'itto all'ozio, e, coll'accen~uarsi dell'arbitrio, si è soffocato ogni lievito nuovo di critica e cli modernità. Gran virtù d'organizzazione del presidente-ditta– tore ! Per l'esercito gli strilli vanuo al cielo, nelle file conservatrici; e non sono i sovversivi, ma i tecnici colle stelline, che documeutano lo spreco 1 e la. possibilità <li ordinamenti più salili, con la spesa attuale. E quel miracolo di leggerezza che fu l'improvvisazione dell'e~ercizio di Stato ::;ulle ferrovie, e la cecità rn~tinata 1 ~he non vuol grat– tac·1\pi1 e la consegua. di ru-s~an• alla Comn11ssione parlamentare di vigilanza da\'anti alle deficienze nei servizi eil alla Yorau-ine finanziaria dell'azieurl.a? ln un altro paese sarebbe bastato uno rii questi insuccessi per spazzar vin, un Ciabinetto. La respou– Sfli\Jilità.non è (lei miniRtri in sottorcli11e. ma spetta, per i problemi essem:ìali, al capo. Giolitti i pro• hlemi non se li vuol porre; i suoi provvedimeuti e i suoi diMorsi tecnici sono a,bbastanza superfi– ciali; nessun altl'o parlamentar€', se anco inferiore a lui per abilità politica, a.vrehhe la~ciato il passo a I uua rie/ente cosi grave per l'Italia. )fa. nella Relazione al Re squiila l'inno g-ioioso dell'ottimismo! Questa Relazione e la precedente E-iposizione finanziaria costitni~cono 1lue strani clo– cumenti. ... Nou ne è sfng~ita l'inconsistenza a chi vi ha guàrdato dentro; anche Pareto, ieri, ha visto ben diversamente la situazione industriale del no– stro paese. C'è però un certo timore cti depressione, una complicità. patriottica nel silenzio, un terrore bianeo dei riliassisti i e la confutazione (leil'impa– raticcio governativo è, di necessità, velata. In guardia. o lavoratori d'Italia! (~ue~ta crisi latente non è un pericolo solo pei vostri pa.droni 1 ma anche per voi. Le industrie paralizzate significano la minaccia di bassi salari; giacchè a. spingerne in alto il tenore non ba~ta la forza degli scioperi. ove manchi il margine di profitto, in cui si può tagliare il rialzo. Ecco la tempesta che si asconde in grembo al domani. Oh! possa io sbaglir~rmi ! 1\Ia, se le cose continuano così, se avverranno nuovi ('l"QCliò', se le Ballche di ispec.ulazione continueranno col malsano fo.rclello dei loro inve~ti111enti pe:-lanti, se sciupe– remo il grande progresso economico degli ultimi anni, rian·emo un fosco perio<lo di inquietu<lini e di agitazioni operaie. Nell 1 01nhra, pronto a<l appro– fittare cli ogni ò.isillusione proletaria, e pronto a<l ogni rlemagogia sviatrice, c'è il prete. Non si può conservare al potere Giovanni Gio– litti. Una volta ancora l'esporienza ha me~so in luce l'errore capitale delle abdicazio11i borghesi per as– sicurarsi la quiete. Si vogliono ~ucrifieare le ragioni supreme della politica, le belle idealità vibranti, i propositi e le mete lontane, ai tornaconti di una ,·ouline piana ed eguale. Ehbem•, que~ti dittatori non sì rivelano buoni amministratori; si scantona dalla politica e si cade nel politicantismo: la bor– ghe,;ia, che vuole il buon governo senza colore e 1\I di sopra <lei partiti. è punita alla radice della sua de,lizione. Dopo Depreti~ 1 0-iolitti ~i sfaterà la Jeggen1la clw E'g-lisia invulnerabile e che riesca inutile il combatt.erlo? Qualche sin– tomo c'ò, sn, alla nuova la-strema, di guarigione da.I giolittismo inconscio. Lo ~chiaflo di alcune corruttele elettorali, men cant<", ha urtato nel vivo anche coloro che volevftno t.•~~ere cavallere:-.chi col furbo presirlente, e ne emno rlupes remissiva– nwnte. Lo scatto. Furto, and1e in quE>stosolo pnnto. può u.ccenilere tutta la campagna nella sua larga b,i~e. Yi rn, un tempo - che pare lontano ed e di ieri , la battaglia per le libe.rtii. Tranne per la soprnvvivente insidia contro g-li impiegati 1 che è como una coda rii regimi s11perati 1 h\. battaglia è vinta.. Non ancora maturo ò il terre110 per l'altra, che invocammo con ardore, snlle riforine sociali che, costano. Sarebbe colpa rinunciare arl ogni passo. tt<l ogni affermazione, ll1l ogni agitazione: bisogua stimolare così il Governo che torpe, come ho\t>Sitanze ed i meschini intere~si che si possono annidare nelle nostre file, {'OUtro la via ,lritta al– l1assicurazione obbligatoria rU ,-.,'/alo. )fa, anche in
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