Critica Sociale - Anno XIX - n. 3 - 1 febbraio 1909
36 CRITICA-SOCIALE degli impiegati si orientò - i~ qual~h~ pari;~ '– versù gli ideali della democrazia: noi, 111 partico– lare ci siamo indubbiamente rafforzati di uua forza politica non dispregevole. l\'Cail Partito socialista ha dimenticato uua parte di se stesso. Esso non ha detto tutto quanto sentiva e doveva sentire. Guardò, con prevalenza, un lato del problema: le riforme economiche del personale. Perdette di vista le connessioni del problema della burocrazia col problema del proletariato e coi problemi <legli in– teressi generali. Rinunziò ad essere compiutamente, spietatamente sincero con sè e con gli altri. Alcuni spiriti superiori intravidero i pericoli. Filippo rruraLi, genialmente, tentò pararli, dando alle organizzazioni degli impiegati uua formula felice, chiarnan<loli a lavorare per sè ma anche per l'interesse pubblico, l13gando a til doppio, insepa– rabilmente, gli interessi dei coutribuenti e quelli dei fnnziouari. Ma finora - salvo le belle e lo– devoli eccezioni - la formula è rimasta una sim• patica decorazione. In prima linea sono· passati - era del resto umano - i problemi di indole economica, che tanto hanno esasperato la pazienza degli irnpiegati. Noi ci troviamo, ora, ad avere sul. tappeto quasi intatto il problema della burocrazia e nei riguardi dei miglioramenti di organici e - a.ncor più - nei riguardi <lell'interesse pubblico o sociale. J\fa è giunta l'ora (iella sincerità. , Meucclo Ruini ha scritto un bell'articolo. Egli - colla consueta precisiorie - ha messo il dito sovi·a alcuni punti cancreuosi. Ma, nel leggere, non ho potuto sottrarmi ali1impressione che nell'animo suo vi fosse altro, che non stimava opportuno dire ad alta. voce. Sì, fu riprovata l'insufficienza dei capi, fu messa alla prova l'anima della burocrazia, fu posto a nurl.o tutto quel groviglio di leggi, di regolamenti, di gerarchie, che inarictiscono le più belle <loti <lell'uomo e frenano lo slancio dell'indi– vidualità. Ma non è tutt,o. FIiippo Turati ha allargato il quadro, ha appro– fondito il suo bisturi implacabile, ha rievocato le fasi salienti della nostra lotta, di cui egli fu sì gran parte, per il rinnovamento degli oniigni bu• rocratici. Ma su un punto egli ha sorvolato: sovra le nostre stesse deficienze. · I capi! Certo essi si mostrano soventi inferiori al posto che occupano. Ma, di grazia, qual sistema più democratico abbiamo noi cal<leggiato per ot– tenere che i capi uou siano il pro<lotto di una ge– rarchia rigi<la e meccan!Ca, ma l'espressione di nu vero e grande valore personale? Per nou urtare una legittima speranza di ogni più nmile impie– gato, che sogna il bastone di maresciallo, noi non ~bbiamo spezzato o cercato di spezzare quella ca– tena della gerarchia, che conduce <lai. basso all'alto gli uomini che più hanno pazienza e duttilità. Ai posti direttivi, ai posti di concetto, ai posti di ini– ziativa - senza riguardo a età, a<l anni di servi– zio, a gerarchie prestabilite - noi dobbiamo vo– lere che salgano gli uomini che clirnost1·ino una reale capacità, da qualunque parte essi vengano La burocrazia è farraginosa, lenta, torpida, priva cJi slancio! Ma che abbiamo fatto noi per sveltirla, snorl.arla, donarle: un briciolo di iniziativa? Noi abbiamo cominciato col mancare di sincerità. Non abbiamo detto quanto bastava che in molti Uffici gli impiegati sono troppi 1 che in altri non lavo– rano, che in parecchi moltiplicano - colla loro lentezza., colla loro noucuranza •- la lentezza di tutto il congegno. Anzi, sovente abbiamo peg• giorato il male. Con tutti i progetti cli migliora– mento economico, noi abbiamo - per µaura di abusi, di ingiustizie da parte dei sovrastanti - così irretito tutto l'organismo bu1·ocratico 1 che riu- scirà impossibile privare le amministrazioni dei pigri, degli inrlolenti, e ottenere dal lavoro un ren– dimento discreto. La molla più efficace per i più è ancora il tor– naconto personale. 