Critica Sociale - Anno XVIII - n.24 - 16 dicembre 1908
376 CRl'l'ICA SOCIALE serenitlL da giudicare non decorosa e non conve• niente la battaglia che la maggioranza dei profes– sori federati - e, fra questi, anche il Galletti! -– volle che fosse impegnata contro quel Regolamento infelicissimo. E, quanto al nuovo A.ssetto da darsi alla Facoltà letteraria e al primo bienuio di studi generali e di 11 orientamento,, che essi propongono, mi pare che A.bbiauo un valore inconfutabile le obbieiioni che a questa iriea, già. prima patrocinata dal Salv8miui 1 oppose il Gentile (1). Anche avrei da fermarmi a ragion!tre dei criteri espressi <lai due autori circa l'insegnamento di ta– lune discipline. Molte cose savie, per esempio, essi scrivono circa l'insegnamento dell'italiano; ma, in complesso, eziandio in tal questione, per riazione al l'uggiosa retorica che fi,bbiamo, pur troppo, un po 1 tutti nelle ossa e nel sangue, essi cascano nell'eccesso opposto. Scacciamo pure lnnge da noi J'arca<lia e l'accademia; purifichiamo l'aere delle nostre scuole da ogni resto <liformalismo verbale! Adempiremo, con ciò, nno dei nostri primi doveri. postelementari per lo scrupolo di non favorire le scelte determiuate esclusivamente o prevalente– mente dalla courlìzione sociale e finanziaria dei ragazzi, è facile dimos1rare che si tratta di un argomento e di uno scrupolo del tutto infonrlati. Infatti - comunque sieno cosl,rutte e divise le scuole - uno degli elementi principali, e anzi il principale, per !'opzione fra le scuole di corta e ùi media e lunga durata, è e sarà, fiuchè ... non ci riscaldi e illumini il sole dell'avvenire 1 l'elemento economico; e far che così non sia, con ispedienti sul genere di quello della" scuola unica "' non si può. Il rimedio, caso mai, ha da ve11ire da un'altra parte 1 cioP, d.a un diverso assetto rlella società 1 com'a dire dal socialismo. Ma hic cl nunc - che I io sappia - non ci siamo; e la più malaccorta. cosa, e la più Yeramente reaziouaria che si possa fare, si è quella di escogitare delle rironr.e bislac– che. iu luogo della buone che sono a portata <li mano, per dare a credere a noi stessi eri altrni che le faccende procedono gifl. sin d'ora .. come sfl ci si fosse già. Di un siffatto ordinamento non si accontentano 1 poi, il Sahémini e il Galletti di tracciar la descl'i• zione alla lesta; ma - eccetto che per l'ultimo biennio delle scuole professionali di media coltura [ - Jo disegnano e lo coloriscono in tutti i partico– lari, così da metterci sott'occhio icasticameute il bellissimo edificio della loro scuola iòeale e da j metterci in grado di esaminarlo e di discuterlo da tutti i punti di veòuta. E qui è che mi piacerebbe, se la via lunga, almeno per questo articolo, non mi suspingesse, di indugiarmi su quei padicola.ri che mi sembrano meno approvabili. Mi sto pago di noverar succintamente, senza fermarmici affatto, t Ma non per questo dobbiamo scompaginare questo iuseguameuto, e cousiderarP. lo sturlio della lingua come un ferravecchio, e sopprimere l'esercizio dello seri vere -- la com.posizione, sopprimiamola pure 1 i principali pu□ti in che mi pare di dover dissen– tire dai due autori. Innanzi tutto sono di parer contrario per ciò che riguarda la parificazione, per l'inscrizione in tutte quante le Facoltà Universitarie, della licenza della scuola classica e di q_uella. della scuola moderna. Mi pare che non si possa, senza gTave iattura, concedere l'accesso agli studi filologici e a quelli legali se nou ai licenziati della scuola classica. E così pensò anche la maggioranza dei professori che presero parte al recente e notevolissimo Con– vegno di Perugia. Anche, e più, sono <li parer contrario agli ibri<li gruppi di materie che, con riazione eccessiva al– l'esorbitante e ingombrante specialismo c,dieroo, i due autori vorrebbero affi<lati al medesimo inse– gnante, massime nei bienni inferiori. Un esempio: l'insegnante di materie letterarie dovrebbe impar• tire eziandio l'aritmetica pratica! Mi spaventa solo l'idea. Ci mancherebbe altro che un bel dì mi ca– pitasse anche questa! Dagli amici mi guardi i<ldio!.. A pàrte gil scherzi, è la più infelice pensata di que' due nobilissimi ingegni, e assai poco coeren– temente risponde alle proposte che essi fanno per la preparazione degli insegnanti e l'ordinamento della Facoltà. filologica. A proposito, poi, della preparazione degli inse– gnanti, non so capire come non vedano, i due scrittori, il danno e la vergogna di quel cinese regolamento per i concorsi, per virtù del quale .... Alfredo Galletti ha otteuuto la cattedra del Liceo fiorentino, ove ora insegna, passando sotto le forche caudine di un esame scritto e orale, regolato con la procedura più barocca e scolaresca, e Giovanni Bertacchi, per essergli compagno nella terna dei vincitori, dovette fare altrettanto, e quanti, più o men noti e provetti, apparteniamo alla famiglia dei maestri medì 1 siamo dannati a esser perpetua. mente nella condizione di esaminandi e di boc– cifl.ndi; e come smarriscano così la loro consueta - con l'affidarne la cura a tutti gli insegnanti della scuola. ·> • Molt'altre osservazioni ero venuto segnando tra i miei appunti. E avrei poi ancora da ren<lere conto degli ultimi capitoli del libro, e fra questi spe– c:almente di quello, pur discutibile, sugli esami e <li quello su "la riforma delFammin_istrazione , 1 • Ma, per esser compiuto, finirei, a ogni modo, col dir troppo poco; e preferisco di rimandare la trat– tazione di alruni particolari argomenti ari appositi articoli. Per oggi mi basta òi aver dato ai lettori della Critica un'ideA- <lei bellissimo volume che al nome del nostro Direttore ha chiesto gli auspici. Io spero e auguro che esso abbia, anche fuori della circo– scritta cerchia degli insegnanti, le accoglienze oneste e liete di che è deg□o, e che comunichi un po' del vivido fervore, che lo pervade e riscalda da cima a fondo, a quanti sin qui han considerato, e tuttora considerano 1 il gran<le problema della istruzione media come un problema uggiosamente pedantesco. E esso, per contro 1 uno dei più vasti e gravi problemi della presente ora della vita na– zionale, e sarebbero infiniti i danni di una solu– zione frettolosa e mal meditata: infiniti anche, e più, per le classi che con esso sembrano avere un men vicino e immediato interesse. VITTORIO ÙSIMO. (l) Op. ott., pp. 21ii e seguent.1. La legge francese contro il saturnismo e i tentnt-i·vi di sosflituzione (lellrt /Jiaccn Non è la prima volta che, sulla Critica, si fa cenno del movimento, iniziato, or sono sei anni, in Francia, contro gli avvelenamenti professionali da piombo. Il pericolo del saturnismo sta in prima fila tra i danni delle lavorazioni più pericolose) e non è facile trovare un altro prodotto la cui opera nefasta si renda mani– festa con altrettanto triste evidenza. Neppure le lavora– zioni del mercurio e dell'arsenico possono essere para– gonate per tossicità a quest&. del piombo: e, se si tien conto, oltrechè del pericolo inh·infieco,anche del numero effettivo rlei colp'ti 1 data la esten~iono della llvoraz!ono
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