Critica Sociale - Anno XIX - n. 1 - 1 gennaio 1909

CRITICA SOCIALE regioni a cui dovevano immediatamente servire, come non è a caso se la LC(]Cl indusl1 iu le di '1 1 0- rino e del Piemonte prese l'iniziativa di una in– dagine sovra le lacune, lo sviluppo e i bisogni dell'insegnamento professionale nell'intera regione. Ma per ora non si tratta che di casi isolati. La preparazione intellettuale delle masse è di lù. da venire. Il bilancio dello Stato, in fatto <li istruzione pubblica, continua ad essere, con enorme preva– lenza, indirizzato ai bisogni dell'alta e della media borghesia, sia adde.strandone i figli a quelle cono• sceuze e facoltà da cui scaturisce più facile il do minio politico, sia creando iu essi le più alte ca– pacità tecniche per le professioni liberali e i posti ùirettivi di ogni fatta fi1industria. Il bilancio cfelte Provincie, a cui è devoluta una non indifferente azione stimolatrice e sussidiaria iu fatto di istru– zione media e complementare, è, alla sua volta, ipotecato da miriadi di piccoli istituti rachitici, che servono a minuscoli gruppi di famiglie ricche, ad esclusione di quegli istituti di carattere popo– lare, e,he troverebbero uua larga clientela scola– stica nella piccola borghesia e nei gradi più alti del proletariato. I bilanci dei Com:uni - data larga parte di sè all'iStruzione elementare - si affannano a seguire le orme dello Stato ed a com• pletarne le lacune, ma con nel senso di dare largo sfogo ai bisogni scolastici delle masse, ma nel senso di facilitare ancor <li più quegli insegna• menti che preparano la borghesia alla vittoria eco• nomica e politica. E questa è la constatazione più grave, perchè il Comune è l'impresa pubblica che più è in grado di conoscere i bisogni dei singoli gruppi ed avrebbe forze sufficienti per soddisfarli. L'esempio delle città, che in questo momento rappresentano in Italia il più alto sviluppo insieme del movimento industriale e della preparazione intellettunle, delle città che rappresentano il più avanzato tipo di civiltà industriale che si sia ac– climatato da noi, è tale da farci riflettere. Il Comune di Milano, nel suo ultimo bila.ucio di previsione (1908), destina\'a a quell'iuseg-namento che può considerarsi come l'insegnamento supe– riore delle classi lavoratrici, la somma di poco oltre centomila lire, cosi distribuite: Scuola di disegno L. 24.000 Scuola d'arte applicata alle indu'Jtrie 11.000 Scuole professionali 73.000 Università popolare. 5.000 Biblioteche popolari 4.500 Se - in Milano - non fosse sorta, negli ultimi anni, tutta la. bella. fioritura di istituti, che sono il miglior titolo di lode della Società Um,anilw·ia e se non avesse già, in qualche modo, provvisto l'iniziativa privata, si potrebbe dire che la più industriale città d'Italia non pensò a preparare quel materiale nuovo, che è forse il meno avver– tito, ma il più efficace propulsore dello sviluppo tecnico-industriale. Ad ogni modo, Milauo è sempre lungi dall 1 aver assolto il suo còmpito verso la cultura popolare ( 1 ). Torino, ancorche abbia tentato in qualche campo di abbozzare uu vasto telaio di opere, conserva ancora tutte le vestigia di nu tempo in cui quasi ogni sforzo era volto alla cultura delle classi diri– genti. Benchè l'istruzione secondaria sia, in gran parte, funzione di Stato e le spese relative rica<lano sovrr~ il bilancio nazionale, il Comnne di Torino sopporta (1) Yedl I due llelllutmi art\coll (Il IH:~n:TRIO ,\(,.\TI In glornalc Il Tempo !Hl giugno 1908. nua somma <li 300.000 lire annue per istituti che mautieue a complemento <li quelli go\'eruativi. Uistruzione universitaria pesa per 7Ci.O(X) lire, e 85.000 lire vanno ad istituti nuovL destinati o a completare la cultura di lusso o ad addestrare ai guadagni immediati i figliuoli o le figliuole della media e della piccola borghesia. Alla istruzione professionale dei figli della classe hworatrice prov– vede un grande fstitulo professionale operaio 1 creato nel 190-1 e diviso io una scuola di arti e mestieri, in scuole serali di disegno e plastica, io una scuola di chimica, intitolata a Cavour. Quanto questo istituto corrispondesse ai bisogni tiella classe cui è destinato risulta dalla subita e grande e progressiva affluenza di alunni, dagli amplia– menti cbe necessitò e dall'esito favorevole dei corsi, che dànno un'alta percentuale di frequenze e di promozioni annuali. 11 Comune s11ende an– nualmente 115.000 lire per questo istituto) di cui non si può che approvare il vasto tentativo e l'in– dirizzo sanamente moderno ( 1 ). A tutti gli altri multiformi bisogni provvedono istituti di creazione privata, a cui il Comune non concede sovente che tenuissimi aiuti di locali o di concorsi pecuniari. Per offrire un'idea sintetica della situazione di Torino ho creduto di compilare questa tabella. molto eloquente: Scuolevopolari e 1n·o(essio11ali. sussidi Comune Scuola di tipografia e di arti nfftni 2000 Conceria-scuola . 3000 Scuola meccanici e chauffeurs . 1000 Scuola popolare di elettrotecnica 5000 Scuola per orefici . locali Scuola tappezzieri . locali Scuoio tecniche operaio (arto mu- rarla, meccanica, stipetterin 1 elettrotecnica) . 3200 Scuole-officine serali (prevale l'in- segnamento meccanico) 3000 Scuola serale Bersozio (di varia indole). 1000 Scuola popolare festiva Archimeclo (insegnamenti vari) . 1000 Scuole del Circolo torinese {lose- segoamenti nrt) . 1000 Scuola femminile Oribaudi . . locali 20.200 (2) Operai Atllcvl dell'arte 104 3037 100 2763 289 100 U20 581 ;j0 4j8 1400 6565 (111,ur. 316 I l.lG3 (i1J11t.u,, 575 2507 1681 250 7372 Dalle sommarie iudicA.zioui raccolte più sopra risulta che una larg-hissinrn. parte della popola– zione desidera aumentare il patrimonio intellet– tuale scan,issimo che ebbe nelle poche classi ele• mentari e accorre, nelle ore della sera, nel dopo• pranzo della domenica, a frotte, anche se l'insuffi– cienza dei locali, del macchinario, della snppellc– tile scolastica. rende l'insegnamento meno utile e più faticoso. }J1l il Comttne - così largo per le varie integrazioni degli iui;;egnameuti snperiol'i - interviene in mollo insufficiente e scarso, sn~si– <liantlo con poche lire per allie\·o i multiformi sforni dell'iniziu.tiva privata. Si pnò dire che - di fronte ai bisogni della cultura popolarn - il Co• (',. l'er p\Ù IRrgh(' 1101111c; lng. VE!lROTTI: L'lst1l11to Pl'OftUlollflle npt,·1,LO 11/1(1MoM1·(1 clt,/(1/llcn IHIZll)/1(1/t rltt 1!)()6 (I ,lH/111/0. (t) l dati (li ratte fu1·ono clcdottl 011.1111 l' ·i.m11i·ew::1011~pe.- lo st11dio detpi·obltma i11d11sfrjo/e di Tor,110 11),):) - C (l~ll'AIIUU(l/"j() (/ti CO• 1111mt IP06·19C?).

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