Critica Sociale - Anno XIX - n. 5-6 - 1-16 marzo 1909

CRITICA SOCIALE 75 bile diritto compiere ogni alto doverA, Que:,t'è l'elabo– razioue tecnica dei servizi cui attendono, e degli istru • menti Htessi dei Hervizi: degli impiegati, dei funzionari - cioè dei proprì consociati. 1\-; opera di moralizz0.mento· 1 che é tA.lvolla doloro~a e aempre aspra e difficile. E opera di educn.zione civile e politica, che ò poi tutt'uno. Già, Paimociarf!i è ca.sa umana; per un bene altrui è civile; e noi abbiamo troppe volte da formare, pur trn i no.stri colleghi, l'uomo e il cittadino. Poi abbiamo da educarlo termi– camente. Prendo e"lempio dalla mia Federazione profes➔ionale (insegnanti medr,, la quale ha reagito con 1-ufficiente energia contro gli elementi co~tituzionalinente impuri o traviati dalla corruzione nasiana, che fece anche questo male - di irretire delle coscienze uon disoneste, ma semplici e credule. Ila tratte alla vita. politica, o meglio alla vita pubblica 1 anime intemerate, che Hlavnno for– mando il bozzolo delicato e sileuzio~o dove ama rifu– gian;i r:hi fa vita di studio; e ha richiamati tutti, e studiosi puri o meccanici le::ionanti 1 al problema di– dattico, che gli uni 1so non eran pedR.gogi-.li disde– gnavano, e gli altri risol\·evano empiricamente e par– zialmente. So la discnssion·~ tecuica - in questo ha ragione il Ceramicola - uou può a~'lorbiro tutla 1'11tti• vità dell'associazione profe~sionale, che è anche fondata imi rapporti i.,conomici e giuridici d~ii con-;ociati i o se e obbligo di coscienza nei dirigenti no:'\ trascurare, o nel caso crew·e, i vincoli e i problemi di Qlrn:-;t 1 u\tima sorte 1 oude si renda materiata e cemoulatR. la vita a~– sociativa i non 6 men vero che essa" di-.cus~ione tec– nica ,, devo far parte delrattività sociale i onde sorge una più ele'vata co'lcienza cli classi;) /quella che uon :-ii fa blaterando nei conse~;;i coutro l'orliato capo-divi– sione: e un più elevato apprezzamento della clas'le pre~so l'opinione pubblica. Io sono d'accordo con il Consiglio Fede1·ale dogli Jn. seguauti ~lo·\i 1 che propugna in ciò una grande libertà d'a1.iono e d'iudirizzi nel seno della Confederazione, a seconda dogli intimi bisogni e caratteri e uffici delle Aingole prof1,;ssioni 1 o diciamo " servizi pubblici m rap– presentati dalle a-;sociazioui naziooali o centrali. Non sono invece d'accordo con es::10 1 e anche col Direttore della Critica Suciale, sopra i rapporti che le as,1ociazioni professionali di.,bbono avere con lo Stato; per questi sono rimasto a quel che scrhisi già in que1,to colonne. 1 senza temere la taccia d 1 anarchismo, che veramente è troppo gros::ia parola per la mi.-. tranquilla e Msettata psicologia travettiana. Credo ancora che una vera collabora~1one diretta e per~onale non sia sinceramente po:-1sibile,e per ciò non la credo utile 1 fra rappresentanti delle associazioni pro– fest:iiouali e potere politico. Le loro azioni posiono svol– ger11i paraHelaru'ente, conoscer11i, aiutart-1i se occorre, ma non unir!:li: non a.;;sumersi per que-ita unione una soli– lidarietà, che iu breve t.liventa gravosa non meno al potere politico che aWassociazione proressic-nale. Il modo d'influenzare un Mini~tero nello grandi e piccole questioni 6 multiforme j e molto di queste forme i;ono oneste e utili: priucipale l'aperta) dilfo~rn, intolligontc propagnndnj poi l'opera del deputato, 1~cui le associa– zioni offrono In materia por nutrirne un'opinione, e il Governo offre, con la di~cussione e col voto, il mezzo di propugnare l'opinione ste.:,sa.. Ad ogni modo, vi sia o no collaborazione diretta, re8ta (1) \"c(II 111 JI08Ulla. I ~empre la indiretta, che ho a larghi tratti acreunato, e che si compem:lia nell'azione politica e sodale lo, come altri dice, sinrtacale,i, vuoi delle associazioni professio– nali, vuoi della Confederazione di esse as!