Critica Sociale - Anno XIX - n. 5-6 - 1-16 marzo 1909
84 CRITICA' SOCIALE landosi che in piccola parte 1 seguitarono a parlare i loro speciali idiomi, finchè il risveglio latino riaf– fermò il trionfo delle origiual'ie popolazioni siciliane, e fece scomparire ogni traccia di musulmanismo. Nella stessa epoca delle colonie greche, così gloriosa per la Sicilia, i Siculi seguitarono a parlare tra di loro la lingua avita, e solo usarono il greco per lingua letteraria, finchè col dominio ,·omano non venne ad usarsi il latino, assai più affine all'idioma dei Siciliani. "Difatti le monete ed altri monumenti di paesi, che non furono mai colonizzati dai Greci, anzi in antitesi con costoro, ebhero la epigrafe greca: Panormo, Solunto, Erico, ~!ozia, Lilibeo, Segesta. L'antica designazione ..di trilingue alla Sicilia prova che la lingua dei volghi siciliani non fu mai quella dei dominatori, ma u110 dei tanti dialetti italici an– tichi. li prof. Orsi del Museo di Siracusa, con un'o• pera superiore ad ogni elogio, ha raccolto negli scavi un materiale preziosissimo, provante che i Siculi, al sopravvenire delle colonie greche, aveano raggiunto un notevole grado d'incivilimento. C:0101·0, che la differenza tra le popolaiioni orien– tali e le occidentali di Sicilia ed anche la differenza spesso notevole tra paesi dì una stessa provincia attribuiscono a differenza di dominazione, dovreb– bero saperci dire perchè le ugualmente greche Si– racusa ed Agrigento hanno così diversa fisionomia morale oggidì ; perchè P.:1lermo e '.l'rapani dalle co• muni dominazioni fenicia, cartagine:,e e saracena non hanno derivato un'uguale indole di popolazione; perchè i paesi 1 dove più si agglomerarono i Saraceni e ancora conservansi i nomi arabici dei luoghi oc cupati dai conquistatori, pronunziano con differenza di accento uno stesso dialetto italiano, o se piutto8to tale differenza e tale italicità non derivino da pÌlL remote origini; perchè la criminalità è così diversa . in provincie. che ebbero le stesse dominazionL Non neghiamo che su tali differenze abbiano agito altri fattori storici, oltre quelli dati dalle varie condizioni geograficl~e rla provincia a provincia; ma a noi preme far rilevare che a. queste varie condizioni locali sono principalmente dovute quelle differenze. Difatti il malandrinaggio e lo spirito di mafia sono più diffusi dove piì.1 aspro imperversa il latifondismo; e l'indole mite delle popolazioni lungo il litorale si confà con la ridente coltura alberata 1 che meglio si addice a quelle particolari condizioni di clima e di suolo. Però IH. mafia colata dal latifondo vicino fiorisce nella Conca d'OL·o più che altrove, perchè ivi essa si ricongiunge con la camorra della grande città. Uguali considerazioni sono da farsi in rapporto alle ditferenr.e tra la Sicilia ed altre regioni del• l'Italia continentale. li siciliano è meno dissimile dal romano del Lazio che dal napoletano della Cam– pania, dal quale ultimo è geograficamente meno di· stante, col quale si è trovato insieme a compone lo Stato delle Due Sicilie, e col quale è stato coinvolto da un semplicismo antropologico nella stessa condanna di barbarie meridionale. Difatti il siciliano trovasi come a casa propria a Roma e lo è meno a Napoli. L1odio siciliano contro il Borbone si alimentava dell'anta– gonismo prOYOcato. dal napolitanism·o imperante. Anche i liberali cli ~apoli ebbero sotto il Borbone giudir.i sprezzanti sulla Sicilia. La Sicilia più propriamente siciliana -- l'abhiamo affermato più volte in questo studio - è quella del latifondo. Non c'è unità. di carnttere 1 tra i sette ca– poluoghi di provincia, piÌI che non sia tra ciascuno di essi ed altre città del continente italiano; Funità maggiore la troviamo tra i paesi agricoli dell'in· terno, perchè unica vi è la condizione materiale di ,,ita. ed unica la. forma la.clrnsca di concorrenz;) .. 