11 migliore stimolo all'azione è sempre ancora il pensiero del domani. Noi abbiamo cercato di annullare e l'uno e l'altro. Abbiamo creato una folla di posti, per cui tutto è presta– bilito. Gli uomini, che li avranno unn. volta con– quistati a forza <li gomiti, potranno rinunciare ad ogui sforzo successivo. Questo riclurre al minimo gli incentivi al lavoro, questo regolare la vita degli uomini, a partire dai vent'anni, fino agli estremi aneliti, questo atrofizzare l'iniziativa individuale, non può portare che alla creazione di una classe chiusa, fuori delle leggi di tutta la vita che ferve attorno agitata dal moto <li tutte le singole in-– di vidualità in lotta; non può portare che alla creazione di un piccolo mondo a sè, che non com– prende, non sente l'altro mondo ohe è tutto un campo di battaglia. Certo, oggi noi non sentiamo tutto il pericolo di questa situazione che si va, fonnanrlo, perchè ab– biamo uu Governo sordo alle voci <lei suoi funzio– nari e tutto imbevuto di spirito feu<lale; ma il giorno in cui un Governo più prudente avrà as– solto i suoi più sani doveri verso i funzionari e, rispettandoli, avrà fatto tac6re il vento <li fronda che necessariamente spira ora tra noi, la demo– crazia avrà perduto una. forza su cui faceva fidanza. Le rimarranno i capitani. gli uomini cli fede, ma. le mancherà il grosso della milizia. Il partito socialista, come partito <li classe, ha il <loverc di vegliare. Il proletariato delle città e rlei campi stende la mano al proletariato degli Uffici con lealtà e con rlisinteresse, gli offre tutta la sua forza ctisciplinata, ma non può rinunziare alla mas– sima g<.tranzia <lei buon me1·calo dei sen,izì pub• btid, dell'ulite 1 ·endirnento dei servizi statali. La macchina dello Stato, in Italia, è pesante, è lentit. Sovra i cittadini pesa un cumulo di spese, di peròite di tempo, di noie, rii fatiche, non solo per la colpa rl.ell'alta burocrazia e per gli sperperi <legli alti funzionari, ma per l'indolenza di molte delle piccole ruote che si ingranano nelle grosse. Occorre penetrare con coraggio demolitorn in tutto questo organismo. Rendere più. agile il sistema dei controlli, sosti– tuenrl.o a tutte le serie di registrazioni 1 ripetute alla sazietà, un servizio improvviso e saltuario <li i~pe– zione; <liscentrare i servizì e rliscentrare le respon– sabilità, òau<lo libero gioco all'iniziativa inòividuale invece di annnlfarla; cointeressare i varì ordini dei f'unzionarì all'anilamento <lei servizi, in modo che ognuno sia e si senta, non l'esecutore obbli– gato di un'opera sovente ingrata, ma il coopera– tore <li un,azien1fa sua, il cui malo andamento ri– dondi a suo disonore e<l a suo danno: queste mi paiono alcune linee dirnttive per la nostra azione. Il nostro partito ha mostrato coraggio verso il proletariato manuale. Esso ha ricorrlato non solo i suoi diritti 1 ma i suoi doveri, non solo i suoi dolori, ma i suoi vizì. Il coraggio ha servito. Ora si sente per l'aria un promettente seg·no di ri· sveglio operoso, prudente e saggio. Col proleta– riato degli Uffici notl dobbiamo essere meno fermi e decisi. Non ci infrenino preoccupazioni eletto– rali. Il più gran blocco non è quello che si sgretola al primo urta colla realtà, non è quello creato da momentanea convergenza di interessi 1 ma quello che - pur nato cl.a legittimi interessi - si sia lasciato penetrare dal tepore di una qualche fede, sog-giogarn da nna visione un po' lunga rlel bene indiviòuale intessuto col bene rlella ~ocietà intera. GIULIO CASALINI.
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