òlociazioni. lu certi momenti l'azione politica 1-i colorisce del momento elettorale, che agita il paese 1 o si determina nella partecipazione alla lotta oleltoralo. Per la quale, avendo riferito in un recente Convegno di impiegati, ttmutosi a Milano, mi e:iìmo dal noioso còmpito di ri– dire le cose già dette: non proprio che presuma d'aver fin qui scritte cose non dette, ma almeno sono un po' più vecchie, quindi appaiono più nuove. Bel pregio, che molte !ò!ignoreinvidierebbero. ENHICOCAIUlARA. Postilla. - L'amico Carrara ha dimenticato, nel suo manOf.Critto, di citare l'articolo iu cui si &arebbe mani• festato i I 1-!UO preteso dissenso anche con noi 1 circa i rapporti delle aAsociazioni professionali con lo Stato; e noi non lo troviamo, almeno nelle annate ultime, chè per più lnnghe ricerche ci maoca il tempo. Ricordiamo che, in un imo scritto (Associazioni p1·0/essionali 1 CR1- T1c,,, 1006, png. 300\ egli si mostrava un po' scettico circa la possibilità di fondere in armonia di conati i divergeuti interessi delle varie categorie di dipendenti da uoa stessa grande Amministrazione, e perciò pre– feriva i raggruppamenti che chiameremo 01·izzontali subalterni con subalterni dei vari dicasteri, ecc.), a quelli che a noi sembrano più 01·gan.ici (non ~apremmo se chiamarli 1 per tenerci all'imagine grafica 1 ve1·ticali o.... pimmillati ! !) che risnltano dall'unione <li tutti i gradi e i rami di una stessa Amministrazione, che è !a forma da noi favorita e di cui coopenumno ad effettuare l'esperimeuto-tipo nella Federazione Postelegrafica: esperimento che, malgrado i piccoli guai sempre inse– parabili dalla .... umana fralezza, ci sembra, in monte, riu8cito. e nel quale tanto più ci sembra neCASsario lo insistere, quanto maggiori ne sono le ditncoltà: perchè, quauto più 6 difficile, tanto più, o per ciò stesso, si palesa nece:-1:-1ario, se vogliamo armonia dei vari inte– re~si 'senza di che non è vera Federazione, ma conglo– merato caotico) 1 se vogliamo una forza vasta e poderosa e coordinata ai bit:iogni della società. civile i'senza. di che è vano sperare profondi o duratul'i successi). )fo, all 1 infuori di qui, e tornando alla II collabora– zione ,,, noi non vediamo chhiro il db111euso che Carrara semlJrn prospettare. Già, di collaborazione diretta ed iu– tima, frn sodalizi di fuuzionarl o ì\finisteri 1 coll'aria che tira, col timore e colla diffidenza con cui i .Ministri guardano ancora le F'ederazioni dei loro dipondonti - quelle almeno che hanno reni solide e spina dorsale diritta - ci sew,bra, oggi come oggi, accarfemico par– lare. La collaborazion~, perciò, che noi preconizziamo, è e.;;seuzia.hnente obiettiva: dipende dalla naturale con• ver~on1.a di sforzi che, mossi da punti di partenza di– versi, ~i orientano (o si dovrebbero orientare) ugual– mente verso il vasto iuteres~e nazionale. Quanto ai rapporti di concreto contatto 1 che ne pos.:,ono nascere, fra Or1tnnizzazioui e Ministeri, è quoHtione evidentemente da risolversi caso per caso. Tntunto Carrara ammette che u11acollaborazione possa i11tituirsi fro. l'opera del deputato - che accetta di far proprie corte rivendica– zioni riei funzionari - e l'azione dei Mini~tri. E allora? Salvo che Carrara intende!.se proprio limitare cotesta collaborazione " alla discussione nell'aula ed al voto "H vietato 1 come sospetto, il colloquio nei corri,loi. Uua. volta 1 chi scrive, per essersi recato a Uardonecchia a trattare, con l'on. Giolitti, di certi intere~~i di coope• rativo e di scuole, fu messo, stiatno per dire, in istato r\'accusa ! Non farciamo il torto a. Carrara 1 che <~ pieno di 8pi– rito, cli ascri verlo a cote::ite ingenue vestali d6lla. purità dep11tati1.ia, sottoposta a vigilanza. t-tpeciale. ,\himè! per i farabutti e d i furbi sarebbe immfficionte; per gli onesti è soverchia. E vi sono tanti modi di intendersi. ... per sottintesi, anche senza salire lb scale dei \linisteri ! LA CruTtC.\. fA Critica Socia.le e il Tem110: J)Pr l'Italia, amw I L. 2t, semestre L. 12.

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