'l'ale forma, ancora la sola possibile 1 è mantenuta dal tornaconto la.tifonclista 1 da noi già dimostrato, di dare prevalenza alle forze pressochè inesauribili e gratuite di produzione granaria, senza impiego al• cuno di capitale o di assistenza nel suolo e clima, cli Sicilia, ed assegnare di conseguenza una minima parte al semplice lavoro delle braccia e di primitivi arnesi : per cui la prnduzione si mantiene insuffi– ciente ai bisogni della stessa classe lavoratrice e sopratutto incerta; e i doni di natura si convertono in privilegio di pochi e in miseria della genert\lità. Invece le terre della vallata del Po, se non fossero state sottratte alle acque stagnanti eia un ingente impiego di braccia e di capitali, darebbero ancora piante palustri e malaria, anzichè il massimo di prodotto che si può trarre da\1 1 i!1dustria agl'icola. La spontanea fertilità granifera con poco lavoro di brac– cia, in conseguenza del monopolio baronale della terra, convertesi in isventura per i Siciliani. D'altra parte, il clima conferisce mezzi gratuiti di grande vivacità e prolificità nelle popolazioni sici– liane. Ne consegue che, senteudo di valere e non riuscendo. ad assicurare la vita che con la violenza, il siciliano acquista la. ipertrofia dell'io 1 diffida di tntti 1 ha solo fiducia in se stesso 1 e conserva gli istinti· antisociali dell'isolamento primitivo. La mag– giore lumi!:losità dell'aria sveglia i !1Cnsidel siciliano e con i sensi 11intelligenza. La luce per azione fisio– logica tiene desti, e le tenebre assonnano. Valimen· tazione generalizzata e quotidiana di pane e di paste cli grano, quella abbondante e quasi gratuita di frutti zuccherini, e quella a buon mercato del pesce fresco e salato che abbondantemente fornisce il mare at– torno alle coste siciliane, dànno viYacità di spirito e sobrietà cli vita. I cibi naturalmente più sapidi evitano gli abusi degli avvampanti condimenti della cucina nordica e gli abusi di carne e cli bevande al• cooliohe. Per questo massimo di vitalità col minimo dispendio di cibi i il siciliano vince nella concorrenza - come va provando con la emigrflzione in Ame( ica - tanti altri popoli di fama più civili, ma più inci- vili per fame carniYora e peggio per sete alcoolica. Dei caratteri particolari dei Siciliani, la mafia è ciò di cui più si è parlato e più si è spropositato nel Continente e nella stessa Isola. La mafia. è posa che si assume in ogni atto anche innocente della vita 1 e non nella sola delinquenza, come comunemente si crede. "Mafia,, è in siciliano sinonimo di ammascamento,ammasccda: amrn.ascare vuol dire fare il maschio, mettendo in rilieYO col portamento e c0l linguaggio una certa pretenzione nel vestire e la bravura degli atti o dei propositi 1 per attirare considerar.ione. [I siciliano ammascusn fa. riscout.ro al no1·dico " brontolone ,,. La parola " mafia ,, per sè stessa non esprime niente di con– creto, come sarebbe un'associazione con statuti e scopi determinati j ma è l'astrazione di quel carat– tern personale che, per un cedo che di pretenzioso nel porttl.mento, nel vestire e nel parlare, clicesi mafioso. ll malandrino, il brigante, il camorrista sono mafìosi 1 perchè si comportano, si vestono e pfl.l'iano in una certa maniera propria e dimostrante l'indole bravesca; ma può darsi del mafioso financo ad un fanciullo per la spigliatezza dei modi e la eleganza del vestire. L'omertà, è originariamente un sentimento rispettabile di dignità personale, cioè di essere serio) senza di che non si è uomo. Essa di– venta biasime,•ole quando passa a proteggere la deli1iquenza con la reticenza testimoniale 1 o peggio col favoreggiamento pl'ima e con la falsa testimo– nianza dopo; ma resta cosa lodevole che non si dia dil'itto di essere considerato come uomo, di appar– tenere al consorzio umano, a chi è leggiero, frivolo, chiacchierone) vile, traditore, spia, delatore. Per la mania di essere o parere cosct, il siciliano assume atteggiamenti di mafia. Essere cosa vuol dire
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy